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giovedì, giugno 28, 2012

Dalla base alla punta

Ritengo possa essere chiarificatore, specie per chi si affaccia per le prime volte a questo blog e si pone le domande essenziali sulla voce e il canto, questo specchietto che poi cercherò di inserire anche quale contributo grafico.
Una delle domande più frequenti in chi si interessa o si occupa di canto riguarda la differenza che può esistere tra il parlato e il canto, specie quello operistico. In genere le risposte sono piuttosto evasive, confuse, generiche, e la peggiore di tutte riguarda quella misteriosa "voce impostata" che segnerebbe il discrimine tra questi due atteggiamenti vocali. Per qualcuno, quindi, esisterebbe la possibilità di un parlato "naturale" e un parlato "impostato", base del canto operistico. Questa posizione, molto diffusa e popolare, genera false credenze ed equivoci molto gravi in relazione alla vera essenza della voce. Pensare che possano esistere atteggiamenti "commutativi" da un tipo di voce a un altro è un errore concettuale che può avere conseguenze molto negative nello studio del canto. Prima di iniziare l'illustrazione dell'argomento fondamentale, faccio un cenno sulle imitazioni. Nell'epoca della televisione, sono diventati celebri alcuni importanti imitatori. Lo storico Alighiero Noschese, poi Loretta Goggi, Gigi Sabani, Panariello e molti altri. Abbiamo dunque persone che riescono ad assumere le stesse caratteristiche vocali di altri. La forza dell'imitazione non sta tanto nel riuscire a replicare perfettamente il timbro vocale, quanto nell'esaltare alcuni aspetti caratteristici a scopo ironico; a parte questo non si può non rimanere stupiti da alcune voci doppiate in modo quasi identico. Questo è dovuto alla straordinaria elasticità e motilità orofaringea, che consente al suono di base di acquisire particolari inflessioni o di inibirle, prendere colori, risonanze, densità armoniche in grado di plasmare un vero arcobaleno di possibili diversi suoni. Questa ricchezza, però, è una risorsa di tipo espressivo e spettacolare, non è da ascrivere all'arte vocale propriamente detta, in quanto non è la manifestazione della propria personale, soggettiva originalità ma è un'abilità imitativa, di osservazione e replica che inibisce i caratteri peculiari, che sono la cifra fondamentale dell'Arte vocale.
La voce parlata va suddivisa in diversi livelli. Il primo livello lo possiamo definire di "parlato semplice"; è quello che si esplica quotidianamente con amici, colleghi e parenti, e si contraddistingue per fluidità e si dipana grossomodo attorno a una nota fondamentale con variazioni piuttosto contenute. Naturalmente a questo livello non entrano in gioco le emozioni. Quando ci si arrabbia, o si contiene il nervoso, o si è in preda a gioia, malinconia, dolore, ira, amore, ecc. ecc. i parametri vocali cambiano sensibilmente in rapporto al grado di coinvolgimento emotivo. Al livello di parlato semplice, corrisponde un canto? Sì, quello che si definisce "canticchiare". Siamo in casa, senza particolari pensieri, magari facciamo qualche attività materiale, tipo riordinare, e... canticchiamo, una canzone, un'arietta. Non ci si pongono problemi di alcun genere, si può essere anche stonatissimi, non ci importa l'essere ascoltati. Quando si è in preda a forti stati d'animo, difficilmente si canticchia; lo si fa, talvolta, in condizioni di tristezza, di dolore, di malinconia, a volte in preda a una gioia, ma questa condizione si riversa più sull'aspetto musicale che non su quello strettamente vocale. Alcune forme emotive forti e ricorrenti, come può essere la depressione o il nervoso o stati di rabbia frequenti, possono portare all'insorgere di patologie vocali per deficiente o eccessiva pressione aerea causata dalla scarsa o iper attività diaframmatica o comunque della muscolatura respiratoria.
