Alcune recenti discussioni mi inducono a fare un intervento chiarificatore sulla nomenclatura dei registri della voce. Inserirò in calce anche un piccolo grafico che possa ulteriormente illustrare la questione. I nomi dei registri risalgono ad un passato remoto, quando l'anatomia e la fisiologia dell'apparato fonatorio erano pressoché sconosciute, e quindi basandosi semplicemente su percezioni fisiche si arrivò a constatare l'esistenza di due fondamentali registri, il petto e il falsetto e di una prosecuzione di questo, soprattutto nelle donne, il registro di testa. Col tempo si è capito che queste sensazioni di vibrazione, nello sterno per il petto, e in zone varie del cranio per il falsetto-testa, sono dovute a una meccanica laringea ben precisa, che è il vero motivo di interesse nello studio del canto essendo quelle sensazioni solo il portato delle vibrazioni dei muscoli che collegano la laringe alle ossa più vicine. Fu il Garcia (figlio), nel suo trattato, a mettere un po' d'ordine nella materia (se così vogliamo dire), definendo con precisione i registri e suoi confini in ogni classe vocale. Per vari motivi in epoca più recente si sono fatte mescolanze nell'ordine dei registri creando una confusione spaventosa. In un certo senso sarebbe stato meglio rinominare del tutto i registri secondo una nomenclatura più scientifica, e invece si insiste con quella antica, senza peraltro capirne i fondamenti. Ordunque: credo che nessuno contesti l'esistenza di un registro centrale e grave, che in tutte le voci si definisce registro di petto. Nella mia scuola si definisce anche: registro di voce parlata (il celebre mezzosoprano Fedora Barbieri in diverse occasioni negò l'esistenza del registro di petto, ma non so cosa proponesse in alternativa...!). A questo punto, per motivi oscuri e che dimostrano come la materia, persino negli addetti ai lavori - mi riferisco ai foniatri - risulti ancora non del tutto assimilata, fanno una distinzione tra maschi e femmine, definendo quello successivo registro di testa negli uomini, e registro misto nelle donne, e chiamando registro di testa quello più acuto (dopo il re4). Si chiamò anticamente falsetto quello successivo al fa3 perché nelle donne suona molto leggero, con poco corpo vocale, e quindi un po' "falso". Ciò non toglie che sia errore grave non aver chiaro che il registro successivo a quello di petto è esattamente lo stesso negli uomini e nelle donne (anche se negli uomini suona più timbrato e intenso), quindi deve per forza chiamarsi nello stesso modo; Garcia lo chiamò falsetto, (nella mia scuola si chiama anche registro di voce gridata) se vogliamo chiamarlo testa chiamiamolo testa, ma che sia lo stesso per uomini e donne, però poi come si chiamerà quello più acuto, e che è anche quello che gli uomini adottano quando cantano come le donne? (e che per l'appunto si chiama registro di testa, e non falsetto). Ecco, dunque, con semplicità il motivo del contendere.
Commento all'immagine: ho inserito una sola riga per le donne, pur essendoci ovviamente delle differenze, per non complicare troppo lo schema, e considerando che il passaggio canonico è lo stesso per tutti i registri femminili, mentre nell'uomo ci sono differenze più sensibili. Ovviamente qui non si tiene conto della sovrapposizione dei registri, che è argomento a parte. Ho tratteggiato diversamente i registri di testa nelle varie classi maschili in quanto non tutti hanno facilità ad attaccarlo, e sempre meno man mano che il registro è più grave. Si ricordi inoltre che il vero contralto donna è simile al contraltino maschio, ma con assai maggiore difficoltà ad attaccare il registro di testa.
Maestro ma allora da dove nasce la denominazione del "Do di petto"??
RispondiEliminaIl do di petto è una nota esistente e fattibile, sia negli uomini che nelle donne. In genere si usa nella musica leggera, ma è possibile anche nella lirica, per quanto difficile, pericoloso e sguaiato. Non escludo affatto che nel primo Ottocento qualche contraltino abbia emesso veramente il do di petto, da cui l'affermazione di Rossini: urlo di cappone sgozzato. Il termine do di petto è rimasto in uso anche se non lo fa più quasi nessuno. Di Stefano però, non sapendo passare di registro, lo emise al Metropolitan nel Faust, e lo filò pure! Ovviamente è una brutta nota.
