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sabato, novembre 23, 2013

I bambini, la semplicità e la vergogna

Spesso, soprattutto in campo femminile, ad esempio per esortare a un corretto utilizzo dei registri, suggerisco agli allievi di imitare la voce dei bambini. I bambini hanno, di norma, voci splendide, molto penetranti, argentine; la usano, anche in modo eccessivo, per ore senza tanti traumi (che talvolta si ritroveranno più avanti, però!). Dalla loro parte c'è una grande elasticità di muscoli, cartilagini, tendini e legamenti per cui per loro aprire e utilizzare correttamente la bocca e le varie parti non costituisce certo una difficoltà. In genere noto che i bambini pronunciano molto bene, persino esageratamente, le vocali. Questo è dovuto, anche, al fatto che comunicano con spontaneità le emozioni, e ricordiamoci che le vocali sono una manifestazione di emozioni. Quando chiedo di imitare vocalmente i bambini, tutti lo intendono in senso timbrico, facendo cioè una voce bianca. Ma il suggerimento è ben più ampio. Ciò che ci deve interessare nel modo di fare dei bambini è la semplicità. Si sente spesso parlare del "fanciullino" che è in noi. Vero e giusto, ma non dobbiamo intenderlo, scioccamente, come un comportarsi da immaturi, bensì nel recuperare quella semplicità, quella mancanza di sovrastrutture, di complicazioni e meccanismi mentali e fisici che si perde inesorabilmente crescendo. Voi fate dire a un bambino - o bambina, naturalmente, io uso il maschile "unisex", anch'esso in via d'estinzione, perché se non si precisa sembra di fare un torto a qualcuno - le vocali, e le sentirete, se non capitate proprio con l'eccezione che conferma la regola, come vanno dette e cercate di imitarle. Ma - e te pareva che non ci fosse il "ma" - qualcosa osta. Non solo l'onnipresente istinto, che si metterà di traverso sotto l'aspetto fisico - ma qualcosa di ancor più subdolo e difficile da superare: la vergogna! Il nostro, anch'esso onnipresente, logicamente, ego, abituato alla nostra voce "falsa" ovvero voce-maschera, intesa come voce che non ci fa "scoprire", che non porta fuori di noi i nostri segreti, che non manifesta apertamente il nostro carattere, il nostro modo di essere e di pensare, che è invece molto più presente nei bambini, si opporrà tenacemente a questo tentativo con una emozione alquanto forte e incisiva: la vergogna! Appena inizierete a fare vocali giuste, proverete vergogna, vi sentirete puerili, fuori posto, banali e quindi sarete indotti a smettere e/o a tornare alle vocali mascherate, quelle che vi rendono anonimi e vi fanno vivere più tranquilli (oppure, specie nei cantanti "tromboni", la voce ipergonfiata, scurita, ingolata che fa sentire importanti, vincenti). La vera base di qualunque arte e di qualunque azione importante, parte dall'assoluta semplicità, ed è necessario percorrere o ripercorrere idealmente quello stesso cammino che dalla fanciullezza ci porta alla maturità. Dunque anche nel canto noi dobbiamo "liofilizzare", ridurre all'osso ovvero eliminare ogni superfetazione o incrostazione, raggiungere la semplificazione estrema affinché il vero che si cela in questa espressione pura dell'anima possa manifestarsi in tutta la propria bellezza e possa comunicare direttamente i sentimenti che ne giustificano la nascita e la durata, senza necessità di "intepretazione" ovvero di artificiose pantomime gestuali o sonore (quali i singulti, i cachinni, i sospiri, ecc.).

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