Successivamente abbiamo un parlato più impegnato quale può essere quello di chi parla in pubblico o comunque, frequentemente, con una certa cura e un volume non esiguo, come ad esempio insegnanti, cronisti, presentatori. Sono utilizzazioni della voce che richiederebbero già un certo periodo di studio, per la pronuncia, l'espressione ma anche l'usura. E come mai quest'ultima necessità? Perché già aumentando il volume e la cura del parlato, si va a "stuzzicare" la reazione organica, perché richiede un utilizzo più intenso del fiato e del diaframma. A questo livello una buona predisposizione è sufficiente, però sappiamo di molte persone che hanno incontrato problemi, in qualche caso anche di una certa gravità. Allo stesso livello ci può essere il canto popolare.
Salendo ancora di un livello, abbiamo il parlato "recitato", quello degli attori, che già richiede un periodo di educazione piuttosto lungo. L'attore, storicamente, deve parlare a diversi gradi di volume, intensità, colore, ecc., senza amplificazione e potersi sentire perfettamente. Il buon attore deve anche riuscire a riprodurre le voci dei diversi stati d'animo, quindi percorrere livelli di intensità variabilissimi, dal sospiro al grido, anche prolungato, e deve poter giungere al termine delle recite (a volte lunghissime) senza denunciare particolari stati di stanchezza vocale. Se consideriamo anche l'impegno della memoria e dell'azione scenica, rendiamoci conto quale sia l'energia da impiegare per professare tale attività! A un livello simile possiamo paragonare un canto di notevole impegno, anche se non ancora quello operistico, ma possiamo pensare a cantanti che fanno lunghi ed estenuanti tour, lunghe serate e canti che impegnano una estensione ragguardevole, o magari cantanti di musical.
A questo punto i livelli di parlato non musicale sono finiti, e arriviamo a un punto di incontro tra un ulteriore livello di parlato e l'applicazione musicale, che è appunto il canto artistico, o operistico, che possiamo, quindi, definire come il più elevato e impegnativo uso della parola, che deve, per l'appunto, il suo elevatissimo livello di difficoltà, all'uso dell'intera gamma disponibile musicalmente.
Per concludere, sintetizziamo la risposta: non esistono reali differenze tra parlato e canto, ma successivi "scalini" di difficoltà, e ogni scalino rappresenta un maggiore impegno del fiato (e conseguentemente del diaframma) e questo provoca una reazione istintiva, perché solo il parlato semplice può essere definito istintivo; ogni gradino, a partire da una voce emotivamente impegnata, suscita spinte e pressioni da parte del fiato reagente che creano difetti e difficoltà crescenti. Non esistono tecniche per cantare o parlare a livelli superiori, perché non sono apprendimenti artigianali quelli che servono per realizzare con il proprio corpo opere artisticamente valide, ma è necessaria una disciplina che nello sviluppare il fiato necessario all'alimentazione di suoni esemplari, si proietti anche oltre la barriera delle difese esistenziali onde debellare quelle reazioni insite, a diversi gradi, in ognuno di noi. Ciò che comunque deve apparire chiaro e indispensabile, è la cura e lo sviluppo perfetto della parola a partire da quella parlata, perché essendo il livello già accettato, compreso, dall'istinto, sarà la base di partenza per qualunque successivo grado di miglioramento. Chi, invece, ritiene che ciò che va sviluppato sia esclusivamente un suono vocale, ha perso di vista una verità talmente lampante ed evidente, da apparire come certe chiavi di risoluzione di gialli, dove l'oggetto è ed è sempre stato davanti agli occhi di tutti, ma nessuno ha avuto occhi (e testa) per vederlo. E' una realtà molto difficile da accettare per tanti, perché, come diceva Schipa, superando il centro, il parlato diventa tremendamente difficile da sostenere, e quindi la strada più semplice resta piegarsi a suoni impuri, intervocali, spoggiati, inflessioni gutturali, nasali, velari, ecc. Naturalmente è comprensibile, perché chi o cosa può spingere una persona a sottoporsi a una disciplina estenuante, con quali promesse, quali reali prospettive? Nessuna, considerando che poi è la mediocrità che impera, però esiste sempre una intuizione, specie da parte delle persone semplici, che può rivelare il vero artista. E comunque chiunque segua questa strada, anche se non vorrà o potrà raggiungere un traguardo estremo, potrà contare su una validità di educazione vocale superiore a qualunque tecnica.