RispondiEliminaForse sono io che sono confuso ma noto un po' di confusione e lo schemino da il colpo di grazia. Allora negli uomini e nelle donne c'è una zona in cui senti che puoi andare oltre ma devi spingere, detta la nota di passaggio. Invece di spingere si affronta questa nota con una configurazione estratta dall'atteggiamento di pianto, ovvero la tiroide inclinata in avanti. Questo assottiglia le corde vocali e le allunga ottenendo suoni più acuti gestibili senza spingere, e si miscela con il meccanismo di petto motivo per cui è corretto chiamarlo anche misto. Questo passaggio deve avvenire almeno dal Fa3 in su per i tenori (ma ovviamente è consigliabile prepararlo da prima) dal Re3 per i baritoni, Do3 i bassi, circa Sol#-La3 per i contralti, Si3 per i mezzosoprani e Do#4 per i soprani. Questo grosso modo, ma giusto per illustrare il concetto. Il Do di petto non esiste, è fatto in misto-testa, si chiama così, perchè grazie ad un sapiente uso dei risuonatori e ad un ottima fusione dei registri, i tenori lo fanno suonare come fosse di petto. Ricordate che le note di testa non sono in falsetto, nel falsetto vibra solo il bordo delle corde vocali, nel registro di testa vibrano del tutto, anche se la massa delle corde vocali è assottigliata. Le note dopo il passaggio, qualora questo non venga eseguito possono invece finire indietro e ricadere in falsetto (detto anche posturale, non per nulla) situato nelle rispettive tessiture delle diverse categorie vocali, però. Il falsetto esiste infine anche nelle donne solo che, viste le tessiture più acute, ed il timbro di voce più chiaro, specialmente nei soprani, è più difficilmente percepibile la perdita di armonici, ad un orecchio attento, però, si capisce. Infine, il passaggio è detto di testa, per due motivi: primo per la percezione soggettiva di consonanza -e non risonanza- delle ossa cranice. Secondo perchè cambia l'atteggiamento del tratto vocale nel raccogliere e indirizzare questi suoni, per metterli "in maschera".
RispondiEliminaIl "Do di petto" se fatto bene non è affatto brutto, ho letto che veniva definito da capponi perchè all'epoca si era abituati ad eseguirlo in falsettone, non era concepibile che una voce maschile arrivasse ad un' altezza "femminile" senza alleggerimento, e questa inconsuetudine spiazzava.
Tanti saluti e complimenti per il blog.
Oblomov
Caro Oblomov, ho letto solo oggi questo commento, che è infarcito di errori gravi!! Intanto non esiste nessuna "miscela", dunque il termine misto è sbagliato; possiamo parlare di gradualità, che è cosa ben diversa! Sbagliatissima l'idea di "preparare prima" il passaggio, come ho scritto nei post, perché significherebbe passare prima, e allora tutto il discorso va a farsi benedire; sulla questione del come arrivare ad eliminare i registri ho scritto ampiamente. Che il do di petto non esista lo dici tu, esiste eccome. Che poi si possa far suonare il falsetto come il petto è altro discorso, ampiamente affrontato dai miei post. Che falsetto e testa siano due cose diverse è anche ben spiegato nei post sui registri, e direi che sei completamente fuori strada con le tue argomentazioni; oltretutto è anche errata la descrizione delle vibrazioni cordali nei diversi registri. Grazie per i complimenti, ma forse dovresti leggere meglio, e fare riferimento a elementi specifici, se no fai un intervento difficilmente commentabile. Grazie comunque.
RispondiEliminaAllora, ho imparato nuove cose da quando ho scritto quel commento e aspettavo una risposta per la quale ringrazio.
