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sabato, maggio 21, 2016
Oltre l'ostacolo
Sarò breve. E' un'osservazione piuttosto semplice. Quando si espira di norma il fiato non incontra alcun ostacolo, riesce agevolmente a uscire senza problemi, e ognuno di noi è pronto, senza alcun pensiero, a riprendere fiato, per poi espellerlo nuovamente... e così via. Il canto è espirazione, quindi perché non avviene la stessa cosa? Quando parliamo non ci avvediamo di far fatica, oggi ho assistito a un politico che ha fatto ben tre comizi in diverse parti d'Italia, e alla fine sarà stato stanchino, ma ha anche parlato per ore, e la voce era ancora buona. Come mai pure questa cosa non avviene nel canto? Perché nel parlato e nell'espirazione spontanea a noi manca LA COSCIENZA! Non ci rendiamo conto di come, quando, quanto lo facciamo. Il canto, essendo una modalità particolare di parlato (intonato) e di espirazione (con costanza e con una "resistenza" costituita dalle seppur deboli corde vocali), ci troviamo in difficoltà perché ci manca la coscienza e la disciplina della voce è prima di tutto acquisizione di coscienza. Uno dei problemi seri da affrontare, è il mettere in sintonia espirazione e voce. Se si parte dal presupposto che l'aria serve a mettere in vibrazione le corde vocali, si è già (pur nella correttezza logica dell'asserzione) sulla strada sbagliata, perché si è sostanzialmente diviso in due parti il "tubo" vocale. E' invece necessario far sì che il "tubo" (una delle felici intuizioni del Garcia) sia - o sia considerato - unico, cioè non distinguere la parte ove agisce il fiato da quella dove si è formato il suono. Se si agisce dividendo, si avrà anche l'erronea percezione della voce che nasce dentro, o, peggio ancora, di andare alla ricerca della vocale internamente, cioè alla base del suono. E' fondamentale, viceversa, raggiungere la constatazione che la voce - la vocale - si forma, nasce, OLTRE il suono (meglio ancora se lo si considera fiato). Se si riesce a entrare in questa logica artistica, ecco che semplicemente la voce salta ogni ostacolo, come avviene per il fiato puro e come avviene per il parlato semplice. Se immaginiamo il fiato-suono come lo zampillo di una fontana dalle labbra, noi dovremo constatare, quando avremo vinto le nostre paure, che la voce più facile, bella, morbida, sonora, si sviluppa dove lo zampillo cade, cioè lontano da noi. Più il suono è alto di intonazione, più lo zampillo dovrà cadere lontano. E' un impegno che specie nei primi tempi darà filo da torcere a tutti, abituati, invece, a chiudere, a trattenere, a far rimbombare dentro, a cercare con i muscoli, con i pensieri, qualcosa che non c'è. Quando si comincerà a raggiungere quel traguardo, si comincerà anche a capire che esiste una condizione per cui si canta come si parla.
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Post bellissimo. La fortuna è trovare chi ti guida nel percorso di consapevolezza verso la presa di coscienza.... dove molti insegnanti (non mi sento di definirli Maestri) ti guidano verso la via della parcellizzazione, della divisione e non verso la grande meta. GRAZIE
RispondiElimina"Più il suono è alto di intonazione, più lo zampillo dovrà cadere lontano". Credo di non aver capito molto bene.... :-)
RispondiEliminaMa quando canto con l'intonazione giusta,cioè pronuncia ed energia giusta, lo zampillo a me sembra che cada sempre nella stessa zona.... Il suono proiettato sul fiato all'esterno, almeno è questa la mia sensazione, a me sembra che si diffonda e copra tutte le zone dalle più vicine alle più lontane. Ma sicuramente, avrò male interpretato ciò che hai scritto. Grazie Maestro.
Dunque: non è "il suono proiettato sul fiato esterno", è fiato-suono che esce come fosse fiato puro, e al termine c'è la vocale. Questo punto terminale comunque ci appare piuttosto staccato da noi, dal nostro corpo, ma al fine di dare la giusta quantità, è altrettanto utile pensare a un getto che aumenta la sua portata a seconda del volume e/o dell'altezza tonale. E' evidente che se si fa un mi3 o un la3, non possono avere la stessa portata di fiato, il secondo necessiterà di maggior quantità, e lo strumento psicologico per dare più fiato è il volerlo gettare un po' più lontano. Questo, peraltro, è un escamotage che serve solo per poco tempo, giusto per "ingannare" l'istinto e simulare un soffio, un alito adeguato. In realtà la cosa dopo un certo tempo dovrebbe risultare connaturata al fenomeno stesso.
RispondiEliminaNella fase di studio (personale perchè le distanze mi impediscono di raggiungerti caro Fabio, ma gli esercizi sul parlato e sul sussurato li faccio quasi tutti i giorni con risultati che chiamarli sorprendenti è un eufemismo) in cui mi trovo le note sul passaggio e limitrofe (i veri acuti non ci provo neanche) le raggiungo senza scatenare le reazioni involontarie dell'istinto solo se le penso piccole e con poco fiato, cantate piano e, seguendo le tue indicazioni, cercando (non con facilità) di mantenere la pronuncia, spero corretta. Pensare di mandarle lontano non credo mi aiuterebbe, forse il suggerimento vale per una fase più avanzata, o forse gli acuti non so ancora cosa siano ...
RispondiEliminaCaro Fulvio, il post tuo e quello di Salvo prima mi fanno intendere che l'argomento non solo non è così semplice come pensavo, ma rischia addirittura, come sempre, di portare confusione e possibili errori. Per cui invito a non provare, se non avete già sperimentato qui con me, questa strada. In ogni modo appena potrò realizzerò un video esemplificativo. Grazie.
RispondiEliminagrazie a te come sempre per condividere questi tesori senza chiedere niente in cambio, sì credo che nel mio percorso sto cominciando a capire le strade che sono pericolose per me e comunque non alla mia portata...aspetto con tranquillità il tuo video
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