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martedì, novembre 25, 2025

Presentazione

 Sabato 29 novembre, alle ore 17 sarò a Cagliari, per il festival "note su carta" dell'Associazione "Ennio Porrino", presso il teatro della Scuola Media di via Stoccolma a presentare il libro "La voce svelata", Zecchini editore, facendo gli scongiuri per aggirare lo sciopero generale indetto per quel giorno. Mi (e ci) farà l'onore di presenziare all'evento il soprano Tiziana Fabbricini, che ha studiato alla mia stessa scuola e ha molto insistito affinché scrivessi questo libro. 


https://www.facebook.com/notesucartafestival

Per chi vuole vedere o rivedere la presentazione, il link è il seguente: 

https://www.youtube.com/watch?v=T7RFmwyjJvM

 Per chi vuole vedere integralmente l'evento (presentazione di tre libri), il link è:

https://www.youtube.com/watch?v=UZWnuQoUyA8




martedì, novembre 18, 2025

L'eco

 Dobbiamo riconoscere che il termine ECO e la sua realizzazione pratica sono concetti molto presenti in campo acustico-musicale. Secondo alcuni antropologi è stato grazie all'eco di una grotta che qualche uomo scoprì di avere una voce e quindi di poterla utilizzare. In tempi successivi, uomini ben più evoluti e colti, i greci, utilizzavano l'eco delle valli per educare le voci degli allievi che avrebbero potuto successivamente diventare oratori o predicatori o altra professione che avrebbe richiesto l'uso di una voce risonante.

Ma le questione dell'eco è anche presente a un livello più personale. La cavità oro-faringea altro non è che una "grotta" entro la quale la voce può risuonare, quindi provocare un'eco. Questo è un dato fondamentale, perché dobbiamo considerare che la voce su cui procede il parlato NON è il suono prodotto dalle corde vocali, ma la sua eco, quindi non ha una consistenza materiale, ma è solo risonanza. cioè il prodotto di molteplici riflessioni del suono nello spazio. Quindi è assurdo spingere e premere, perché manca l'elemento da spingere (ma qualcosa da spingere lo si trova sempre!). Occorre lasciare che questo elemento eterico, impalpabile, governato dalla mente e dallo spirito possa compiere liberamente il proprio ruolo, senza manipolazioni disturbanti.

C'è un livello ancora più avanzato dell'eco, che riguarda proprio la pronuncia. Nel libro parlo di una pronuncia "immaginaria", che va benissimo, ma possiamo parlarne anche come di un'eco della pronuncia. Purtroppo la nostra fisicità ci induce a creare internamente le vocali, che si "attaccano" alla muscolatura. Dunque abbiamo la necessità di togliere energia e lasciare quello scorrimento naturale del fiato sulla punta del quale si forma la vocale ma senza particolare sostanza, ma con assoluta precisione. 

domenica, novembre 16, 2025

L'airbag

 Le tipologie di esercizi per consentirci di migliorare progressivamente l'uso del fiato fino al suo massimo rendimento possono essere molteplici. Uno particolarmente efficace e divertente è quello che ci fa assomigliare a un ranocchio. Se lo facciamo fare a un bambino, lo farà perfettamente. Fatelo fare a un adulto e, nella maggior parte dei casi, fallirà! 

Si tratta di gonfiare le gote e poi emettere una vocale mediante il fiato accumulato, senza spinte e senza retrocedere aiutandosi con la gola. Solita storia: se lo fate da soli è probabile che sbagliate. In ogni caso dovete guardarvi nello specchio per cercare di farlo il meglio possibile. Se pensate di controllarvi mentalmente sappiate che sbaglierete al 90%!.

Tutto deve nascere fuori della bocca. L'interno non deve essere coinvolto per niente. Non si deve spingere, ma semmai è come se la vocale esternamente tirasse il fiato. Meglio se invece della vocale dite una sillaba con una consonante labiale: BA o PA o più composta: BRA, BRE, BRO... ecc. Vi farò un video esemplificativo. Conviene fare rapidamente, senza pensare, senza bloccarsi, senza rallentare, sempre LANCIANDO lontano. Se le guance non si gonfiano, smettete subito o fate esercizi solo per comprendere cosa state combinando di sbagliato e fate una sola sillaba alla volta, controllando di riuscire a gonfiare senza coinvolgere la gola. Il mio consiglio è di NON fare niente se non sotto osservazione di un maestro. Tenete presente che se fatto maldestramente, questo esercizio può anche avere qualche conseguenza.




mercoledì, novembre 12, 2025

... proseguendo

 Questa cosa della "fuga di gas" contiene aspetti che si stanno rilevando più importanti di quanto pensavo tempo fa. 

