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giovedì, agosto 06, 2015

L'opera o l'autore?

Da ormai diversi decenni in tutti i campi dell'arte si è radicata una intensa attività: l'attribuzione o meno di opere d'arte a questo o quell'autore. Non passa mese che non legga che "la tal opera, creduta di tizio, sia stata, "finalmente" riconosciuta invece come di Caio, ..." e a seguire cori entusiastici e increduli; "io l'avevo detto", "io l'ho sempre pensato", e via dicendo. Poi, invece, ci sono situazioni che restano sostanzialmente nel limbo, tipo il celebre Adagio di Albinoni, attribuito, tanto per cambiare, a Remo Giazotto, che precedentemente era solo nominato come colui che aveva decifrato il manoscritto incompleto di Albinoni (che chissà dov'è...). Qualcuno commenta: se si fosse saputo fin da subito che era di Giazotto, probabilmente non sarebbe mai venuto fuori. Il fatto è che continua a circolare come di Albinoni. Altro brano salito alle cronache è l'Ave Maria di Caccini. Fin da quando lo sentii la prima volta rimasi del tutto incredulo potesse aver qualcosa a che fare con Caccini, e infatti ho letto da più parti che l'autore è recente, se ne conosce anche il nome. Allora chiediamoci, tanto per passare il tempo, cosa c'è dietro tutto questo? Due cose non nuove ai lettori di questo blog: l'ignoranza e il profitto. Innzanzi tutto l'ìgnoranza all'arte. Un brano è o non è un capolavoro, un grande e importante frutto di ingegno artistico? Se lo è la questione potrebbe concludersi, noi dobbiamo solo poterne godere nel vederla o nell'ascoltarla. Se poi se ne conosce l'autore tanto meglio, ma senza tante "battaglie". La maggior parte delle opere dell'antichità sono totalmente senza autore; tutt'al più i critici d'arte, sempre al lavoro, hanno riconosciuto similitudini in alcune opere e quindi hanno battezzato l'autore "il maestro di/della...". Poi c'è il secondo punto, il profitto! Questa caccia al nome, ha generato, grazie al primo punto, cioè l'ignoranza, il mercato del collezionismo d'arte (e non solo), dove un ritrovamento o un'attribuzione può generare follie alle aste che si tengono periodicamente e dove si spuntano prezzi veramente da capogiro. Molti famosi capi di Stato hanno approfittato di guerre e invasioni per portarsi a casa diverse opere d'arte, e questo perché? Per goderne? macché, è un valore nominale, magari non capiscono un'acca di arte. Anche in campo musicale ritrovare un manoscritto o attribuire un certo lavoro a un certo compositore può comportare modifiche non da poco. Qualche anno fa ci fu un forte movimento in campo musicale perché numerosi studiosi avevano messo in dubbio la paternità di molti lavori di W.A. Mozart, destinandoli al Carneade Andrea Luchesi, il quale operò per molti anni in Austria e Germania. Su questo argomento si scatenò una battaglia senza precedenti tra coloro che volevano vedere un gigantesco complotto ordito ai danni degli italiani da parte di autorità centroeuropee e quindi formulavano liste interminabili di lavori di molti compositori, tra i quali nientemeno che Beethoven e Haydn, oltre a Mozart che veniva dipinto come un insulso scribacchino, da ri-attribuire a Luchesi, e i sostenitori indefessi dell'autenticità originaria. Due teorie probabilmente entrambe errate ma difficili da dimostrare e alla fin fine inutili. I lavori originali di Luchesi non sono paragonabili a nessuna opera degli autori citati, quindi sarà impossibile resuscitare a nuova gloria questo maestro di cappella, che avrà anche avuto grandi meriti, ma è un po' difficile poterlo paragonare ai presunti allievi (ecco dove si può dire che l'allievo supera il maestro), ma alla fin fine: chi se ne importa? La questione che ho già affrontato in precedenza è: siamo in grado di cogliere la grandezza e siamo in grado di ascoltare (o vedere) un'opera d'arte con lo stupore, la freschezza, il "vuoto" mentale ma la partecipazione affettiva necessari per viverne la bellezza e la verità che essi contengono? Lodi a tutti coloro che si sono cimentati in questa attività, e hanno saputo elevare ed evolvere l'umanità, ma non c'è MERITO (come ripeteva il mio m°), per cui queste opere non hanno un vero valore commerciale; spesso di tante opere non abbiamo neanche più gli autografi originali, quindi il valore economico è astratto e non ha niente a che vedere con l'arte. Impariamo a cogliere la cultura nel suo vero valore, che non è quello di sapere tante nozioni o peggio ancora di GIUDICARE, ma di saper condividere la gioia di un vissuto reale e profondo nel fruire di un'opera d'arte, sia essa letteraria, musicale, architettonica, visuale o anche di altro tipo meno celebrata. Naturalmente in campo musicale c'è un ostacolo in più, e cioè che l'opera va anche rifatta di continuo, e quindi non è detto che il valore ci pervenga puro ogni volta, perché l'esecutore può non averci capito niente o, peggio e più diffusamente, può interferire e frapporsi tra l'ascoltatore e il compositore, o meglio tra le loro coscienze, e qui si inserisce il nostro scopo, che non è solo quello di insegnare "come si fa", ma cosa "NON si deve fare", o meglio ancora, come elevare la propria coscienza e togliere di mezzo ego, narcisismo e ogni ostacolo. E a questo punto si chiudono un mucchio di porte! Pazienza.

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