Mi rendo sempre più conto di quanto sia difficile comunicare verbalmente con gli allievi per condividere termini come "suono alto" o "basso" o posizione leggera. In particolare i primi due termini sono davvero problematici. In effetti anche il m° Antonietti li usava pochissimo. Cerco di dare un orientamento, ma so di parlare di un argomento molto ostico, che ognuno comprenderà quando arriverà a farlo autonomamente.
La condizione di "suono alto" è legata all'ampiezza, cioè alla capacità del fiato di riempire la "forma" oro-faringea. Questa condizione non è sempre facile da condividere, perché, salvo particolarità, il palato alveolare è più alto di quanto non ci si figuri mentalmente, arriva praticamente all'altezza degli zigomi (da qui tutte le fantasie sulla "maschera"), e riuscire a riempire questo spazio non è facile, specie per chi è agli inizi. Ma anche chi è già in fase avanzata, spesso oppone resistenza a questa verticalizzazione del suono, perché teme di perdere timbro, e teme che il suono vada nel naso (è sensazionale notare come l'allievo riesca a usare armoniosamente ed efficacemente le labbra quando il suono è davvero alto). Senz'altro sono condizioni che da soli è bene sperimentare con molta cautela, solo per cercare di sondare, ma è invece importante provare a lezione, quando l'insegnante può guidare l'allievo ad "alzare" il suono, in modo a volte vertiginoso. Devo ripetere, però, questa condizione di "alto", non deve essere legata ad altezze interne immaginarie ed eccessive, ma, preferibilmente, ad altezze esterne, e non più elevate della linea degli zigomi, dove, come ho detto, è il punto massimo dove può arrivare il fiato.
Ma occorre qualche parola anche su una indicazione, rara ma non rarissima, di suono "basso", intesa positivamente (di solito l'accezione è negativa).
Se è vero che è abbastanza difficile una proiezione rilassata e dunque ottimale del fiato-suono, che determina il giusto suono "alto", è anche vero che molti allievi, con l'idea di "alzare" il suono, finiscono per alzare la base del suono, cioè il fiato dal diaframma. In questo senso spesso si deve ricordare che il fiato deve rimanere rilassato e "adagiato" sul diaframma. E' frequente che facendo un esercizio-vocalizzo, anche di soli tre suoni, spessissimo dal primo al secondo suono già si noti un restringimento della gola, causato dal sollevamento del fiato con conseguente perdita di appoggio. Se il consiglio più giusto ed efficace è quello di pronunciare in modo perfetto, autorevole, senza esitazioni, può accadere, non riuscendo ad ottenere risultati molto significativi, di suggerire di lasciare "bassa" la base del suono, anche indicando l'opportunità di rilassare la gola, la laringe, come nella deglutizione. Solitamente è un'indicazione che funziona, perché si ottiene una condizione di rilassamento generale degli apparati che porta il fiato a funzionare correttamente da solo. Ribadisco, e con forza, però, che queste indicazioni sono solo un generico orientamento, da evitare di provare da soli, o solo come riflessione da provare su suoni semplici, centrali, mai su acuti, e da fermare in qualunque momento si avverta qualcosa che non va!
A proposito di suoni alti e di immagini dannose, ne ho sentite tantissime: pensa ad un tubo verticale nella tua testa al cui apice fuoriesca la voce... pensa a dei raggi luminosi alti sopra la tua testa... il ventaglio di suoni dietro la testa... intorno la testa... sigh!
RispondiEliminaPer mia esperienza, trovo giustissima la tua affermazione:"Devo ripetere, però, questa condizione di "alto", non deve essere legata ad altezze interne immaginarie ed eccessive, ma, preferibilmente, ad altezze esterne, e non più elevate della linea degli zigomi, dove, come ho detto, è il punto massimo dove può arrivare il fiato."
Fondamentale quindi:
1) si tratta di altezze esterne;
2) non superiori alla linea degli zigomi.
Purtroppo devo aggiungere che queste immagini sono anche state indotte dai foniatri o "teorici" della vocalità, con quelle sciagurate immagini del cranio con quella specie di spirale dove si vedevano (addirittura con i nomi delle note!) i punti dove si percepiscono i vari suoni; ovviamente le note sovracute stanno oltre la fronte! E' chiaro che molti insegnanti di fronte alla "scienza", o per mezzo di essa (o persino "al riparo" di essa), possono fare queste affermazioni, salvo non rendersi conto di quanto poco efficaci risultano, se non controproducenti.
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