Da sempre induco gli allievi a consumare molto fiato, a sprecarlo, persino. Poi mi rendo conto che questo non succede quasi mai o con molta difficoltà. Non capiscono cosa significhi e in alcuni casi spngono, scambiando il consumo di fiato con lo spingere. Dunque, il problema è COME fare a consumare fiato evitando ogni coivolgimento muscolare. 

Cominciamo da un punto importante. Come, cosa produce la vocale? Qualcuno dirà: le corde vocali. Assolutamente no. Le c.v. producono un suono, anonimo, non qualificato, che poi dà origine a una risonanza. Successivamente avviene una modellazione della risonanza verso la vocale pensata. Ora bisogna considerare un fatto essenziale: la vocale NON viene generata da elementi fisici, materiali. E' il FIATO che genera la vocale, ovvero è il PENSIERO attraverso il fiato. Ecco il problema: la nostra volontà (riferimento al post precedente) cercando di formare la vocale muscolarmente, di fatto impedisce o inquina quella capacità, per cui la vocale non uscirà pulita, pura. Affinché questo avvenga, noi dobbiamo LASCIARE ANDARE il fiato. E siamo da capo.

No, non siamo da capo. La soluzione l'ho già data, ma devo cercare di spiegarla meglio. Noi inconsciamente cerchiamo il punto di produzione della vocale. Naturalmente cercheremo per ogni vocale un posto diverso. In realtà questa è una questione mentale. Abbiamo l'illusione che le vocali abbiano vari punti di nascita. Sentiamo le I davanti e in alto, la U in basso in gola, e così via. Ovviamente queste sono illusioni che dobbiamo scacciare. Tutte le vocali, e pure le consonanti, si formano esternamente. 

Facciamo un esempio: la I. Siccome questa vocale provoca un sensibile innalzamento della lingua, ecco che il punto di congiunzione tra lingua e palato può diventare il punto d'innesco, cioè d'attacco, della vocale. E questo genera una netta difficoltà a pronunciarla, perlomeno correttamente. Dunque, come risolvere? E rivelo subito che la soluzione sarà utile per tutte le vocali.

Primo avvertimento: è capitale NON PREMERE o schiacciare, sulla lingua. Dopodiché occorre LIBERARE il FIATO. 

In pratica, la muscolatura (in questo preciso caso la lingua) fa sì che si accumuli del fiato nella zona posteriore dell'oro-faringe. Il cantante, inconciamente, avverte questa "ostruzione" e conseguente accumulo d'aria, e per liberarsene fa la cosa più ovvia, dal punto di vista della mente: SPINGE!

Questa è ovviamente la cosa più erronea che si possa fare. Dunque qual è la corretta alternativa. E' liberare quel fiato, far sì che scivoli via, che sblocchi l'ostruzione ("bucare il pallone o generare una fuga di gas"). Il suggerimento più semplice è: SOSPIRARE. Ma molti non capiscono o non riescono a seguire questo consiglio, un po' confondendolo con l'H, un po' buttando fiato a caso, un po' non rtiuscendo a separare il fiato dalla voce, e quindi continuando a spingere il fiato-voce, specie cercando di pronunciare. Invece non dobbiamo pensare alla pronuncia, ma dobbiamo verificare con l'udito che si crei esternamente. Dunque, l'elemento fondamentale di questo processo è L'ALLEGGERIMENTO: 

E' FONDAMENTALE che l'aria galleggi SOPRA LA LINGUA e scorra in avanti, sempre più avanti davanti alla bocca. ma GALLEGGIANTE, quindi SENZA PESO. Per far questo bisogna anche accontentarsi di una voce molto poco intensa, perlomeno per qualche tempo, perché si è sempre provocati dall'istinto che ci spingerà a premere sulla lingua. E facendo una scaletta di note, ogni nota dovrà essere più leggera della precedente. 

