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sabato, settembre 03, 2016
Il fiato ignorante
Mi è capitato non solo una volta che in alcuni soggetti, sia maschi che femmine, una dei due atteggiamenti cordali non funzionasse a dovere. Quasi sempre è la corda "sottile", o falsetto-testa, la corda più ostica, e questo lo possiamo mettere nella normalità, per cui lo studio, gli esercizi, hanno proprio uno scopo primario di "svegliare" e tonificare la corda che serve per l'ascesa alla zona acuta (su questo non mi soffermo in questo scritto; in parte la questione è la stessa, ma entriamo in un processo molto più impegnativo e complesso da analizzare, cosa comunque già svolta in altri post). Più raramente capita che sia la corda "spessa" a essere sottotono, e, soprattutto nei contraltini, più raramente nei tenori, capita che la zona centro-grave risulti afona, vuota e persino muta. Un allievo, anni fa, era totalmente impossibilitato a scendere sotto il fa2. Naturalmente, nell'arco di alcuni mesi, la zona è stata "riconquistata". Nelle donne la questione può essere più comune, ma non meno importante, e purtroppo spesso non risolta da tanti insegnanti, perché ritengono che il petto non sia utile, se non addirittura dannoso (assurdo!). Non affrontare questo problema o sottovalutarlo è una questione grave, che può creare situazioni di difetto rilevanti in qualunque voce. Dovrei dire che la corda di petto è come la struttura portante dell'organo produttivo, il che significa che se la sua tonicità è bassa, tutta la voce ne risentirà. Ho sentito voci femminili estremamente "vuote", prive di mordente, di completezza, carenti nello spettro sonoro; queste voci saltava all'orecchio che non erano state curate nella produzione di petto, e questo rendeva fragile e impropria l'intera emissione. Qui la responsabilità di insegnanti che fin dalle prime lezioni curano unicamente il falsetto e addirittura mettono in guardia dall'uso del petto, è davvero grave. Dunque, esaminiamo un po' questa situazione, che non è così raro incontrare. Ciò che è difficile ipotizzare sono le cause che portano a questa sottotonicità della corda cosiddetta di petto (non che sia così importante...). In alcuni casi sono atteggiamenti caratteriali, tipo la timidezza, che può portare a parlare in modo trattenuto, sottovoce, per cui, nel tempo, viene privilegiata la corda sottile, che è più idonea a un parlato leggero, ma essendo una corda più tesa e più propria della tessitura acuta, è difficile farla vibrare adeguatamente nella zona centro-grave, per cui si arriva a un'emissione afona, rotta, faticosa e per nulla gradevole. In altri casi possono essere le condizioni ambientali; i bambini imparano a parlare imitando le persone con cui stanno maggiormente, e questa condizione perdura per alcuni anni, per cui, ad esempio, lo stare molto con donne (quindi mamma, tata, maestre dell'asilo) può portare a un'emulazione delle componenti acute e in questo caso può già accadere che il settore centrale resti emarginato; il passo delicato però si svolge nella pubertà, quando la voce si va lentamente ad assestare sul tono adulto, e qui bisogna vedere le preferenze dove si orientano. Nel caso in cui la scelta cada su settori più acuti, il "pericolo" che la voce perda tonicità nel centro è piuttosto alta. Come ho avuto diverse volte modo di spiegare, la nostra macchina umana è governata da un sistema che cerca l'efficienza ma anche l'economicità, ovvero il massimo risultato con il minimo dispendio. Cosa capita al nostro respiro, che poi, come il cuore, è un meccanismo operante 24h su 24? che deve compiere delle scelte, in base alla abitudini. Se noi, per uso quotidiano, tendiamo a non utilizzare frequentemente la corda spessa, il respiro piano piano disimparerà a alimentare, a mettere in vibrazione, quella corda. Nel momento in cui vogliamo rimettere in funzione nella sua interezza il meccanismo vocale, ci troviamo di fronte a un "fiato ignorante", ovvero un fiato che non ha più in sé le caratteristiche utili a rendere vocalmente idonea questa tipologia di vibrazione. Il nostro scopo didattico, pertanto, è di "insegnare", o tornare a insegnare, al fiato la propria missione relativa allo scopo vocale. Il soggetto che autonomamente vuol cantare e si trova con un settore centro-grave