Gli apparati preposti alla vocalità, che sono anche, prioritariamente, preposti alla funzione respiratoria e ad altre funzioni fisiologiche, sono interessati da legàmi e relazioni. Istintivamente e funzionalmente ci sono dei legami, che possiamo definire di tipo fisico, anche se il mezzo di connessione non è necessariamente un organo fisico, come possono essere muscoli, tendini, ecc. ma il fiato. Affinché la respirazione risponda a determinati schemi di funzionamento e possa intervenire in casi di emergenza (vera ma anche presunta), associa i propri organi non direttamente sottoposti a un legame fisico, con legami di tipo respiratorio, per cui il diaframma e il blocco polmonare-bronchiale, pur non essendo direttamente legati alla laringe, ne controllano i movimenti (per dir meglio, è la laringe che è strutturata in un certo modo - valvolare - affinché risponda alle esigenze e alle necessità respiratorie) affinché in tutti i casi in cui vi è la necessità, essa si comporti in un determinato modo, ovvero apra o chiuda o rallenti il flusso aereo in modo che la pressione interna ai polmoni possa aumentare o diminuire con le conseguenze che necessitano. Se dobbiamo compiere un certo sforzo, che può essere di tipo fisiologico (evacuazione) ma anche esterno, tipo sollevare carichi, il fiato viene richiamato ausiliariamente a collaborare con la muscolatura esterna. Quando ciò avviene la laringe tende addirittura a chiudere completamente il passaggio dell'aria e il diaframma a sollevarsi affinché nei polmoni si crei un'elevata pressione, che come uno pneumatico aiuti il corpo a ritrovare una posizione eretta. Questa funzione è insita nell'ingegneria del nostro corpo, è ineliminabile e fa parte del nostro istinto di conservazione e sopravvivenza, intendendo, con questo, quel "programma" di funzionamento che fa parte del nostro "kit". Il canto non può assurgere, nel nostro tempo e nelle nostre condizioni ambientali di vita, a esigenza tale da commutare queste regole di funzionamento in altre a noi più consone, come ad esempio cantare, perché metteremmo, almeno potenzialmente, in pericolo la nostra vita e quindi il nostro sistema di difesa impedisce tale commutazione (i legami sono gli stessi che intervengono per la deglutizione, per l'espulsione di corpi estranei dalla gola, per l'apnea in acqua o in determinate condizioni di pericolo generale). Le relazioni tra organi, diversamente dai legami, pur mantenendo un rapporto tra essi, non ne impone sempre e necessariamente i movimenti in base all'organo principale, ma ne lascia l'indipendenza a seconda delle esigenze. Ed ecco, ancora una volta, che noi possiamo parlare di una evoluzione qualitativa del corpo, che compie una leggera modifica, nel senso che gli organi interessati diventano più "intelligenti"e autonomi, ovvero in base alle richieste, se più cogenti - gestite dal nostro cervello rettiliano - o più espressive - gestite quindi dalla neocorteccia o da pulsioni artistico-spirituali - possono compiere movimenti e funzioni diversificate. E' chiaro che se mentre si canta entra un granellino nella trachea, dovrò tossire per espellere il corpo pericolosamente infiltrato, ma finché le condizioni generali non lo richiedono, se la disciplina artistica a cui il soggetto si è sottoposto è riuscito a rendere indipendenti i vari organi, io potrò usare la laringe, e ogni altro organo necessario, come strumento musicale e non come valvola o altra funzione primaria.
Pertanto riconosciamo che il primo e fondamentale legame è quello instaurato tra diaframma-polmoni e laringe. C'è poi un legame, che però è anche muscolare, tra laringe e velopendolo, infine ve n'è uno tra la laringe e l'esterno (parlato). Quindi i nostri tre apparati fonici fondamentali: alimentazione (fiato), produzione (laringe) e articolazione-amplificazione, sono tra loro legati e interdipendenti in senso istintivo. Questi legami non funzionano in modo identico in tutte le persone, così come l'istinto non è egualmente "accanito" in tutti gli uomini, pur basandosi sullo stesso principio. Nel parlato colloquiale, ecco che noi abbiamo già una diversificazione rispetto al funzionamento generale, per cui gli apparati si rendono indipendenti e funzionano in modo rilassato e fluido. Se però forziamo la mano e gridiamo o parliamo a lungo in una modalità diversa dal solito, ecco che le nostre funzioni di difesa possono entrare in campo e crearci difficoltà al fine di far cessare la nostra attività ritenuta impropria. Se si canta, senza una preparazione specifica ed appropriata, su una tessitura acuta non supportata naturalmente dai nostri apparati, la laringe tenderà a salire perché le corde per tendersi molto hanno bisogno di spazio, che si trova appunto nella parte più elevata del faringe. Il legame esistente tra laringe e diaframma provoca di conseguenza un sollevamento di questo, quindi uno spoggio del fiato e quindi una diminuita energia che metterà le c.v. in difficoltà; ne potrà conseguire subito un fastidio, tosse e, alla lunga, afonia. Mettere in atto una disciplina che recida quel legame, significherà poter far sì che la laringe possa alzarsi, per ragioni fonico-musicali, senza provocare lo spoggio.
Quando si esegue ad esempio una scala o un salto ascendente, la consuetudine, anche di tipo psicologico, fa sì che si "tiri" in avanti il suono stesso, e quel legame tra laringe e bocca fa sì che salendo con le note salga anche laringe e poi l'altro legame faccia salire il diaframma. Ancora: il voler dar tanto suono, in genere porta a spingere, a premere in avanti e anche questo porta a sollevamenti e spoggio. Il pensare che le vocali si originino internamente, e che quindi il canto si diffonda nell'ambiente come proiezione da dentro a fuori, comporta l'insorgere di una catena che subirà le stesse conseguenze, mentre il risultato ottimale è che la vocale si origini esternamente (unica possibilità di pura pronuncia) e che maturi una sua indipendenza dal suono, con cui avrà ovviamente una relazione, ma non un legame.
Se per cercare degli effetti mi metto a premere sulla laringe (molti lo fanno, anche senza accorgersene coscientemente), o lo si fa per evitare che si alzi (errore madornale), perché ci si accorge che il sollevamento laringeo comporta spoggio ovvero dequalificazione del canto, si va esattamente nella direzione opposta a quella artistica, cioè si consolida il legame tra diaframma e laringe, e si inibisce la sua potenzialità di strumento musicale e (per questo) la sua indipendenza dagli organi respiratori maggiori. Ecco quindi che necessita prima di tutto esaltare le possibilità di interdipendenza già insiste tra gli apparati, partendo dal parlato che già le possiede in natura e ampliarle, perfezionando, cioè richiedendo una esaltazione espressiva, emotiva, sentimentale della parola affinché sia sempre correlata non con gli organi fisici ma con quelli spirituali.
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