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lunedì, febbraio 01, 2016

Esempi

Inserisco per l'amico che nel post "la gabbia glottica e l'acuto aperto" sta ponendo alcuni quesiti sulla copertura del suono, questo esempio di grande canto. De Luca, che considero tra i più grandi baritoni e cantanti della Storia, da quando esiste il disco, è qui al massimo delle sue manifestazioni. Un canto semplice ma sentito, senza effetti, senza "gonfiori" e artifici di alcun genere. Parla col cuore in mano; nell'ipocrisia di questo personaggio, egli è comunque sincero e accorato. Come si può esprimere meglio di così questa pagina verdiana?


3 commenti:

  1. eppure l'emissione di De Luca non la sento al 100% fuori e libera... percepisco un laccio che permane... di base gli trovo superiore Battistini, che pure aveva i suoi difetti.

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  2. Ho letto la bella discussione con l'utente anonimo nel post sulla gabbia glottica. Con sorpresa e piacere vedo che anche lui aveva nominato Battistini. Mi inserisco, scusatemi, perché sono appassionato di queste voci antiche, i baritoni in particolare spesso erano eccezionali, e poi ho studiato nel dettaglio parecchi di questi dischi antichi (di Battistini conosco tutto quanto egli abbia inciso inciso). Dunque Battistini io lo adoro, ma se c'è un difetto che non mi va giù è proprio la manovra evidente di oscuramento che effettua sempre esattamente sul mi bemolle, mantenendolo poi anche nei successivi acuti, che perdono di brillantezza, di smalto, si chiudono e si opacizzano, e tendono anche un po' al fisso. Lo giustifico perché quando incise i suoi dischi era già un cantante nella avanzata maturità, e comunque la zampata del grande artista rimane sempre. Mi permetto di suggerire un paio di esempi meno celebri, ma che dimostrano come un tempo ci fossero baritoni che non temevano di emettere acuti chiari e tenorili. Giovanni Albinolo nella Badiera di Rotoli: https://www.youtube.com/watch?v=THaVFqNLM2s
    verso la fine lancia un La bemolle chiaro e luminoso, si sente tantissimo che è falsetto, ha quasi del tenore.

    Questo invece è Giuseppe Pacini, era un forza della natura, leggenda dei loggioni di fine Ottocento per gli acuti tenuti a perdifiato. Verso la fine dell'aria canta completamente aperto su note come Mi e Fa acuti, delle A schiettissime! E termina con un La bemolle da paura! https://www.youtube.com/watch?v=QqzQ54VbqWQ

    Sentite anche il giovane Riccardo Stracciari in questa pagina del Rigoletto, io lo trovo impressionante. Ad un certo punto inserisce una variante acuta sul Sol, sulla vocale A, bella ampia e chiara, presa con una facilità, uno squillo ed una libertà a dir poco invidiabili https://www.youtube.com/watch?v=F9_IcL10vos

    Viceversa, i dischi del grande Mario Ancona presentano spesso un antipatico oscuramento esattamente sul passaggio (in particolare sulla vocale E che viene sostituita sempre dalla O), che rovina la linea di canto e la chiarezza di pronuncia.

    Spero di essere stato utile a fornire validi esempi di quanto sostiene Fabio sulla questione dell'acuto aperto.

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  3. Anonimo9:55 AM

    Il concetto è chiaro e devo dire che al giorno d'oggi pochissimi baritoni producono questi suoni "aperti", l'unico che al momento mi viene in mente è l'americano Thomas Hampson, che in "Di Provenza" non gira nello scuro i fa e i fa# , con un risultato secondo me apprezzabile. Saluti. Daniele

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