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sabato, febbraio 25, 2017

La lingua musicale

Fin da quando mi interesso di musica ricordo di aver sentito persone pontificare circa la musicalità di questa o quella lingua, individuando in questo la causa o il merito di avere una particolare Storia musicale. Qualcuno disse che siccome l'inglese non è molto musicale, ecco spiegato perché non c'è stata molta produzione operistica, però altri replicano dicendo: quanta musica leggera in inglese, grazie alla musicalità di questa lingua. Tutti sarebbero d'accordo sulla scarsa musicalità del tedesco, salvo che c'è stata una produzione solo seconda all'italiano in campo di musica vocale. Lo spagnolo dovrebbe essere musicale tanto quanto l'italiano, eppure non esiste quasi una Storia di opera lirica... Insomma, per dire che si disquisisce di tutto un po' a vanvera. Quello di cui volevo parlare, in realtà, riguarda la nostra musicalità, quella italiana dell'opera, dell'oratorio, delle romanze, ecc. Sono tutti pienamente concordi (credo) sulla musicalità dell'italiano, eppure nell'insegnamento del canto trovo una carenza disarmante proprio su questo aspetto. Si canta senza rendersi conto che il primo aspetto da curare dovrebbe essere la musicalità della lingua. Prima di cantare una qualunque aria, sarebbe fortemente consigliabile recitare il testo, ma qui forse nasce un problema più grande ancora del saper cantare. Conosciamo tante poesie, ma quanti sanno veramente recitarle? Spesso non si comprende nemmeno il fraseggio, ci si ferma a ogni "a capo", senza rendersi conto se il senso della frase prosegue o meno, e poi si fanno delle cantilene imbarazzanti, oltre al fatto di non sapere assolutamente tenere un tempo adeguato. Colpa, una volta ancora, della scuola, ma qui le responsabilità sono alte, perché i docenti che formazione possono aver avuto sulla recitazione? Si studiano, o meglio, si fanno studiare le poesie, magari a memoria, si fanno le versioni in prosa, si devono trovare tutti i significati, ma quando le si sentono leggere cadono le braccia. Da qui il passo ai brani da cantare, che sono poi sostanzialmente delle poesie. Chi canta raramente si interessa realmente al testo, sia nel suo significato complessivo e dettagliato, sia nel modo di recitarlo. Se lo si recitasse una frase alla volta prima di passare al canto, ci si renderebbe conto delle tantissime cose che si sbagliano. Il grande tenore Ferruccio Tagliavini, nell'86 consegnò un premio a Tiziana Fabbricini e al baritono Dino Patrussi; dopo i complimenti al soprano, si accostò a Dino dicendogli: "stasera mi hai fatto un grande regalo". Aveva cantato "non più andrai" dalle Nozze di Mozart e la scena della morte di Posa dal Don Carlo. Solo qualche tempo dopo seppi che quando qualche giovane andava da lui per avere consigli e pareri, prima di cantare un brano glielo faceva recitare. Naturalmente chi non sapeva di questa particolarità, si trovava in grave imbarazzo, con suo sommo rincrescimento. Patrussi cantava "come un libro stampato", ed ecco, presumibilmente, il perché del "regalo". Si cantano intere opere a memoria, ma se si dovesse recitare solo il testo, penso che un po' tutti i cantanti si troverebbero in difficoltà fin dalle prime battute. Ma questo non è poi così importante; il fatto invece è che, memoria o meno, sapendo o leggendo il testo, lo si sappia DIRE con tutte le caratteristiche di una buona lettura, trasponendo poi tutto ciò nel canto. Sono spesso costretto a riempire gli spartiti di chi canta di segni agogici e dinamici per ricordare che, ad es., non bisogna accentare le finali di frasi e parole (meno quelle che lo prevedono espressamente), ma sono anche testardamente a far notare come le parole molto spesso siano "astratte", cioè le si recitano come se si stesse cantando in una lingua sconosciuta, senza dare autenticità di significato a quanto si intona e si dovrebbe esprimere. Purtroppo nel canto lirico degli ultimi decenni si è data una tale importanza al suono (badate: suono, non voce) da passare come rulli compressori sul vero protagonista del canto, che è il testo, che ha ispirato i musicisti che ne hanno tratto stupende musiche. Il canto è decaduto, e la colpa, in gran parte, sta proprio in questo abbandono del recitar cantando, che dell'Opera sta all'origine. Se non si percorre tutto il tragitto che parte dal testo e passa attraverso il compositore (quindi con una analisi piuttosto attenta del materiale musicale), come si può arrivare a darne un'esecuzione degna di nota? Infine dirò che per il solo fatto di saper ben recitare il testo, si sarà già compiuto un enorme passo verso una vocalità corretta volendo rendere quel testo con la stessa autenticità.

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