Quando penso al tempo che richiede lo studio del canto artistico, alla immensa pazienza, all'energia, alla ripetitività delle parole, degli esercizi, degli errori... mi vengono in mente quelle persone che ti dicono: "ma sei matto? ma non hai niente di meglio da fare?" La cosa impressionante è che spesso queste persone... sono i nostri genitori!! A volte lo dicono con un fine benevolo: evitare di farci finire in una situazione idealistica distaccata dalle necessità pratiche della vita; altre volte proprio perché non riescono a comprendere che una persona (un loro figlio!) possa essere attratto da passioni così poco redditizie, poco rassicuranti sul piano economico, pratico, politico, ecc. Ma quest'ultima condizione è molto diffusa a livello sociale. Gli artisti spesso sono additati come dei matti, degli originali, ma anche presuntuosi, inavvicinibili, scostanti, asociali, ecc. Non che in molti casi questo non sia vero, e in quasi tutti questi casi si tratti effettivamente di originali che con l'arte hanno poco o niente a che spartire, però si fa di tutt'erba un fascio, anche perché mancano del tutto i criteri per poter riconoscere e individuare chi veramente ha un rapporto diretto con l'arte e chi solo con l'estro fantasioso e chi, nei casi migliori, con l'abilità. Ma questo atteggiamento della società non è altro che lo specchio della mente, della mente di ognuno. Essa ha un ruolo e una funzione: deve occuparsi di tutte le problematiche del nostro corpo nella dura lotta alla sopravvivenza quotidiana. Noi non ce ne rendiamo conto, ma le funzioni sono veramente tante, e non per nulla l'uomo d'oggi va incontro a problematiche mentali non trascurabili. Come può il nostro cervello permettere che un'attività del tutto superflua alla vita pratica come può essere svolgere un'attività artistica possa assorbire tanta energia, come può essere l'impegno di esercizi quotidiani, studio, coinvolgimento corporeo e mentale? Ed ecco quindi che essa si comporti come certi genitori e come gran parte della società, cioè cerchi di allontanarci da quella attività, cerchi di convincerci sulla sua inutilità, sulla astrusità e utopia delle nostre passioni e dei nostri obiettivi.
Anche se noi lo consideriamo un elemento negativo, può subentrare una motivazione trainante: l'ego! L'ego o meglio ancora il narcisismo crea una motivazione forte per indurci a lavorare a una finalità artistica. Si tratta, a un certo punto, di realizzare il limite fortissimo di questa spinta e superarla per far vincere l'esigenza spirituale più profonda e avvincente... se c'è!
Nessun commento:
Posta un commento