Si verificano, nel corso dell'apprendimento, due fenomeni opposti: la spinta e il trattenimento della voce. A cosa sono dovuti, cosa causano e come affrontarli?
Si può restare perplessi di fronte alla coesistenza di due fenomeni di opposta tendenza, eppure questo dobbiamo constatare e dobbiamo anche ricercarne le cause, se vogliamo poterne annullare gli effetti negativi senza creare tecnicismi che solo apparentemente potrebbero superare i problemi ma in realtà rischiando di dilartarli. Sulla spinta per la verità ci siamo già dilungati. Da un lato c'è una tendenza abbastanza comprensibile di ogni soggetto che cerca di ingrandire e intensificare la voce. La soluzione non può essere certo quella di tirare indietro o spingere verso il basso!!! L'unica soluzione degna di nota consiste nel parlato, cioè pronunciare, poi intonando, con la semplicità del parlato quotidiano. Questo rende scettici molti perché non possono immaginare che il parlato possa svilupparsi fino a diventare una grande e sonorissima voce. Ma questo può essere un problema superabile dal maestro che esemplifica. L'altra causa della spinta è ben più spinosa, e consiste nella reazione istintiva, come ho scritto a sazietà, e dunque su questo non mi dilungo.
Ora esaminerò il trattenimento, che è un difetto persistente e subdolo. Ci sono molte e variegate ragioni, caratteriali, personali, nei primi tempi, e solo più avanti ne subentrano altre di tipo fisiologico-istintivo. La timidezza, la vergogna, la paura (questa è di tipo emotivo-istintivo), tendono a far trattenere il suono, e quel che è peggio è che rendendosene conto il soggetto comincia a spingere! Per cui ci si trova in una contraddizione in essere, cioè lo stesso soggetto che oppone resistenza e preme per vincerla. Anche questo difetto si può affrontare in buona parte col parlato semplice, naturalmente ampliandone la tessitura a tutta la gamma posseduta, il che, come si può facilmente immaginare, non è per niente semplice, specie per le donne (che in effetti non hanno bisogno di estenderlo oltre un mi-fa4). Cosa succede in un certo momento? Che l'equilibrio che si va a instaurare tra le masse (suono e aria di alimentazione) permette la creazione (e anche sensazione) di quel "tubo vuoto" o gola aperta e "morta" che l'istinto non accoglie volentieri perché si potrebbe creare uno svuotamento troppo repentino e violento dei polmoni. Ecco che qui, dunque, subentrano i concetti di "sostegno del petto" (inteso come torace, non come registro) e respirazione artistica. La capacità del soggetto di non mettere in pressione l'aria polmonare, che ne causerebbe una fuoriuscita troppo impetuosa e la chiusura glottica, e che, peraltro, non deve per nessun motivo ricreare la condizione di trattenere, è quella meravigliosa condizione di perfetto equilibrio o galleggiamento aereo (non galleggiamento vocale, che, pur essendo un'ottima e interessante sensazione, è più comune e non necessariamente priva di difetti) che permette una vocalità artistica, ovvero la possibilità di un'autentico parlar cantando, perfettamente intonato, purissimo, diffusivo, effusivo, piacevole, sonoro, penetrante e malleabile, cioè in grado di potersi esprimere, sempre con efficace sonorità, dal sospirato al fortissimo, dal chiaro allo scuro, su tutta la gamma, senza più scalini. Puntiamo alla semplicità, che è sicuramente la strada migliore, anche se con questo mi rendo conto di aver detto molto poco... o troppo!
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