1)
2) "Le parole sono piccole. Le vocali si formano sulle labbra. Cadono sulle labbra ed è il fiato che le fa correre".Cosa si può aggiungere a tale limpida visione di cos'è il canto e dei suoi mali? Purtroppo c'è da aggiungere una cosa... che richiede milioni di parole e ancor non bastano! Il maestro fa sintesi, "laserizza" i concetti, ma la cosa più difficile è insegnare, cioè arrivare al risultato incredibilmente difficile di sostenere la parola fin sugli acuti (oh, ma guarda, questo concetto è proprio quello che i saccenti e i sapientoni che credono di aver capito qualcosa di canto leggendo qualche vecchio trattato senza aver alcuna coscienza di cosa sia realmente il canto contestano...). Se Schipa pensava di poter insegnare facendo parlare musicalmente anche sugli acuti, sono tristemente consapevole che sarà andato incontro a cocenti delusioni, non per nulla un altro che ci provò, avendo doti da vendere, Giuseppe Di Stefano, doveva proprio imbattersi nel muro che si erge quando si cerca di commutare le funzioni fisiologiche in artistiche senza una disciplina opportuna. Purtroppo di Gerunda sappiamo troppo poco per poter dire se avesse o meno conquistato un'arte nel canto e nell'insegnamento tale da poter mettere Schipa nelle condizioni che sappiamo, o se si sia trattato solo di una fortunatissima combinazione. Quel che sappiamo è che Schipa studiò molto e giunse a una consapevolezza se non altro di cosa E' il canto se non di come si arriva a possederlo, che è prerogativa di spiriti tenaci e votati al martirio, come forse solo Antonietti c'è stato; più passa il tempo, più verifico questa triste realtà. L'uno e l'altro hanno compreso come nei gialli più intriganti e appassionanti tipo Il codice Da Vinci, che la verità non è necessario andarla a cercare in chissà quali tecniche, in chissà quali scoperte scientifiche, ma è esattamente di fronte a noi, dove è sempre stata e dove tutti hanno potuto vederla e girarci attorno per milioni di anni. Appunto perché così in mostra, nessuno, o quasi, crede che sia così. Ma anche questa semplicità e ovvietà nasconde la necessità di un tempo incredibilmente lungo per appropriarsene, di strategie, concentrazione, intelligenza, volontà, psicologia e tenacia certosine per conquistarla. Caratteristiche decisamente fuori da questo tempo, ma chissà...
3)"...appena la voce tende a salire nei registri acuti non c'è cantante sia pur bravo, a pronunciare chiaramente... Nei registri acuti il cantante per poter emettere suoni sicuri e gradevoli, ricorre a "impostazioni" speciali della voce che non lo costringono a sillabare: cerca, cioè, d'evitare alla gola le contrazioni della parola e si riduce a vocalizzare. Imprescindibile necessità meccanica... Nella musica moderna l'ugola è trattata come un qualsiasi strumento e se da questo con la meccanica si può trarre i suoni che si vogliono, non si può fare altrettanto con l'ugola."
Un'ultima annotazione, che mi lasciò esterrefatto quando la appresi. Pochi anni fa è stata pubblicata un'opera omnia del patrimonio registrografico di Schipa. Molti inediti, curiosità... ma in mezzo a queste perle, una in particolare mi ha colpito: un cd di esercizi; pubblicato in america "imparate a cantare con Schipa", anticipa un po' quelle dispense che si trovano in edicola o nei negozi di musica della serie "suonare la chitarra (o altro strumento) facilmente". Sull'utilità di queste lezioni resto ovviamente più che scettico, perché senza controllo ognuno può fare ciò che vuole pensando di fare bene, e invece andare incontro a errori clamorosi. Ma ciò che colpisce sono gli esercizi! La maggior parte sono del tutto identici a quelli già proposti dal m° Antonietti. Sono del tutto sicuro che il nostro nulla sapesse in merito a questa uguaglianza di intenti (incredibile il "bro bro", che assegno spessissimo ai miei allievi), ma sono la riprova di una coscienza artistica universale. E infine, ascoltando questi esercizi eseguiti dal sommo Schipa, ancora una volta non posso che esclamare: che bravo!
Incredibile andare nel tempo e riascoltare queste voci ,grazie..
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