Piano piano si prenderà coscienza che le vocali si formano da sole senza la nostra volontà, e noi dobbiamo LASCIARE ANDARE, permettere che questo avvenga. Sganciare la mandibola. Se stiamo alleggerendo e lasciando fluire il fiato (sospiro), leggerissimo, la mandibola sarà anch'essa LIBERATA, e noi non saremo costretti ad aprire la bocca, ma avvertiremo che essa è sganciata da qualunque obbligo muscolare. 

Ho scritto tutte queste cose, e me ne sto un po' pentendo, perché sono tutti suggerimenti importanti, ma che se fatti senza un ottimo controllo, risultano molto difficili da eseguire, quindi provateli in una zona centrale, non salite sugli acuti, perché vi garantisco che non ci riuscirete. Però cominciate a vivere questa autentica libertà, la vera scuola del canto SUL FIATO, che tutti proclamano, ma nessuno, o quasi, sa cosa sia. 

martedì, novembre 11, 2025

Liberarsi della volontà

 Potrà sembrare un paradosso, ma è fondamentale, a un certo momento del processo di formazione, liberarsi anche della volontà, che di certo ha un ruolo nelle fasi iniziali. Sappiamo bene, infatti, che non è con la volontà che si decide dove va messa la voce, quando attaccare, quando muovere gli intervalli, ecc. Raccomando sempre di leggere il libro "Lo Zen e il tiro con l'arco", e mi colpisce molto quell'esempio fatto dal maestro: pensa a un neonato che ti prende il dito e lo rilascia non quando la volontà lo impone, ma quando egli è attratto da qualcos'altro. Così non è la volontà che ti guida a rilasciare la corda dell'arco. Anche nel canto noi... lo sappiamo quando e come rilasciare la voce, ma abbiamo paura che non sia il momento giusto, che il maestro ci rimproveri, ecc. Noi lo sappiamo e in linea di massima sappiamo di saperlo, ma preferiamo seguire indicazioni esterne o interne ma in quest'ultimo caso non spontanee ma dettate da regole e, per l'appunto, volontà. Se è la nostra coscienza, la Conoscenza, che ci hanno spinto a seguire la musica e il canto, dobbiamo lasciare che possano agire guidando la nostra fisicità, come la nostra mente razionale non saprebbe assolutamente, essendo l'arte qualcosa di totalmente estranea alla nostra vita materiale. Però apprende! Se ci lasciamo andare e permettiamo alla Conoscenza di agire per noi, la mente imparerà che è possibile fare qualcosa che le era oscuro, o è possibile modificare dei comportamenti. Noi sappiamo che il settore acuto della voce è un residuo della "voce animale", cioè la voce primitiva che agisce per necessità (dolore, allarme, lotta, ecc.) e che è rimasta priva della capacità di articolare parole con la semplicità e facilità del centro. Questa è l'unica spiegazione per cui quando si accede al settore più acuto, per la mente si sta compiendo uno sforzo, come quando solleviamo un peso. Questo impedisce quella facilità che denota invece il settore centrale, dovuta all'unificazione dei tre apparati (respiratorio, produttivo e amplificante-articolatorio). Il diaframma tende a sollevarsi e la glottide a chiudersi per generare quella pressione che aiuta la muscolatura del busto a ritrovare la posizione eretta o collaborare nello sforzo. Ecco perché è fondamentale articolare il meglio possibile le parole man mano che si sale (come diceva e faceva Tito Schipa). La mente deve imparare che è possibile, che il settore acuto può essere "civilizzato" e dunque, a seconda dei casi, può essere utilizzato per vincere gli sforzi, ma anche per cantare senza che entrino in azione quelle forze endogene per cui diventa tutto molto, troppo impegnativo e di cattiva qualità, o ancora che necessitino di un continuo allenamento, per forzare la tolleranza dell'istinto, che però ben presto si riprende ciò che abbiamo estorto, se non c'è la coscienza di ciò che stiamo facendo. Lasciare andare e lasciarsi andare sono atteggiamenti essenziali. Voler padroneggiare, guidare, controllare, sono tutti comportamenti fondamentalmente errati. Meglio sbagliare e capire, che voler fare senza sapere cosa e come. Imparare da ciò che sentiamo e vediamo anche da noi stessi, oltre che dagli altri. Capire cosa stiamo facendo e imparare a valutare.

domenica, novembre 02, 2025

La fuga di gas

Le motivazioni per cui si spinge possono essere parecchie, ma ce n'è una che va attentamente considerata perché va oltre la volontà, cioè si finisce per premere anche se non lo si vorrebbe fare.

