Translate

martedì, agosto 04, 2015

Il trattato - 18

I paragrafi che riporto oggi dal trattato ritengo siano particolarmente ostici, ma anche fondamentali; il m° qui ha concentrato molti pensieri in poche righe, direi persino in una sorta di "ermetismo", che cercherò di dipanare con i commenti; sarò costretto anche a spezzare le proposizioni.
La forma del diaframma, convesso, è già una buona indicazione per non alimentarla e favorirla in questo senso, perché l'intento del dominio del diaframma è proprio quello di mantenerlo coscientemente controllato, affinché la colonna aerea possa appoggiarvisi ed evitare la compressione sottoglottica,
Dunque, come forse tutti sapranno, ma è bene ripeterlo, il diaframma, in condizioni di riposo, presenta la "cupola" arcuata verso l'alto. Questo dato induce quindi la maggior parte degli insegnanti a utilizzare tecniche, manovre, per mantenerlo basso, cioè "premerlo"; la finalità di quest'azione è "controllare" il diaframma, perché è noto, o comunque evidente, che quando esso si alza provoca difetti vocali rilevanti. Il m° qui va già oltre, perché introduce la questione della compressione sottoglottica, che è un tema piuttosto delicato, perché non son pochi coloro che vorrebbero aumentarla, mentre questa è una decisa contraddizione; la compressione sottoglottica va diminuita sensibilmente fin quasi giungere a un suo annullamento. Viene spiegato poco sotto. Proseguiamo:
cioè diventare alimentazione perfetta delle labbra della glottide, o corde vocali, e produrre un suono perfetto come un'ancia sonora; la quale se non ha una buona alimentazione, produce un suono impuro.
Quindi raggiungere quell'ideale equilibrio tra l'aria produttrice del suono laringeo e la tensione e la massa cordale, proporzionate al tipo di suono da produrre
Inoltre la compressione sottoglottica provoca impedimento motorio ed elastico, contrazione organica, deformazione più o meno sensibile dell'apparato vocale, con la conseguente difettosa espansione dei suoni, cioè difettosa emissione.
La pressione aerea impedisce di fatto alle c.v. di vibrare in piena libertà e di atteggiarsi rispondendo pienamente alle richieste della mente. Questo è uno dei punti qualificanti una piena coscienza vocale.
L'allievo, quindi, o l'iniziato, deve essere guidato prudentemente a usare la respirazione "diaframmatica" (con la parete addominale anteriore leggermente avanzata) appropriata al bisogno (bisogno che è diverso per semitono e diverso per registro, impegno e articolazione), fino a quando non se ne è definitivamente appropriato. Poi può anche cantare con questo atteggiamento respiratorio, anche se abbiamo osservato che è più dispendioso e meno efficace di quello della Antica Scuola Italiana che ottiene, veramente, un maggiore risultato con un minore dispendio di forze, sempreché, come già accennato, l'atto respiratorio sia pienamente acquisito e cioè diventato nuova conquista sensoria.
Altro punto molto delicato. Il m° suggerisce di iniziare con la respirazione diaframmatica, eventualmente anche mantendendola in seguito. In realtà la diaframmatica dopo un certo tempo, quando lo studio è corretto, si trasforma pressoché automaticamente in costale; il suggerimento è più che altro teso a evitare che una pressione addominale possa provocare un conseguente innalzamento del diaframma, che viene spinto da sotto. E' un tema non facile da trattare per iscritto.
Quindi la respirazione costale o artistica costale altro non è se non l'integrazione della respirazione "diaframmatica" o atteggiamento respiratorio diaframmatico, erroneamente creduto o ritenuto una conseguenza della avanzata età. Essa, infatti, la applica inconsciamente l'esecutore che si proietta verso la "mezza età" dopo una lunga applicazione della respirazione intesa come diaframmatica, senza che si renda conto dell'avvenente o avvenuta integrazione "costale" che, praticamente e teoricamente rifiuta per certe convinzioni di imposto che si riallacciano ad una educazione o didattica empirica o semiempirica e scarsamente integrata da una ricerca più o meno scientifica e, particolarmente, FILOSOFICA.
ancora una volta la frase è densissima e rischia di non essere pienamente compresa. Proprio il mio primo insegnante, dopo che lo ebbi cambiato, e che mi faceva fare una respirazione diaframmatica quasi ventrale, mi rivelò che anche lui non respirava più in quel modo ma "alzava" il petto. Cioè col tempo ci si rende conto che la pura diaframmatica è poco efficace e quindi si va lentamente verso una respirazione più toracica; però alcuni la rifiutano per "impostazione" mentale, per il loro "credo", e non provano a soffermarsi sulle implicazioni, sui perché. Purtroppo, come rivela alla fine, i perché non sono semplicemente anatomici o fisiologici, ma attengono a questioni più profonde, che si possono definire, impropriamente, filosofiche.
Tutto ciò che abbiamo osservato ci dimostra che la fisiologia esistenziale di relazione, se non è sottoposta alla logica e durissima disciplina indispensabile per il superamento dell'esigenza istintiva della specie per vivere e sopravvivere, inteso come comune, non può che limitare il proprio sviluppo alla condizione di sufficienza dell'istinto stesso,
qui siamo proprio nel difficile: c'è un istinto comune per la conservazione e la difesa della specie o (o istinto di sopravvivenza umana) che governa la nostra fisiologia, in particolare legata ad alcuni aspetti vitali come la respirazione e gli apparati respiratori; questo istinto non può essere facilmente superato, occorre una disciplina, in quanto esso si considera sufficiente e quindi limita ogni possibilità di sviluppo, se non per uno spazio di tolleranza come dice appresso:
ovvero quell'istinto che è sempre sviluppabile e quindi perfezionabile al fine di seguire quella logica esistenziale che vuole l'esistere come condizione giostrante entro certe tolleranze che sono indispensabili per consentire l'azione o l'atto dello stesso esistere non solo della specie o delle specie, ma di tutto lo scibile universale.
spero sia chiaro: la tolleranza è necessaria per tutte le differenze che l'uomo si trova ad affrontare nei diversi ambienti in cui vive o può vivere.
Ne consegue che il puro insegnante, per essere tale, deve seguire, anche se nei primordi è inconscia, la strada parallela dell'Arte che è la filosofia e che deve, per considerarsi "infattibile" risolvere il problema GNOSEOLOGICO, perché dove esistono incertezze, là non esiste e non può esistere né ARTE né VERITA'. Sappiamo che questo concetto non verrà accettato da moltissimi, perché il rifiuto è nella LOGICA, ma sappiamo purè che l'Arte e la CONOSCENZA piena, non hanno ALTERNATIVE e che dove vi sono alternative là non vi né ARTE né VERITA' intese come OGGETTIVE.
Questo passo non lo commento, ognuno ne tragga le conseguenze che ritiene opportune. Con questo si conclude il capitolo sulla respirazione.

Nessun commento:

Posta un commento