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giovedì, dicembre 18, 2014

Difetti al quadrato

C'è qualcuno, la cui voce - non reale ma editoriale - è parecchio divulgata, che suggerisce che per contrastare la spinta che molti allievi esercitano nel tentivo di cantare con molto volume, si può ricorrere al difetto opposto, cioè la nasalizzazione, perlomeno temporaneamente.
Per intanto sarebbe da analizzare se veramente si tratta di un difetto opposto. Secondo me no, per niente. La spinta è una forza che per varie cause, in questo blog più e più volte analizzate e descritte, procede dal basso verso la laringe e quindi verso l'alto. Nasalizzare non significa affatto non spingere! Semmai l'azione opposta, contraria, è lo spingere verso il basso, quindi l'affondo! Nasalizzare è un'azione che si può fare spontaneamente e consiste nel lasciar scendere il velopendolo in modo che il suono possa transitare attraverso le coane, i forellini di comunicazione posteriori, nelle fosse nasali. Vi si dedicò con molto entusiasmo il baritono Gino Bechi, il quale non mi pare abbia superato i vent'anni di carriera proprio per la spinta esagerata verso le fosse nasali.
Ma in fondo siamo sempre alle solite. Come ho più volte spiegato, la tecnica consiste nel cercare degli escamotage, in assenza di coscienza, che permettano di superare una determinata difficoltà. Non essendoci cognizione di quanto si sta facendo, del perché e delle possibili conseguenze, la difficoltà o difetto potrà sembrare superata perché l'istinto ha concesso un più ampio margine di concessione, ma in un tempo più o meno lungo, tornerà a farsi sentire e a riprendersi il concesso, in quanto non ha realmente assimilata come propria quella certa azione, nel nostro caso il canto, e vi si opporrà appena le forze fisiche, che impongono l'azione, cominceranno a venir meno. Nasalizzare, come affondare, tirare, spingere, alzare, ecc., sono tutte facce della stessa medaglia, cioè metodi incoscienti, aggiustamenti privi di reale cognizione di causa. Il difetto temporaneo è sempre presente, perché la perfezione è il risultato finale, e l'insegnante sa che deve tollerare il mantenimento di determinate difficoltà mentre forma l'allievo; si tratta di scegliere i difetti meno gravi in attesa che si sviluppino le qualità che permettono il superamento di ogni difficoltà e difetto. La nasalizzazione, come l'affondo, non rientrano e non possono rientrare tra i difetti consentiti, anche se chi li ha in modo rimarcato e spontaneo, li conserverà per qualche tempo, ma l'insegnante ne sottolineeerà sempre la necessità di eliminazione in modo anche da far constatare all'allievo le caratteristiche del difetto stesso in modo che proceda anche autonomamente alla sua eliminazione. Figuriamoci se si può pensare di inserire in un allievo che non ha quel difetto una simile procedura! Significherebbe aggiungere difetti a difetti. Possono esserci casi, piuttosto singolari, dove il permanere "testardo" di un certo difetto, richieda una qualche correzione "non ortodossa", più che altro come tentativo di velocizzare i tempi, ma sempre nell'ambito di una fonazione leggera, ampia, gradevole e consapevole.

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