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domenica, febbraio 10, 2013

l'Io e il Canto

Non sono rare le situazioni in cui la voce risulta come "staccata" dall'Io, come se non fosse creata dalla persona, come se non nascesse e non si sviluppasse entro di lui per poi uscire, ma come se fosse un' "entità" esterna, cui quella persona guarda, ascolta e, ed eccoci, giudica, e che può arrivare a deridere, a schernire. Non è fantascienza quella che racconto, ma realtà che mi trovo anche ad affrontare. Faccio una panoramica anche più ampia e interessante.
Siamo in una società, in questa società ci sono persone dominate da un forte ego. Prendiamo ad esempio i "bulli". Non starò a fare l'esame sociale; in questo spazio mi interessa solo far notare che l'ego coinvolge anche la sfera vocale. Nella sua determinazione possessiva, dominatrice, violenta, il bullo esprime anche mediante la voce il suo stato, per cui sarà una voce forte, violenta, muscolare, che non deve far transitare alcun sentimento, alcuna debolezza, alcuna emozione positiva. La questione non finisce affatto qui. A questo punto entra in gioco la questione della "maschera". Il bullo prenderà di mira determinati soggetti, tra di essi ci sarà anche chi presenterà una voce opposta alla sua, cioè che lascia trasparire dolcezza, simpatia, affetto, ecc. Incoscientemente ci saranno degli emulatori dei bulli, che per non cadere vittime, si creeranno una "maschera" oltreché sulla personalità anche sulla voce, per non incorrere negli atti di violenza, e altri che la maschera se la metteranno perché possono arrivare a pensare che è così che ci si conquistano gli amici e le ragazze, che non si viene esclusi dai gruppi, che si possono avere cose. Non è ancora finita. Questa "filosofia" può non fermarsi agli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Queste persone si sposano e fanno figli, i quali non è per niente detto che assomiglino al padre, ma sentiranno la necessità di dover assumere determinati comportamenti, voce compresa, perché questa è l' "educazione" imposta e questi sono i valori trasmessi (salvo poi sensi di colpa e nevrosi e psicosi varie). Nel cerchio di persone coinvolte da questa metodica impositiva ci possono essere persone che si dedicano al canto. Come potranno accettare che la voce esprima sentimenti gentili, dolci, affettuosi, che la voce possa piegarsi a languori carezzevoli, chiari, flautati? Ecco, dunque, tra le diverse ipotesi, un esempio di persona che risulta "dissociata" dalla propria personalità vocale, a cui l'insegnante dovrà insegnare a riprendersi ciò che è proprio, a riconoscere quel frutto del proprio io, a non maltrattarlo, a metterlo al servizio di un proposito nobile e altruistico, non per reprimere sè stesso e gli altri, ma per star bene e far star bene. Anche qui, lo si sarà capito, entra in gioco l'unificazione; in questo caso però si può anche transigere sull'unificazione vocale, perché se il soggetto riesce a riappropriarsi della propria identità vocale, sarà già una conquista meravigliosa.

1 commento:

  1. Salvo9:12 AM

    Secondo la mia esperienza, quando sento la mia voce risuonare o meglio cantare, non ne parliamo quando essa è davvero libera (non sempre ci riesco completamente), aumenta la mia incredulità e davvero mi sento come un bambino (non ho vergogna a dirlo) che per la prima volta scopre con stupore il volo di una farfalla... è una sensazione che provo ormai da tempo e sento di non poterne fare a meno; il riscontro poi si verifica qiando sento sulla pelle l'abbraccio del pubblico, la nostra commozione, il sentimento che ci unisce, la loro riscoperta, i sentimenti che si saldano, si intersecano, come un mosaico colorato dove ognuno scopre o riscopre qualcosa di se stesso... e non sempre è facile, perchè non sempre ci si vuole emozionare... bisogna a tutti i costi dimostrare che si è forti, quindi al bando le emozioni vere, passionali, sentimentali, meglio atteggiarsi a duri, a "veri uomini"... perchè piangere, perchè soffrire, perchè gioire? Meglio essere glaciali, calcolatori, meglio essere possenti, virili o meglio "viagrali"... sempre eccitati ad oltranza. La leggerezza, è sinonimo di inconsistenza, di miseria, e la miseria fa tanta paura!!! Ma la miseria non è nel canto nobile, al contario in esso v'è la ricchezza, perchè non c'è bisogno della "maschera":, non si dovrebbe cantare per avere: non voglio essere come gli altri vorrebbero, ma come sono nella realtà e questo lo sappiamo,non è sempre facile raggiungerlo.

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