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mercoledì, giugno 20, 2012

Il vero che s'allontana

Fino alla fine del XIX secolo la musica si poteva ascoltare solo dal vivo. L'unico mezzo di riproduzione già inventato era il piano a rulli, che sicuramente già toglieva molto all'esecuzione "hic et nunc", ma comunque si ascoltava sempre un pianoforte che suonava. I primi dischi non solo erano analogici, cioè riproducevano l'onda sonora tale e quale, ma questa veniva impressa direttamente dall'esecutore; non c'erano filtri o barriere. Possiamo discutere per giorni sulla modestia dei mezzi ove si realizzava l'incisione, sui modi e su mille altre cose sicuramente negative, ma ciò di cui possiamo essere certi è che la voce attraverso un conduttore metallico arrivava sul supporto e lasciava direttamente la propria impronta sonora. Questo credo sia un aspetto su cui si ragioni poco; giorni fa, ascoltando De Lucia, notavo che si sente in questa voce un "palpitare" vivo e fremente, che raramente ho avuto modo di sentire. Magia del grande tenore, ma anche del fatto che nonostante tutto la sua voce, in mezzo a mille rumori e fruscii, arriva a noi quasi in modo diretto. Già il passo successivo, cioè la registrazione elettrica, comporta una serie di passaggi e filtri che tolgono un'enorme fetta di verità al suono originale, e mette tutto nelle "mani" di cavi e apparecchiature, nonché tecnici, che non sono più in grado di restituirci il vero suono iniziale, qualunque cosa si faccia, si dica o si pensi. E, di conseguenza, ogni passo successivo - come la stereofonia - ci allontana dal vero. Il digitale, poi, uccide gran parte del suono, perché non è in grado di recepire e fissare sul supporto tutta l'ampiezza armonica e inoltre trasforma più volte l'immagine originale, criptandola e decriptandola. La "pulizia", la mancanza di quei difetti che tanto impensierivano i vecchi ascoltatori di dischi e cassette, cioè i "tac" e i fruscii dello scorrimento del nastro, certi ondeggiamenti di velocità, molte distorsioni nelle frequenze, sono oggi assenti nei file digitali, nei cd e dvd, ma a qual prezzo? Che avesse ragione Verdi: "facciamo un passo indietro e sarà già un progresso"?

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