8 commenti:

  1. Salvo9:02 AM

    Che dire...una disamina perfetta!
    E soprattutto facilissimo da verificare,da convalidare. E' tutto il di più, le zavorre,i gravami che incosciamente o peggio cosciamente mettiamo, che ostacolano il canto "vero", "artistico". Sulla mia pelle, o meglio sulle mie corde, ho avuto modo di appurarlo. Ho dovuto "sgrassare" nel tempo, non solo la mia voce ma anche "l'intenzione", la coscienza e conoscenza della mia voce e ancor prima del mio parlato. Solo dopo aver capito l'effettivo "peso" e la naturale e istintiva reazione del mio organismo, e quindi dopo un lavoro di cesellamento, ho iniziato a comprendere come modulare, sintonizzare il parlato e portarlo al "cantato" cioè disciplinare il fiato con la parola, creando con impegno e tenacia un connubio equilibrato di pronuncia, altezza del parlato, gestione del fiato, e relativi spazi e risonanze che vengono conseguentemente attivati con la "naturale" ed ordinata gestione dell'istinto. Ed è un lavoro continuo, incessante, fatto anche di momenti critici... perciò sostengo che oltre la salute fisica del cantante ci deve essere quella psicologica, umorale. Il carattere del cantante è fondamentale. Una personalità dignitosa, conscia dei propri limiti e delle proprie potenzialità, ed equilibrata porterà, secondo me, a risultati canori eccellenti, al contrario in eccesso o difetto, si creeranno difetti e "strutture" canore che non avranno nulla di artistico. Il canto "vero" è semplicità nella complessità, naturalezza nella disciplina e costanza, sorriso e sudore, gioia ed impegno. Chi non capisce questo, per me, non "canta". Grazie Fabio.

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  2. Grazie, Salvo, per questi interventi di conferma che fanno molto onore alla tua tenacia, passione ma anche umile e volonterosa ricerca. Se anche fossi rimasto il mio unico lettore, devo dire che varrebbe la pena continuare a scrivere. Spero di incontrarti un dì...

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  3. Salvo8:15 AM

    Grazie Fabio... lo spero anche io, con tutto il cuore e con tutta la stima che ho di te.

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  4. Salve Fabio. Mi scusi per il mio italiano, ma cercheró di farmi capire quello que cherco dirli. Da quasi venti anni fa sto chercando di imparare e capire col pensiero e col mio spirito cosa vuol dire il cantare bene. Ho sofferto molto inn tutti questi anni per che secondo me non ho avuto la fortuna dii avere un insegnante bravo che ha le idee correte sul canto.Ho letto i suoi articoli:cantare con gli interessi e el suono esterno, e ancora continuo a legere tutto quello che trovo da lei. Ieri sera quando ho letto:il suono si realizza nell aria, fuori dalla bocca, ecco che mi ha venuto la voglia di piangere, perché nonostante ancora non ho la padronanza de i miei suoni e canto, anche Io lo penso cosi. I miei insegnanti qua al Messico sempre ci dicono que il suono si amplifica dentro la nostra faccia, a la altezza dei occhi, dietro i narici, ecc. E invece Io gli penso come lei. E questa coincidenza con la sua maniera di concepire il suono mi ha dato questa grandissima soddisfazione, e per questo ho pianto, per sapere e rassicurare que questa é la vera tecnica italiana, non questa sbagliata che ci insegnano. E é per questa maniera di concepire il suono ed il canto che i cantanti que hanno con questa vera maniera cantare, si distinguono dagli altri. Ringrazio a lei grandemente per condividere i suoi idee su queste bellissimo arte. Luis Enrique

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    1. http://cantolirico.blogspot.it/2014/01/lattacco.html

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  5. Grazie a te; mi spiace di non parlare sufficientemente inglese e spagnolo, ma mi auguro che i messaggi siano sufficientemente comprensibili al tuo livello di italiano. Sì, caro Luis, la realtà del vero e grande canto di tutti i tempi consiste nella voce "fuori"; la rovina delle scuole di canto è stato nell'andarla a cercare dentro. E' incredibile che non se ne rendano conto... auguriamo, con un buon 2015, anche un risveglio dell'umanità da queste miserie in cui è caduto. Ciao

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  6. Grazie mille. Non ho dei problemi per capire i suoi messagi. Spiace a me non poter scrivere a piacere tutto quello que vorrei dirli.Da ieri continuo leggere tutto i suoi messagi. Non ho delle parole per descrivere la gioia di aver trovato queste sito.Lei é davvero ammirevole per il loro lavoro e il contributo alla conservazione e recupero della verità del Canto.
    Vi auguro un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo !

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  7. Felice di aver contribuito alla tua felicità. La verità è dentro ciascuno di noi, ma pochi hanno la ventura di crederci e permettere che emerga. Un abbraccio augurale. A risentirci! Ciao, tanti saluti. Fabio

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