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domenica, giugno 03, 2012

Tito Schipa docet...

Dal poco che sappiamo, sembra che Schipa non sia stato un insegnante straordinario come potrebbe far pensare la sua formidabile emissione e carriera. Ci si dedicò solo per poco tempo a fine carriera, forse più per necessità che per volontà, anche se dell'intenzione di aprire una scuola ne accennò frequentemente fin dagli anni d'oro. Dopo la ri-lettura della sua biografia curata dal figlio - che a parte tutto consiglio perché è anche un libro molto piacevole e appassionante benissimo scritto - traggo il pensiero che per noi Schipa è stato anche un ottimo insegnante se non altro per due motivi: l'esempio magistrale documentato in centinaia di registrazioni che se non possono restituirci che una pallida idea di cosa sia stato questo superbo cantante in teatro (ma comunque, da cosa diceva il M° Antonietti, che ebbe la fortuna di sentirlo, decisamente più riconoscibile e fonogenico di molti altri) sono comunque una guida formidabile verso un canto realmente artistico, nobile, elegante, privo di gola, di effettacci, di spinte, di volgarità, e invece straordinaria emissione sul fiato di enorme impatto sonoro in qualunque realtà. Il secondo motivo sta nelle poche parole che conosco dette da lui in diversi contesti su cosa sia il canto. Non so se esistano dichiarazioni e commenti più lunghi ma tre frasi a mio avviso sarebbero da scolpire sui muri di qualunque aula ove si insegna il canto: quella tratta da un film interpretato da Alberto Rabagliati (1), quella che colpì e illuminò Magda Olivero, in più occasioni riportata (2), e quella citata in un'intervista, e che riporterò più sotto (3). Schipa ebbe un maestro severo e intransigente, Alceste Gerunda, un ottimo preparatore e sostenitore, Emilio Piccoli, ma sopratutto un'intelligenza musicale, una capacità di intuire e di resistere allo stimolo di gonfiare, spingere ingrossare, pompare, che è davvero ammirevole e forse la sua più grande virtù, se consideriamo i calibri accanto a cui cantò soprattutto nella prima parte della carriera, e i ruoli che affrontò spavaldamente e con successi inimmaginabili (si pensi solo al trionfo stellare in Tosca al San Carlo di Napoli o in Sicilia quando non era ancora nessuno - e che lo portarono di colpo nell'olimpo dei più grandi del tempo, e sappiamo di chi si trattava...). Dunque, le frasi magiche furono:
1)
2) "Le parole sono piccole. Le vocali si formano sulle labbra. Cadono sulle labbra ed è il fiato che le fa correre".
3)"...appena la voce tende a salire nei registri acuti non c'è cantante sia pur bravo, a pronunciare chiaramente... Nei registri acuti il cantante per poter emettere suoni sicuri e gradevoli, ricorre a "impostazioni" speciali della voce che non lo costringono a sillabare: cerca, cioè, d'evitare alla gola le contrazioni della parola e si riduce a vocalizzare. Imprescindibile necessità meccanica... Nella musica moderna l'ugola è trattata come un qualsiasi strumento e se da questo con la meccanica si può trarre i suoni che si vogliono, non si può fare altrettanto con l'ugola."
Cosa si può aggiungere a tale limpida visione di cos'è il canto e dei suoi mali? Purtroppo c'è da aggiungere una cosa... che richiede milioni di parole e ancor non bastano! Il maestro fa sintesi, "laserizza" i concetti, ma la cosa più difficile è insegnare, cioè arrivare al risultato incredibilmente difficile di sostenere la parola fin sugli acuti (oh, ma guarda, questo concetto è proprio quello che i saccenti e i sapientoni che credono di aver capito qualcosa di canto leggendo qualche vecchio trattato senza aver alcuna coscienza di cosa sia realmente il canto contestano...). Se Schipa pensava di poter insegnare facendo parlare musicalmente anche sugli acuti, sono tristemente consapevole che sarà andato incontro a cocenti delusioni, non per nulla un altro che ci provò, avendo doti da vendere, Giuseppe Di Stefano, doveva proprio imbattersi nel muro che si erge quando si cerca di commutare le funzioni fisiologiche in artistiche senza una disciplina opportuna. Purtroppo di Gerunda sappiamo troppo poco per poter dire se avesse o meno conquistato un'arte nel canto e nell'insegnamento tale da poter mettere Schipa nelle condizioni che sappiamo, o se si sia trattato solo di una fortunatissima combinazione. Quel che sappiamo è che Schipa studiò molto e giunse a una consapevolezza se non altro di cosa E' il canto se non di come si arriva a possederlo, che è prerogativa di spiriti tenaci e votati al martirio, come forse solo Antonietti c'è stato; più passa il tempo, più verifico questa triste realtà. L'uno e l'altro hanno compreso come nei gialli più intriganti e appassionanti tipo Il codice Da Vinci, che la verità non è necessario andarla a cercare in chissà quali tecniche, in chissà quali scoperte scientifiche, ma è esattamente di fronte a noi, dove è sempre stata e dove tutti hanno potuto vederla e girarci attorno per milioni di anni. Appunto perché così in mostra, nessuno, o quasi, crede che sia così. Ma anche questa semplicità e ovvietà nasconde la necessità di un tempo incredibilmente lungo per appropriarsene, di strategie, concentrazione, intelligenza, volontà, psicologia e tenacia certosine per conquistarla. Caratteristiche decisamente fuori da questo tempo, ma chissà...
Un'ultima annotazione, che mi lasciò esterrefatto quando la appresi. Pochi anni fa è stata pubblicata un'opera omnia del patrimonio registrografico di Schipa. Molti inediti, curiosità... ma in mezzo a queste perle, una in particolare mi ha colpito: un cd di esercizi; pubblicato in america "imparate a cantare con Schipa", anticipa un po' quelle dispense che si trovano in edicola o nei negozi di musica della serie "suonare la chitarra (o altro strumento) facilmente". Sull'utilità di queste lezioni resto ovviamente più che scettico, perché senza controllo ognuno può fare ciò che vuole pensando di fare bene, e invece andare incontro a errori clamorosi. Ma ciò che colpisce sono gli esercizi! La maggior parte sono del tutto identici a quelli già proposti dal m° Antonietti. Sono del tutto sicuro che il nostro nulla sapesse in merito a questa uguaglianza di intenti (incredibile il "bro bro", che assegno spessissimo ai miei allievi), ma sono la riprova di una coscienza artistica universale. E infine, ascoltando questi esercizi eseguiti dal sommo Schipa, ancora una volta non posso che esclamare: che bravo!

1 commento:

  1. Anonimo11:42 AM

    Incredibile andare nel tempo e riascoltare queste voci ,grazie..

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