Translate

lunedì, gennaio 01, 2018

Leggerezza o spoggio?

Problema insidioso è quello relativo all'alleggerimento dell'emissione che in alcuni casi è o può portare o può essere confuso con lo spoggio (qualche anno fa sentii tutta un'Italiana in Algeri con un tenore che per l'intera opera cantò spoggiato!). Partiamo dal presupposto che il fiato appoggia naturalmente. Quelli che pensano di cercare (e trovare) l'appoggio, o migliorarlo o aumentarlo, possono solo far danni. Peraltro l'appoggio lo si può perdere o diminuire quando si commettono errori. Intanto, per l'appunto, il primo e più grave errore, che può compromettere un buon appoggio, è proprio quello di "cercarlo", premendo, schiacciando, affondando, ecc. Un buon appoggio lo si mantiene con il rilassamento del volto, della mandibola, del collo (tutto). Questo non basta, ovviamente. Lo spoggio può essere causato da errori nel tipo di emissione e nella concezione del canto. Chi pensa al canto come al movimento di un "oggetto" solido, già si predispone allo spoggio. Chi vuole intensificare il suono, idem; chi affronta il settore acuto anzitempo, chi vuole indugiare sugli acuti per molto tempo... idem. Lo spoggio è principalmente dovuto a reazioni di difesa del corpo, quindi non sono facili da inibire, e non sarà la "guerra" fisica a poterla vincere, tutt'al più potrà guadagnare delle posizioni (come avviene nei cantanti dotati di robusta struttura fisica e potenza muscolare), ma non potrà giammai impossessarsi di un canto artistico degno di nota, e comunque prima o poi l'istinto reagirà nuovamente, e questa volta vincerà. Una credenza popolare è che l'appoggio lo si conquisti e lo si consolidi con il suono forte, mentre i piani siano "pericolosi" e portino allo spoggio. Disgraziatamente in molti casi questo può essere vero, in base alla suggestione psicologica che ci sta dietro. Se per smorzare un suono si pensa di "tirare indietro", questo è già un errore potenzialmente fatale. Se si pensa che il piano spoggi e quindi occorra mettere in atto una contromisura per evitarlo, tipo spingere verso il basso, ecco un altro modo buono per provocarlo. Il discorso è un po' sempre lo stesso che vediamo quando si affronta la vocali "I" o "é", cioè la paura del sollevamento, dell'innalzamento, che una o qualche generazione di insegnanti (?) di canto hanno instillato negli allievi: "la laringe non si deve mai alzare", "non fate le I chiare" - ovvero "scurite tutto, così prevenite il sollevamento del diaframma". Tutte storie e pure false. Certo, se si comincia a "tirar su", facendo quegli orribili "giri" in gola, è fatale che si aiuti lo spoggio e il sollevamento. La pronuncia, la vocalizzazione, deve avvenire oltre le labbra. In tale posizione tutto avrà luogo col giusto equilibrio e i corretti giochi muscolari e cartilaginei automatici. La laringe e la lingua è corretto che in determinati momenti si alzino, e la mandibola dovrà abbassarsi o alzarsi in base a diverse variabili (intensità, altezza, colore). Non bisogna mai ostacolare il flusso e l'armonia dettata dal testo e dalla musicalità. Dunque alleggerire vuol dire "lasciar andare" il flusso respiratorio sonoro, senza ostacolarlo, senza trattenere e consentendo l'ampiezza vocale. Ampiezza vocale vuol dire che man mano che si sale si deve avere la percezione che la vocale che si sta (DEVE) pronunciando diventi sempre più grande, più ampia davanti a noi, staccata dal nostro corpo, senza per questo che aumenti l'intensità, anzi anche diminuendo. E questa è relativa a noi solo ed esclusivamente in virtù del fiato che ci unisce, come un cordone ombelicale. Se questo, che è un canale vitale, resta davvero l'unico tramite, cioè abbiamo realmente la sensazione di ESPIRARE per tenere in vita la voce, e non una sensazione di pressione o forza fisica, noi potremo sul serio giocare con tutte le dinamiche dal pianissimo al fortissimo senza alcuna difficoltà o fatica. Si tratta di provare, di rendersi conto che siamo schiavi delle informazioni del nostro cervello istintivo, informazioni che vanno allontanate, trascurate, fidandoci di quelle che ci perverranno dalle conquiste artistiche che andremo a compiere fidandoci del nostro fiato e della possibilità di raggiungere la perfezione. Se non crediamo in questo, siamo già fregati in partenza.

3 commenti:

  1. Speriamo maestro! Ma è dura! Sembra facile

    RispondiElimina
  2. Ultimamente mi aiuta pensare sempre di cantare pianissimo, usare solo il fiato che ho già in bocca e non cedere mai alla tentazione di cercare timbro, ma anzi rimanere con una voce quasi infantile, innocente, concentrarmi sulle parole e cercare le vocali "vere" (un concetto che non ho ancora chiarissimo, ma le vocali pure hanno un suono più vero), trovo particolarmente difficili le o chiuse, specialmente nel registro grave

    RispondiElimina
  3. Anonimo5:36 PM

    Ciao. Se ho ben capito lo spoggio consiste in balzi diaframmatici ed avvengono, tra le altre cose, se la nostra muscolature e ovviamente la disposizione mentale che la governa, non è coordinata per adattarsi sinergicamente ai cambiamenti di pressione e di fabbisogno del fiato. Altresì se i nostri registri non sono equilibrati a livello laringeo, si possono avere sbalzi imprevisti.
    Comprende anche possibili atteggiamenti compensatori di gola, come le false corde che si adducono per tentare di supplire all'aria che sfugge?
    Penso dica bene per il piano, anche se c'è chi dice che i muscoli del "petto" vadano tenuti in allenamento altrimenti si "atrofizzano", mi sa però di fuffa anche se forse quello che vuole dire è che la richiesta di fiato aumenta verso l'acuto e ci si può trovare ad alleggerire troppo ed anticipatamente per mantenere l'impegno diaframmatico basso.
    Ricordiamo infatti che il diaframma è come una bilancia, da una parte c'è il fiato che scaturisce dai polmoni, dall'altro c'è l'appoggio del diaframma,che tramite la sensazione di inspirazione fa da contraltare all'espirazione, a questo si somma la resistenza delle corde vocali, possibilmente libera da costrizioni varie di gola. In certi casi come ulteriore elemento di coordinazione, correggimi se sbaglio, abbiamo anche il muscolo espiratore che spinge su il diaframma ed il diaframma che fa da antagonista tenendosi basso.
    Poi penso sia utile pensare il "Falsetto", (quello pieno, detto altrove voce di testa, misto etc, più realisticamente corda sottile) come un piano o pianissimo che acquisisce forza usato nella giusta zona tonale, ovvero dopo il passaggio, e che richiederà in quel punto, lo stesso appoggio del petto sulle note basse, anzi un po' di più, ma non troppo.
    Penso che il principiante, anche se pure l'esperto può ricaderci (è una ricerca continua) abbia difficoltà con le vocali aperte in acuto, poichè esse, per essere acusticamente efficienti, devono forse formarsi nel faringe.
    Anto

    RispondiElimina