Il problema è che, per cause perlopiù anatomiche, si crea un accumulo di aria nella zona faringea. Questo accumulo può essere molto variabile, quindi può essere variamente percepito sia da chi canta che da chi ascolta. Naturalmente è fondamentale che l'insegnante sia dotato di un ascolto molto sensibile in modo di percepire anche un minimo accumulo.

Questo avviene pressoché sempre e in tutti, specie quando si sale, anche per ragioni psicologiche. Più la persona è rilassata di natura, meno si creerà il problema. Per questo l'invito a rilassare è sempre necessario. Peraltro non è che basta dirlo! Ci sono molte persone che non riescono e bisogna anche stare attenti perché nel cercare di rilassare fanno altre azioni controproducenti. 

Qual è la possibile soluzione del problema? L'ho definita "la fuga di gas" per dire che ci deve essere una liberazione da una pressione inopportuna. Può anche essere un "troppo pieno", cioè c'è una quantità di aria non utile e anzi dannosa, per cui si è portati a SPINGERE per liberarsene. Naturalmente è un'azione negativa che va evitata, ma anch'essa non è per niente facile da controllare.

Cos'è, in concreto, che fa generare l'accumulo? è la lingua, soprattutto la sua parte posteriore (gobba), a volte di concerto con il faringe. Quindi è una vera e propria ostruzione che, a seconda del grado, fa uscire comunque una certa quantità d'aria, ma insufficiente a mantenere la giusta fluidità. 

La libertà che noi vorremmo, può essere percepita come un "vuoto" che ci spaventa, una "emorragia" di aria che temiamo sia eccessiva, quindi un certo "freno" tutto sommato ci tranquillizza. Sbagliato! Noi dobbiamo davvero sentire che il flusso aereo non incontra il minimo ostacolo. Quell'eccesso di flusso d'aria che potremmo sentire nei primi tempi, si regolarizzerà ben presto e tutto ci apparirà "beante", piacevole e vero. Ma come facciamo ad arrivare a quella situazione?

E' fondamentale il ruolo della lingua, attivamente o passivamente. E' anche la strada del galleggiamento.

Se noi alleggeriamo molto la voce (anche falsettino), notreremo un assottigliamento del flusso aereo che ci "accarezzerà" la lingua, e scorrerà pacificamente tra essa e il palato, senza pressione, senza colpi. Dobbiamo percepire, per l'appunto, come una fuga di gas, cioè una liberazione da una pressione accumulata in zona faringea che trova una via di fuga sopra la lingua, ma senza la minima pressione. Potremo definirlo uno "sblocco". E questo è ancor più vero quando sentiremo che l'ntero torace si è sbloccato da una forza che lo teneva irrigidito, e ci causava, tra l'altro, una più o meno forte apnea. L'apnea nel canto non deve esistere, così come la pressione sottoglottica. La "valvola" deve sempre restare aperta. 

Quando questa soluzione non sembra produrre effetti di rilievo, si può passare a un metodo un po' più radicale. Tirare fuori la lingua, un bel po', senza avvertire dolore, naturalmente. Con la lingua fuori si possono fare brevi vocalizzi sulla A e sulla è, leggeri e ampi. In questo modo si avrà modo di vivere l'ampiezza e il "vuoto" interno. Il passaggio alla I sarà il più difficile, ma può essere superato immaginando che il sollevamento della lingua dalla A o dalla è comporti anche l'alleggerimento senza freno della voce verso il palato.

Come ribadiscoe che insegnare canto per iscritto è sbagliato, quindi anche ciò che ho scritto va preso molto con le pinze, e sarebbe sempre meglio essere seguito da un insegnante che sappia di ciò di cui si sta parlando. Il punto chiave è lo SBLOCCO del fiato, che deve sempre scorrere come un torrentello quieto.