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martedì, ottobre 02, 2012

Respiro naturale e canto 2

Arriviamo al dunque: sulla base di quanto esposto nel post precedente, possiamo giungere alla constatazione che il canto presenta un'azione respiratoria doppiamente asimmetrica: è asimmetrica in quanto l'atto espiratorio dura molto più di quello inspiratorio ed è asimmetrica in quanto il condotto respiratorio è libero e aperto in inspirazione e si trova invece un "ostacolo" in espirazione, cioè le corde vocali addotte. Il primo tipo di asimmetria come s'è detto è risolvibile, perché il nostro corpo è predisposto anche per motivi esistenziali a sostenere un lungo respiro (apnea), e ci sono anche alcuni automatismi relativi al mantenimento attivo dei muscoli inspiratori anche in espirazione. Fin qui, quindi, è ancora possibile parlare di un respiro naturale legato al canto. Dove invece ogni discorso cessa di avere consistenza è in relazione alla seconda asimmetria, cioè la presenza di un ostacolo in fase espiratoria. Qui, pertanto, l'atto respiratorio può assimilarsi a quello presentato nello schema 2 del post precedente; la differenza più consistente sta nel fatto che la laringe non offre una barriera totale, ma solo una resistenza, più o meno consistente a seconda delle condizioni musicali (altezza, intensità, colore) del suono da emettere. Ci troviamo pertanto nella situazione illustrata nello schema n. 3.
Dopo l'inspirazione e lo scambio gassoso, l'aria, in fase espiratoria, incontra le corde vocali addotte; questo pone l'organismo in una situazione simile a quella già vista di uno sforzo. Il fatto che non si viva questo procedimento come uno sforzo, non cambia l'oggettiva realtà delle cose: il fiato non può uscire liberamente perché c'è un ostacolo! Nel momento in cui ciò avviene, il cervello manda un impulso al diaframma affinché generi una azione-reazione (reazione all'impedimento) affinché, con una maggiore pressione, il fiato possa vincere la resistenza delle corde ed uscire. A seconda della tensione delle c.v., la pressione sarà corrispondente. Questa azione si ripercuoterà sull'emissione stessa, ovvero nei confronti dell'ossatura e muscolatura sopraglottica, con i noti difetti di difficoltà di apertura orale, inchiodamento della mandibola, risalita laringea, suono nasale o indietro, schiacciato, e soprattutto questa condizione, per quanto poco si realizzi, nelle note più comode, renderà comunque poco precisa l'articolazione impedendone di fatto la libertà. Spero, con questa ennesima illustrazione, di aver fatto chiarezza sul tema e aver posto in modo più oggettivo e argomentato un fatto che induce alcune scuole di canto a percorrere una strada illusoria, e pertanto a riconsiderare i fatti e rimettersi nella giusta prospettiva.

2 commenti:

  1. Salvo9:40 AM

    Il vero punto focale è: come disciplinare il nostro organismo e quindi il nostro fiato, la nostra energia a superare l'ostacolo nell'emissione senza far intervenire zavorre illusorie? Il problema, per la mia esperienza, viene proprio nel capire, nell'approfondire l'esperienza con il proprio "ego" quindi con la presa di coscienza e conoscenza dei propri limiti e di come disciplinare la propria mente (cervello, pensiero agente) affinchè i limiti vengano aggirati... quindi ben vengano gli esercizi e la "ginnastica" ideali a "drizzare la schiena" a far capire chi comanda... ma di pari passo bisogna parlare con se stessi e "convincersi" che la fibra, il vocione, la forza... non servono a nulla!!! Serve capire invece che il canto artistico è libertà disciplinata dell'emissione in uno spazio fatto di pensieri senza pareti o mattoni, di voce pensata e non "portata", del piccolo che diventa grande e del "semplice ma disciplinato," che diventa Arte.
    Forse sono stato un bel pò confusionario... ma mi rendo conto che è difficile spiegare a parole una combinazione così sublime.

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  2. Non ho nulla da aggiungere perché a modo tuo hai detto senza dubbio cose molte giuste.

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