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martedì, agosto 18, 2009

Scuole di canto di ieri

In un sito segnatalatomi, ho riscontrato che anche il m° Marcello Del Monaco, fratello del celebre e grande tenore Mario, e comunque molto celebre anch'egli come insegnante di canto, e allievo dello stesso maestro Melocchi, in uno scritto presente on line, rimane assai perplesso rispetto alla questione del registro di falsetto di Garcia. Nella piuttosto ampia dissertazione propone una tesi, e cioè che il tempo trascorso faccia sì che oggi non valga più la scuola di canto del 700 e primo 800, ma si debba considerare una nuova scuola che tenga conto di un nuovo stile, inaugurato, in particolar modo, da Caruso e quindi da Gigli, ecc. Su questa tesi non concordo. E' vero che lo stile operistico che si andò a formare tra la fine dell'800 e l'inizio del 900 richiede una voce più forte e timbrata su tutta la gamma, ma dire che il modo per accedere a questo tipo di vocalità debba per forza essere un altro, a quale presupposto fa riferimento? Lo strumento è uno strumento, ha le sue caratteristiche e dimensioni, e può dare ciò che può dare. E' vero che si possono esaltare determinati caratteri, come il colore, ma il vero presupposto per fare Arte è sempre e solo quello di rispettare tale strumento, e permettergli di dare il meglio basandosi sul concetto fondamentale che sarà sempre e solo il fiato a relazionarsi con gli altri due apparati (fonatorio e articolatorio o amplificante), dunque la conquista di un canto esemplare dovrà sempre e solo fare i conti con una straordinaria disciplina educativa del fiato. Questo lo si capisce perfettamente in Gigli, che contrariamente alla tesi sostenuta, è tutt'altro che "affondista", ma esalta il canto a fior di labbro e la parola, che egli è in grado di sostenere perfettamente anche nei fortissimi e nei momenti di massima concitazione.

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