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sabato, febbraio 23, 2013

Vaga luna

Arietta di Vincenzo Bellini, su testo anonimo. E' probabile che esistano versioni con alcune differenze non di particolare rilevanza, anche se credo faccia testo la stampa della Ricordi. Su Youtube ci sono un numero molto elevato di esecuzioni, ma perlopiù di dilettanti o cantanti poco rinomati, la maggior parte dei quali non ho ascoltato per ovvie ragioni di tempo. Se qualcuno è a conoscenza di qualche versione significativa, per cortesia la segnali.
Si inizia nuovamente dalla Tebaldi; sempre buona la pronuncia e pulita l'esecuzione che mi pare però un po' "seduta", nonostante l'accompagnamento del celebre FavarettoM; la vocalità, per quanto notevole, un po' con la patata in bocca; su quest'aria pesa il grave rischio della noia; non arriva a questo punto ma certo i due artisti non fanno moltissimo per evitarlo. L'esecuzione di Di Stefano è nella stessa serata di Dolente immagine, con la voce messa piuttosto male. Qui, fortunatamente, il celebre tenore mantiene il tempo (persino un po' frettoloso) e fraseggia con ottima musicalità; compie qualche errore, prende diversi intervalli ascendenti "dal basso", comunque è un'esecuzione più che accettabile (esiste anche una registrazione addirittura dell'85, con voce assurda, in tonalità da baritono/basso, con alcuni degli stessi errori, ma molto peggiore sul piano delle intenzioni e del fraseggio). Sull'esecuzione della Bartoli a Vicenza nel 98 potrei scrivere un intero post. Cosa che non mi pare il caso di fare. La voce è perennemente "tirata" indietro, verso la gola, e talvolta anche verso il basso, gutturalizzando le note più basse. E' assente qualunque fluidità del suono (siamo lontani da qualunque idea di canto sul fiato), e c'è anche un vibratino piuttosto fastidioso. Fa, qui, un po' ciò che segnalavo di Di Stefano nel "dolente immagine", cioè un uso arbitrario di ritenuti su alcune parole, che finiscono per rendere difficile la comprensione unitaria del brano. La Caballé nel 79 si esprime meglio che in altre pagine simili. La pronuncia è abbastanza buona, quantunque schiacci un po' quando scende e talvolta mistifichi il timbro. Il legato però è prezioso e impeccabile. Talvolta prende gli intervalli ascendenti "da sotto", e qua e là ci sono variazioni più bislacche che originali e di riconoscibile utilità e varietà musicale. Pavarotti, nell'85 a Parigi, la butta letteralmente via! Tanto per far qualcosa, ci mette qualche mezza voce, ma è veramente un cantar le note (pur con la sua bellissima voce e un legato naturale), senza alcuna intenzione, senza partecipazione, e con alcune emissioni discutibili (le A). Il finale comunque è migliore di quanto non fa nella prima metà dell'aria. Si senta, al confronto, Bergonzi nell'84, quindi non più giovane, come è più "dentro" il brano, musicalmente e verbalmente. C'è una vibrazione, una tensione, costante di voler dire, con molti spunti di ottima vocalità. Poco meglio di Pavarotti e forse anche della Caballé, è l'esecuzione della Ricciarelli nell'80. La pronuncia rimane sempre più avanti, anche se non ha le finezze di legato della spagnola, e ci risparmia le strambe variazioni. Sentire subito dopo la Frittoli alla Scala nel 2007 ci fa "cascare dal letto"! Fraseggio sempre spezzato, pronuncia falsa, legato approssimativo. Voce poco a fuoco. Qui le variazioni bislacche le fa il pianista! (nel finale anche una lei; perdonabile). Carreras nel 75 canta come Di Stefano già avanti negli anni!! Voce dura, benché bellissima, pochissima fluidità, accentacci, intenzioni, fraseggi buttati via. Non è molto diversa l'esecuzione dell'88, più bassa di tonalità e timbro più usurato. Non è degna di nota la prova di June Anderson. Solo in alcuni punti esibisce una valida pronuncia e vocalità, spesso è generica e tira via. Meglio del previsto la Sutherland; la dizione è approssimativa e nebulosa, però appare un certo abbandono e una partecipazione abbastanza sincera. Il legato poi è eccellente, buono anche l'accompagnamento, che presumo del marito. Mi ha deluso Petre Munteanu, che ricordavo più bravo. Ha buona dizione e discreto senso delle frasi, ma non lega sempre con abilità. In alcuni momenti, però, appare il grande artista, con squarci alquanto suggestivi. Devo segnalare però anche un vibratino alla base di una fonazione non libera, e anche qualche lieve oscillazione di intonazione. Passabile l'esecuzione di Ramon Vargas, sempre nel quadro di una certa genericità e vocalità non molto adeguata (e variazioni perlopiù fuori luogo). Mi spiego: non è che io sia contro le variazioni, quando l'aria si ripete identica (però non è un "da capo", dove tutto è ripetuto, testo compreso), per quanto il cambio di testo dovrebbe già risultare sufficiente a "variare", perché ci sono intenzioni e significati diversi. La variazione è una procedura difficile e che va pensata e realizzata con molta sobrietà e aderenza allo stile, cosa che nelle esecuzioni che ho analizzato non ho sentito. Quindi si arriva all'idea di variare, e si varia un po' alla carlona, perché si ha coscienza che si sta correndo il rischio di annoiare perché non si sa valorizzare l'unione tra musica e parola.
Devo dire, questa volta, che l'esecuzione di Matteuzzi (92) è valida, molto sentita, pronunciata eccellentemente. Il fraseggio è un po' discutibile comunque vario, piacevole. Ancora eccellente l'esecuzione di Roberto Bellotti sul piano della vocalità quasi sempre immacolata. Il solo uso ottimale della parola crea un buon fraseggio, senza dover ricorrere a altre bizzarrie. Aprile Millo non si discosta dalla solita genericità e dal solito cercare di rendere interessante la pagina con rallentamenti e ritenuti solo in apparenza suggestivi, perché non danno alcun rilievo alla parola, al momento emotivo. Brava la Danco, ma troppo frettolosa. Se volete proprio sentire come NON va cantata, ascoltate (ma non mi assumo responsabilità) il basso Anton Diakov (che godette di una certa celebrità qualche tempo fa). Orribile sotto ogni aspetto. Poco meglio Roberto Scandiuzzi, che utilizza una gestualità che vorrebbe convincerci delle buone intenzioni, ma la voce le nega! Vocalità artefatta, scurita, e quindi piuttosto indietro. Ancora molto buona la Scotto, anche se non al livello dell'altra aria belliniana, con frequenti accentazioni delle sillabe finali. Comunque la migliore esecuzione femminile, con la Tebaldi, ma più sincera. Esisterebbe anche la versione di Nella Anfuso, ma non sul "tubo" (e nuovamente non mi assumo responsablità!). 

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