Da sempre andare ad ascoltar l'opera significa più o meno indirettamente giudicare i cantanti. E fin qui ci può stare; in ogni attività di spettacolo chi è al centro dell'attenzione viene in qualche modo giudicato, o valutato. Da una cinquantina d'anni ormai, però, il giudizio non è più generico ma circostanziato sulla vocalità, al punto che gli aspetti che più dovrebbero emergere, cioè l'adesione musicale e teatrale ai personaggi, alle scene, al contesto drammaturgico, spesso sono totalmente ignorati. Giorni fa mi è stato mandato un filmato di un "sì vendetta" del Rigoletto per avere un parere sul soprano. A parte che era dal vivo in un teatro all'aperto, ripreso piuttosto da lontano, quindi l'audio non era buono, ciò che mi ha colpito di quel filmato è stata la prova censurabile del baritono (notissimo, ma non faccio nomi), non solo del tutto fuori rispetto a quanto scritto nello spartito, ma che non si potrebbe definire che caciarone e rozzo. Ebbene, sotto il filmato una sequela di commenti uno più esaltato dell'altro. Mi guardo bene dallo scrivere in quel luogo; darei solo adito a ulteriori e inutilissime polemiche. Ma ancora una volta devo constatare che il mondo dell'opera è ancora avvolto in un manto di profonda ignoranza e superficialità. O per meglio dire: rispetto a cinquant'anni fa il mondo operistico si è spaccato in più parti; un forte movimento di "renaissance" del teatro rossiniano, bellin-donizettiano ma anche più antico, ha influito indubbiamente sul gusto generale per cui anche l'esecuzione di opere di epoca successiva se n'è avvantaggiata, ma ho il fondato timore che sia solo apparenza, anche talvolta mal sopportata, da un lato, e intransigente bacchettonismo dall'altro. Cioè c'è un pubblico che ama lo sfrenato verismo; che il cantante urli, imprechi, ridacchi, faccia smorfie e inventi note va più che bene e non accetta di buon grado la critica che quel modo di cantare stia andando contro la musica e il buon gusto. Dall'altro ci sono quelli che cassano quasi ogni voce per tutta una serie di difetti che riscontrano... salvo il vero! Ormai non c'è più appassionato d'opera che non commenti un'esecuzione canora dicendo: "eh, ma il passaggio..." "eh, ma è indietro", "gutturale", "in maschera (o no)" e via dicendo. In buona sostanza manca, come accade spesso, equilibrio, buon senso. E sopra a tutto manca l'educazione uditiva. In questi giorni è stato scritto su un social che Pavarotti era ingolato. Su questo magari tornerò in un prossimo post, però siamo su quel punto, non si può "sparare" in questo modo senza un po' di cautela, perché se no Domingo cos'era? Kaufmann com'è? e tanti tanti altri. Secondo me non è buona comunicazione, non è buona informazione. Piuttosto si cerchi di mettere un freno a questa dilagante mania di voler dare giudizi tecnico vocali, e non solo dagli appassionati ma anche dagli "addetti ai lavori". Laddove si fa recensione, critica giornalistica, si usino gli argomenti e i linguaggi propri del giornalismo e dell'opinione pubblica, cioè dati che possono arrivare a tutti e si faccia informazione corretta, cioè si dica: "in quel punto il cantante ha omesso di seguire le indicazioni dell'autore e anzi le ha stravolte in nome di una "interpretazione" volta al facile applauso ma carente e molto discutibile sul piano musicale, del buon gusto e della verità teatrale". Se un determinato acuto è venuto bene, nel senso che era "bello", sonoro, piacevole e intonato, cosa interessa se secondo il critico era indietro o non ben "passato", non ben in maschera, e via dicendo? Questo, se è vero, sarà un problema del cantante che si troverà poi in difficoltà, ma non sono cose da scrivere su giornali, riviste o anche in articoli on line di natura generale; tutt'al più quegli approfondimenti potranno riguardare luoghi deputati alla comunicazione didattica sul canto (tipo i blog).
Un allievo che ascolta voci, volendo anche trarre partito dall'insegnamento che riceve, cosa fa e cosa dovrebbe fare? In genere "cerca", cioè ascolta voci cercando di sentire tutto ciò che non va. Direi che non è una buona prassi. Come dico insegnando, "non cercare", "chi cerca non trova". Intanto il modo migliore per occupare il tempo con gli ascolti dovrebbe consistere nel sentire GRANDI voci (cioè buone), quindi soprattutto quelle del passato, facendosi consigliare dal maestro (eventualmente facendo confronti con altre). L'orecchio si affina col tempo man mano che progredisce la propria vocalità, quindi non si abbia fretta di sentire tutto, come non si deve aver fretta di emettere correttamente.
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