RispondiEliminaLa mancanza di dettagli su cosa accade a livello interno quando ho parlato di "preparare il passaggio" ha portato infatti ad un fraintendimento. Quindi condivido pressoche tutto ciò che hai detto su quanto sia sbagliato passare prima, se non fatto intenzionalmente per motivi stilistici e a ragion veduta.
Credo invece ci sia un'incomprensione sui termini petto - testa, che ho precisato essere convenzionali essendo sensazioni soggettive di consonanza che effettivamente avvengono a livello osseo a seconda della sintonia della nota, ma su quello basta capirsi e si può tranquillamente intendere per testa il passaggio al predominio del meccanismo leggero.
In realtà si parla di meccanismo leggero che assottiglia le corde e meccanismo pesante che le ispessisce. Converremo sui dettagli anatomici quali il muscolo cricotiroideo che tira le corde vocali e il suo antagonista, il tiroaritenoideo muscolo interno della corda vocale stessa che contrasta questo movimento.
Diciamo che finchè siamo in voce piena questo muscolo è coinvolto nella vibrazione insiema alla membrana mucosa che lo ricopre e contribuisce alla rotondità del suono ed alla sua ricchezza armonica. Perchè sia coinvolto nella vibrazione è necessario che questo muscolo sia attivo.
Il meccanismo pesante puro crea una massa cordale grossa ed è adatto a note molto basse, quello leggero puro stira passivamente le corde senza alcuna resistenza del muscolo e crea il falsetto o falsettone,(se bene impostato) in cui vibra solo la mucosa e non il muscolo. Tra questi due estremi si colloca il misto in cui sono attivi entrambi questi muscoli ad intensità diversa. In un tenore, dal Fa3 in su si lascia prevalere la componente leggera e le corde cominciano ad assottigliarsi e perdere massa, tuttavia vibrando in tutto il loro volume, ma la configurazione mista ho letto che viene attivata già a partire dal Si2 solo che fino al Fa3 prevale la componente pesante. Questo intendevo per preparare il passaggio, diversamente l'emissione comincia a diventare squilibrata già dal si2 esasperando l'antagonismo tra i due muscoli, cosa che sopra il Fa3 diventerà quasi insostenibile, per via della rigidità che si viene a creare.
Per Do di petto inesistente intendo dire che se eseguito correttamente non può essere in puro meccanismo pesante perchè sarebbe insostenibile, ma in un certo senso esiste perchè se per "petto" intendiamo voce piena e tonante, allora è possibilissimo, grazie appunto al sapiente uso dei risuonatori, con cui si è riusciti a far suonare di petto perfino il Fa4 dei Puritani in Credeasi Misera. Quindi falsetto e testa sono affatto due cose diverse, ma se per testa appunto intendi voce piena passata allora il Do4 è di testa.
A presto.
Oblomov
Caro Oblomov; grazie per la costanza con la quale segui e per la precisione delle argomentazioni. Devo dire che faccio fatica a rispondere in questa sede perché non c'è il "quote" che mi consentirebbe di ribattere con maggior efficacia a singole tue espressioni. Quello che tu scrivi può anche essere in larga parte condivisibile, ma c'è un errore di fondo (anzi due) che ti invito a considerare: il tempo. Vedi, tu fai una serie di analisi "topografiche", cioè anatomiche, che potranno anche essere giuste, ma... quando? Tu dai per scontato che certe cose succedano sempre e in tutti, ma non è e non può essere così. Perché ho affermato che il do di petto, pur poco frequente e rischioso, può esistere? Perché ci sono soggetti in cui la meccanica del petto non lascia spazio a quella di falsetto. E questo, lo ripeto, è in larga parte da attribuire allo sviluppo del fiato (secondo errore) e dell'appoggio. Allievi che arrivano con voci incolte, vanno su di petto punto e basta! ma mi sono anche capitate allieve addirittura diplomate di canto dove non esisteva alcuna "fusione" di registri, andavano dove andavano di petto e poi "clac": falsetto; potrei citare un'infinità di cantanti persino famose con la voce "spezzata". E' uscito in questi giorni un cd, che mi pare si chiami "ermafrodite" con registrazioni di cantanti del primo Novecento che volutamente o meno ignoravano del tutto la fusione dei registri e cantavano tutto il registro medio grave di petto puro e poi passavano in modo netto e quasi "jodel" a quello di falsetto. Quindi ci sono sempre due elementi da tener conto: il tempo, per chi si avvicina al canto correttamente e necessiterà di lungo esercizio per arrivare a quella unificazione che è una delle mete importanti dello strumento vocale, e la gestione del fiato, senza la quale è del tutto fuori luogo parlare di eliminazione dei registri. Sulla questione terminologica condivido che la nomenclatura è vetusta, ma la si può intendere comunque in modo corretto, evitando l'antica e soggettiva percezione, ma con il più giusto riferimento alla meccanica laringea. Ciò nonostante credo di aver spiegato con dovizia di particolari i motivi per cui non intendo adottare terminologie che ritengo confuse e contraddottorie, come "misto".
