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giovedì, settembre 29, 2016
Del fiato evolutivo
Animale-bestia e animale-uomo. Quali le differenze? Mi riferisco agli aspetti strutturali e di funzionamento vegetativo-relazionali. Non sono moltissime; l'uomo è bipede-eretto, e alcune differenze afferiscono a questa diversa postura. L'apparato vocale è diverso, perché solo nella componente umana è in grado di formulare fonemi. Ciò che però non è molto diverso è l'apparato respiratorio, che è diverso solo nella diversa condizione posturale. In altre parole: è diverso l'apparato vocale ma non lo è quello respiratorio, che però dovrebbe esserlo se tutti gli uomini, oltre che parlare, dovessero cantare costantemente e a un livello artistico. Ciò che sto dicendo è che la STRUTTURA polmonare e il funzionamento stesso dell'apparato respiratorio, se fosse RELAZIONATO con un apparato vocale con una esigenza funzionale di canto lirico, sarebbe diverso. Ma ciò che possiamo anche dire è che questa diversa strutturazione esiste nell'uomo, fa parte del suo bagaglio EVOLUTIVO. In sostanza, dunque, noi possiamo dire che rispetto all'animale-bestia, l'animale-uomo ha compiuto un'evoluzione su alcuni aspetti (sicuramente quello cerebrale), ma non su molti altri, compresa la respirazione, che si mantiene a un livello qualitativo basso. Ciò che dovrebbe fare una buona scuola di canto, dunque, non è agire sull'apparato vocale CHE E' GIA' PREDISPOSTO PER UN FUNZIONAMENTO EVOLUTO, o, perlomeno, è in condizioni di adattarsi a un funzionamento evoluto, ma sull'apparato respiratorio, che questa evoluzione non ha compiuto. Attenzione, però, che questa evoluzione non gliela si può far compiere autonomamente, perché manca L'ESIGENZA! Un'evoluzione non procede se manca una causa motivante forte; quindi noi dobbiamo fornire al nostro sistema vitale delle motivazioni oggettive per innescare un procedimento evolutivo, il che vuol dire usare la voce in un certo modo. Ora, questo procedimento avviene anche inconsapevolmente in tutti coloro che utilizzano la voce in misura maggiore di quanto non serva abitualmente, per cui tutti i cantanti, anche coloro che cantano davvero molto male, sviluppano (un po') il fiato. Ma ecco il termine da sottolineare: sviluppo. Esiste una differenza sostanziale, fondamentale, tra SVILUPPO e EVOLUZIONE. Un fiato sviluppato con qualsivoglia tecnica o anche "non tecnica", cioè semplicemente con un uso intensivo, è soggetto a limiti e soprattutto a decadimento. Quando il fiato non serve più a quella determinata funzione aggiunta, anche per poco tempo, si riporterà alle condizioni minimali. Mi è capitato, ad esempio, di accogliere allievi di canto non più giovanissimi che in età adolescenziale o giovanile avevano cantato anche a un livello più che discreto, che dopo alcuni anni di sosta non riescono più a corrispondere sufficientemente alla stessa funzione. E' forse cambiato qualcosa a livello fisico o vocale? No, anzi, il riposo avrebbe dovuto giovare, e magari oggi sono più "tonici" di un tempo. Si è persa "la tecnica"? Va beh, questa è sempre la favoletta. Bisognerà rendersi conto, prima o poi, che la voce non è un pianoforte!!! Ciò che si è perso è l'ausilio del fiato. Si può recuperare, ma sarà sempre soggetto alla stessa legge. Ben diversa è la questione di un fiato "evoluto", cioè un fiato che non si è semplicemente sviluppato quantitativamente, ma si è modificato nel profondo, per adeguarsi a una nuova funzionalità umana ritenuta indispensabile dal soggetto: il canto artistico. Non possiamo togliere al fiato (ovvero all'istinto) la funzione regolatrice, per cui se stiamo fermi per un certo periodo, esso tornerà al minimo, ma conserverà sempre la capacità di riportarsi a quella funzione massima connaturata con l'esigenza vocale, quello stato che possiamo definire di "nuovo senso fonico", ovvero di flusso mentale operante. Ancora: noi possiamo arrivare a dire che il grande canto non è solo un canto artistico, pensando alla "voce", ma è un atteggiamento respiratorio, o fiato, artistico, ribadendo che è la condizione complementare a un apparato vocale già evoluto, che quindi non abbisogna di ulteriori sviluppi; ciò che si fa con la voce deve essere fatto esclusivamente in funzione della crescita (coscienziosa) della respirazione. Viceversa, e anche questo deve essere molto ben chiaro, ogni manovra compiuta sull'apparato vocale non finalizzata a una crescita respiratoria consapevole, sarà di intralcio, di blocco, più che inutile, dannosa.
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Scusa Maestro, stai dicendo che se, utopisticamente, per generazioni intere tutta l'umanità si evolvesse verso l'esigenza di un fiato artistico (cioè tutti cantanti) l'apparato fonatorio si adeguerebbe a quella nuova situazione e quindi saremmo tutti forniti di una respirazione ed un apparato morfologico adatto ad accogliere ed emettere un canto artistico, riconoscendolo come necessario alla sopravvivenza, alla vita...
RispondiEliminaSì, Salvo, è ciò che ho scritto, e non è nemmeno necessario che la cosa riguardi tutta l'umanità, ma anche solo una parte di essa. Però le esigenze dovrebbero essere veramente estreme, la qual cosa è a dir poco improbabile, però su questo fondamento si basa la nostra scuola, cioè la potenzialità insita nell'uomo di poter compiere evoluzioni, anche parziali, per potersi adattare a nuove condizioni di vita. Il fatto che non sia necessario a tutta la specie non inficia la possibilità che i singoli, se animati da una forte passione (ovvero un'esigenza spirituale) possano raggiungere ugualmente quello stato. La differenza sta nel fatto che un'evoluzione di specie coinvolge il DNA, mentre quando è il singolo a evolversi non fissa tale stato nel DNA.
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