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martedì, novembre 18, 2025

L'eco

 Dobbiamo riconoscere che il termine ECO e la sua realizzazione pratica sono concetti molto presenti in campo acustico-musicale. Secondo alcuni antropologi è stato grazie all'eco di una grotta che qualche uomo scoprì di avere una voce e quindi di poterla utilizzare. In tempi successivi, uomini ben più evoluti e colti, i greci, utilizzavano l'eco delle valli per educare le voci degli allievi che avrebbero potuto successivamente diventare oratori o predicatori o altra professione che avrebbe richiesto l'uso di una voce risonante.

Ma le questione dell'eco è anche presente a un livello più personale. La cavità oro-faringea altro non è che una "grotta" entro la quale la voce può risuonare, quindi provocare un'eco. Questo è un dato fondamentale, perché dobbiamo considerare che la voce su cui procede il parlato NON è il suono prodotto dalle corde vocali, ma la sua eco, quindi non ha una consistenza materiale, ma è solo risonanza. cioè il prodotto di molteplici riflessioni del suono nello spazio. Quindi è assurdo spingere e premere, perché manca l'elemento da spingere (ma qualcosa da spingere lo si trova sempre!). Occorre lasciare che questo elemento eterico, impalpabile, governato dalla mente e dallo spirito possa compiere liberamente il proprio ruolo, senza manipolazioni disturbanti.

C'è un livello ancora più avanzato dell'eco, che riguarda proprio la pronuncia. Nel libro parlo di una pronuncia "immaginaria", che va benissimo, ma possiamo parlarne anche come di un'eco della pronuncia. Purtroppo la nostra fisicità ci induce a creare internamente le vocali, che si "attaccano" alla muscolatura. Dunque abbiamo la necessità di togliere energia e lasciare quello scorrimento naturale del fiato sulla punta del quale si forma la vocale ma senza particolare sostanza, ma con assoluta precisione. 

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