RispondiEliminaNel sito esiste un forum, per quanto poco utilizzato. Magari per argomentazioni così complesse e necessitanti di precisazioni forse sarebbe meglio usare quello strumento.
Ciao
Devo ammettere che la tua replica aggiunge molto a quanto ho detto, ed è illuminante soprattutto dal punto di vista didattico, che mi riguarda come potenziale discente, che vuole migliorare il controllo sulle corde e sul fiato. In un'audizione ad un coro ho preso con ottimo volume e pochissimo sforzo un sol3, la posizione e lo sforzo mi sembravano da mezzavoce e invece c'era un'ottima calibrazione tra sostegno ed adduzione. Secondo me quello era misto e convenzionalmente sarei stato in "testa", avendo effettuato il passaggio, ma per l'insegnante stavo girando in testa quando poco prima titubando mi veniva da alleggerire il timbro e cambiare vocale (strano concetto di "testa"). Di conseguenza, secondo lui, aver preso quell'acuto con una O piena e tonante, significava che ero in "petto" questo faceva di me un tenore, cosa possibile, ma che non mi convince molto, viste le motivazioni. Il problema è che quella era l'audizione ad un semplice coro, con tutto quello che ne consegue, che poi ho lasciato proprio per motivi didattici, a dimostrazione del fatto che ora, lasciato a me un così bell'acuto lo prendo raramente. In un altro coro son stato considerato basso perchè facendomi andare in basso ho preso un Fa1, dove all'altro i miei bassi son sembrati insufficienti.
RispondiEliminaAl tempo stesso le tue aggiunte non sembrano contraddire ciò che ho detto, perchè non ho negato che qualche allievo incolto possa berciare un Do4 senza passare, quello è di petto, quello di Pavarotti non mi sembra, è passato, quindi misto. Il fatto stesso che il falsetto avvenga con un cambio netto, negli allievi di cui hai parlato conferma la mia analisi per cui senza passaggio e calibrazione di fiato (non spinto ma controllato) avviene uno strenuo antagonismo tra i due muscoli di cui ho parlato, finchè uno dei due non cede quindi o la gola si chiude, o per meccanismo di difesa, cede il muscolo vocale, le corde si stirano, l'adduzione è insufficiente e "clac!", passaggio repentino al falsetto.
E' forse classificabile come falsettone una qualità in cui le corde per quando sottili non sono del tutto passive e il loro muscolo mantiente un residuo di attività e in più sono bene addotte, e la laringe non schizza in alto quindi tutto viene emesso sul fiato, quindi la vibrazione per quanto piena avviene prevalentemente nella mucosa o bordo mentre è minima quella del muscolo.
Per cui non so se "misto" sia così contradditorio, anch'io mi chiedevo cosa volesse dire e se fosse solo fuffa, ma ho concluso e non sono stato l'unico, che data la presenza di due muscoli antagonisti, che i cantanti che passano correttamnte usano in simultanea e calibrandone l'intensita, per misto si intenda quella zona in cui coesiste l'utilizzo dei due muscoli.
Ma hai ragione possiamo continuare tranquillamente nel forum così possiamo dargli vita e rendere giustizia all sua funzione. Grazie della replica
Oblomov.