La nostra mente, organo fondamentalmente fisico e teso a controllare e coordinare i movimenti del corpo, quando non parliamo normalmente ma intendiamo pronunciare qualche sillaba o vocale, ci guida a produrle mediante movimenti muscolari e quindi isolandole da quell'unità fiato-laringe-articolazione che si attiva durante il normale eloquio, che è SENSORIALE, cioè non dipende dalla mente volitiva, ma da quella istintiva. La mente razionale è in grado di farci parlare, ma non con la scorrevolezza e la facilità di quella istintiva, in quanto non riesce a mettere in sintonia i tre apparati. Ecco perché il compito di una grande scuola di canto artistico è quello di far diventare senso anche la produzione del parlato lontano dalla sua sede naturale (cioè dalla zona tonale in cui avviene normalmente) e nella produzione melodica o musicale del parlato, ovvero nel canto. Quando si cerca cantare emettendo vocali o sillabe o parole o frasi, subentra la mente a guidarci e quindi si spezza -o, per meglio dire, non si attiva per niente, l'unità degli apparati, per cui qualunque vocale o sillaba o parola noi cerchiamo di dire, lo facciamo meccanicamente, muscolarmente, separando l'articolazione dal suo "motore", il fiato, e dal suo organo produttore, la laringe. I tre apparati si muovono in modo scoordinato, non sapendo esattamente cosa stanno facendo, perché la "centralina" non è programmata per quel compito. Allora ci troviamo in una situazione di disorientamento, dove ogni consiglio può aiutare ma anche peggiorare la situazione. Se infatti io peroro la maggior cura della pronuncia, da un lato tendo al perfezionamento di quelle vocali o sillabe o parole, ma stimolo anche un maggior intervento muscolare, fisico. E infatti gli allievi esagerano con le "smorfie", e spingono e schiacciano facilmente ritenendo di migliorare, ma questo avviene solo in parte, e non necessariamente la parte migliore. Come ho già scritto diverse volte, la pronuncia è "immaginaria", cioè non la dobbiamo "fare", ma dobbiamo lasciare che si manifesti, noi la dobbiamo soltanto ascoltare. Quindi nessuna "boccaccia", nessun intervento interno agli spazi oro-faringei, ma solo rilassamento e ascolto, mettendosi in quella condizione passiva che ci fa credere che non riusciremo a fare niente. La nostra mente è incredula di fronte al fatto di non fare niente quando noi invece vogliamo fare, ma questo è proprio il compito dei sensi, che lavorano in assenza di una volontà attiva. Per l'appunto il parlato si comporta come il camminare, l'ascoltare, il fiutare, il degustare, cioè azioni passive, che svolgiamo continuamente senza il minimo impulso della volontà. Ho messo in elenco il camminare, in quanto si potrebbe pensare che gli organi di senso sono solo quelli inarticolati, come l'odorato o il tatto, ma in realtà già l'udito si basa su un'articolazione (martello-incudine-staffa) del tutto involontaria, come del resto avviene nella laringe. Oggi si studia l'apparato vocale nei minimi particolari come se questo avesse qualcosa a che fare con un qualsivoglia miglioramento nel canto stesso! Purtroppo il più delle volte quello porta a peggioramento, perché il pensare di agire sugli apparati toglie la fluidità e la spontaneità che consente l'unità. Quindi di fatto rompiamo l'unità. Solo quando avremo imparato ad ascoltare la nostra voce nello spazio esterno senza intervenire fisicamente, ma lasciando che ogni nostra emissione si produca liberamente, potremo raffinare e perfezionare definitivamente ogni vocale in modo da stimolare il fiato ad alimentarle perfettamente, cioè avremo creato l'esigenza respiratoria e di conseguenza avremo innescato quell'evoluzione che ci potrà portare alla completa artisticità, verità, del nostro gesto. Purtroppo mi rendo sempre più conto che questo stato di cose è davvero per pochi; non lo dico per snobismo, ci mancherebbe, io vorrei davvero che tutti ci arrivassero, ma da un lato c'è l'impazienza, da un lato il menefreghismo, più o meno volontario, di chi è più guidato dal proprio ego che dalla propria passione, ma dall'altro ancora ci sta il limite di chi non possiede l'umiltà e la vera capacità analitica e l'infinita pazienza di studiare con la finalità che ho poc'anzi esposto. E comprendo che chi vuole cantare, chi ha proprio il piacere e la voglia di cantare, non possa sopportare a lungo, se non lunghissimo, di continuare a sentirsi dire dei NO ogni volta che apre bocca. Allora si lascia fare, ci si accontenta. Chissà.
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