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lunedì, maggio 01, 2017

Le relazioni respiratorie

Il respiro, a parte lo scambio chimico, ha o può avere altre funzioni. Mi soffermo un attimo sul fiato per suonare uno strumento, tipo oboe o tromba, rispetto a quello vocale. Moltissime persone sono convinte che il suonare uno strumento possa servire al canto, e/o viceversa. Non si può negare che una certa utilità possa averla, così come il fare sport o attività in genere che necessitino di un uso più frequente e intenso del fiato. Suonare uno strumento consiste nell'insufflare aria in un tubo, mediato da un'ancia che trasforma il fiato in suono. Che differenza ci può essere con il gonfiare un pallone, ad esempio? Poca, a parte che l'ancia pone un ostacolo per cui è richiesta una maggior pressione, almeno inizialmente (anche il pallone, quando sarà pieno d'aria richiederà più pressione). Dunque per il nostro corpo suonare uno strumento è grossomodo assimilabile a gonfiare un pallone. Riuscire a insegnare al fiato che occorre una disciplina, sarà molto difficile, perché una relazione con un mezzo meccanico esterno è quasi impossibile da instaurare. Diciamo quasi, ma forse lo è del tutto. Nella voce la relazione si instaura prima di tutto con la laringe, cioè un elemento anatomico e fisiologico con cui il fiato ha già nativamente un rapporto. Non dimentichiamo però mai che dal punto di vista vocale c'è un limite, cioè il ruolo fondamentale di questo organo, che non è quello vocale, ma quello valvolare; allora occorre considerare che i rapporti tra fiato e laringe ci possono aiutare ma anche ostacolare (quindi di fatto noi dovremo modificare questa relazione, almeno nel tempo in cui cantiamo, passando dalla relazione istintiva-valvolare a quella artistica-strumentale; l'insegnamento meccanicistico invece esalta il ruolo istintivo con tutte le conseguenze che ne derivano, perché il canto diventa improprio). L'intelligenza non è un ruolo preposto unicamente al cervello; tutto il nostro corpo, in misure diverse e sicuramente minori, ha un'intelligenza; ce l'ha il fiato (importante) e ce l'hanno i muscoli, ovvero ci sono relazioni conoscitive tra la mente e le varie "periferiche", è una rete (quindi trattare muscoli, fiato e organi in modo meccanico, come avviene oggigiorno da parte della maggior parte dei cantanti, vuol dire misconoscere l'intelligenza o conoscenza insita, ed è una forma di presunzione della mente razionale). Ciò che possiamo ottenere dal fiato nella relazione con la laringe, ha potenzialità enormi, che non si possono paragonare ai risultati che si possono ottenere suonando uno strumento a fiato, in quanto con lo strumento non abbiamo relazioni biologiche. Ora però dobbiamo inserire il terzo elemento, cioè l'articolazione. Se noi consideriamo che nel mondo animale questa relazione non c'è, in quanto il ruolo dell'articolazione nel mondo animale è pressoché nullo, possiamo evincere che un aspetto evolutivo fondamentale nell'uomo (o di supremazia) sta proprio in questo apparato, tant'è vero che una radicale trasformazione scheletrica dell'essere umano (gravante soprattutto sul cranio), compreso il passaggio alla postura bipede, è stata necessaria affinché l'uomo potesse agevolmente articolare i fonemi. In questa transizione è stato coinvolto anche il fiato, ma in misura minima, cioè limitata all'alimentazione del parlato di relazione. Gridare, benché concesso, non può andare oltre certi limiti di durata e di estensione, perché altrimenti subentrano afonie e danni (cioè l'impossibilità di alimentare oltre certi limiti in quanto manca la predisposizione, anche se si può ottenere nel tempo, ma sempre con usure rimarchevoli nel tempo, perché in genere manca l'esigenza). Anche il parlato può avere i suoi limiti, ma è più un fatto soggettivo. Ciò di cui si deve prendere atto è che la relazione tra fiato e articolazione non è ottimale, in quanto una pronuncia perfetta avrebbe un "costo" in termini di energia che non ci possiamo permettere. Stesso discorso vale per l'estensione e la sonorità. Quest'ultima può anche sussistere, in qualche caso, ma sempre limitatamente a determinate zone della gamma. In sintesi: in natura esiste una relazione tra fiato, organo vocale e organo articolatorio, che ci consente di parlare abitualmente. E' possibile migliorare il parlato ed estenderlo in volume, gamma ed espressione (attori) ed è possibile cantare su zone non troppo estese e con moderata sonorità. Quando cerchiamo di forzare questi limiti, le relazioni vanno a farsi benedire, come suol dirsi. Dove sta uno degli errori più ricorrenti delle scuole di canto? Nel voler passare al canto, specie su tessiture e con intensità ragguardevoli, senza essere prima passati dalla prima fase, cioè il miglioramento del parlato. Questa è la strada maestra, perché il fiato è legato all'articolazione, e il suo sviluppo, o meglio ulteriore evoluzione, può avvenire solo grazie all'esigenza di avere un parlato più corretto, fluido ed espressivo. A questo, con i giusti tempi, si potrà affiancare l'intonazione, ma sempre legata al parlato; solo in un secondo momento si potrà cominciare, senza fretta, a riservare tempi al puro vocalizzo, il quale dobbiamo sapere che per le sue caratteristiche troverà opposizione e creerà pertanto reazioni, almeno per un certo tempo, e anche considerevoli. Allora dovremo essere noi a mantenere i rapporti ricordando sempre di dar fiato al fine di poter pronunciare perfettamente, considerando sempre che il puro parlato è esterno e un po' distante da noi, ma senza mai minimamente spingere, anzi togliendo ogni forza e ogni pressione, anche cantando o esercitandosi piano e pianissimo (senza trattenere).

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