inappropriato, cosa farà spontaneamente per cercare di superare l'empasse? Spingerà! Questa è la soluzione più inadatta possibile, perché il fiato viene bloccato e non potrà in alcun modo svilupparsi. Per contro, il soggetto può cercare di dare molto fiato, il che potrebbe essere utile, ma non lo è se non è accompagnato da una cura meticolosissima della pronuncia. E' fondamentale ricordarsi che la pronuncia, la parola scolpita, perfettamente detta, è il faro, mezzo e obiettivo del canto esemplare. Dire parole e frasi laddove la voce comincia a farsi difficoltosa e inappropriata, è sempre la cura fondamentale. Detto così può sembrare facile, ma non lo è per niente! Pur pensando di pronunciare, si andrà a cercare enfasi, volume, rigonfiamento, e ogni altra caratteristica "narcisistica", che non potrà emergere perché legata a un sistema squilibrato, per cui si otterranno solo suoni di bassa o infima qualità e nessuna crescita qualitativa. Occorre la più elementare semplicità, in punta di labbra, legando il più possibile le parole o frasi a situazioni reali e coinvolgenti. Il vocalizzo in questa fase e questa zona è poco opportuno, se non sotto stretta osservazione, privilegiando vocali che permettano la massima adduzione cordale (perché è probabile che nell'ansia di recuperare suono, spingendo e soprattutto buttando senza criterio molto fiato, si generi una adduzione imperfetta con fuoriuscita eccessiva di aria insonora). Occorre non avere fretta! Se l'istinto percepisce l'esigenza di recuperare una zona già di per sé naturalmente preposta al parlato, non tarderà a rilasciare questa opportunità al fiato, considerando che questo recupero non è ascrivibile a una "minaccia".
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Mah, guardiamo un po' ai cantanti professionisti: quanti sono oggi i soprani o i mezzosoprani in grado di farci sentire una prima ottava di voce bella, limpida, sonora, omogenea? Sono poi voci che non dicono nulla, paghe solo di emettere generici suoni. È innanzitutto nel centro che bisogna saper cantare e saper esprimersi.
RispondiEliminaFrancesco
infatti le scuole del passato insistevano proprio sulla cura e appropriazione del "centro".
EliminaConcordo con Francesco..... e quando si scopre la completezza della voce è una grande emozione. Il problema è che pochi insegnano l'arte e così assistiamo a questo scempio. Ho l impressione che nelle donne sia più evidente. Grazie Maestro Fabio!
RispondiEliminaper motivi che non sono nemmeno tanto chiari, da un certo momento in avanti moltissimi insegnanti di canto hanno cominciato a evitare il centro-grave nelle donne e addirittura a temerlo, con la conseguenza di non saperlo più dominare in nessun modo e ricorrere a tecniche assurde per aggirarlo, creando solo difetti e pessimi risultati.
EliminaMolto importanti queste considerazioni.
RispondiEliminaIo che da anni sono un tuo fedele allievo, ahimè, a distanza, vorrei ribadire e sottolineare sulla base della mia esperienza di cantante, che spesso certe "lacune", certe deficienze, sono dovute sicuramente ad un disequilibrio psicologico, di personalità (aggressività, timidezza, prosopopea, eccessiva stima di sè) ma spesso anche ad una forma fisica inappropriata. Il canto artistico è una disciplina che deve mirare alla "perfezione" e quindi proprio perchè siamo imperfetti sarà molto difficile cantare artisticamente, ci si dovrà accontentare di momenti sublimi. Almeno questo è quello che vivo quotidianamente e che ho modo di verificare. E' anche vero che i momenti "sublimi" nel tempo sono diventati più assidui... ma basta davvero poco per perdere la giusta sintonia, l'unità. Il prodotto finale è più che accettabile, ma quando provi il sublime, resti un pò amareggiato di non averlo sempre a tua disposizione.
beh, diciamo che una certa base a un certo punto diventa un "sesto senso" e non si perde più, se non in momenti di evidente malessere soprattutto fisico. Diciamo che la forma sublime richiede effettivamente una condizione ottimale, più che altro per l'esibizione in pubblico. Occorre molta fiducia nei propri mezzi, in sé stessi.
EliminaLa fiducia in sé stessi, nei propri mezzi....
RispondiEliminaGià fatto un post? ;-)
Grazie Fabio.
ci sto pensando da un po'...
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