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giovedì, gennaio 02, 2020

Della passione

Come e perché una persona si dedica a un'attività particolare, come può essere la musica, il canto? Suol dirsi che è spinto dalla passione. Cioè? Nelle discipline orientali la passione non sempre viene segnalata come una virtù, anzi più frequentemente come una pulsione negativa, individuandola come "brama". Bramare significa agognare qualcosa, desiderare in modo esasperato. Questo in genere è associato ai beni materiali (desiderare soldi, un oggetto, un certo stile di vita...). Quindi è piuttosto importante analizzare e individuare l'oggetto della passione. Non c'è dubbio che il mondo della lirica spesso si accomuna a quello del calcio o dello spettacolo. Posso capirlo in quegli ambienti, ma il fanatismo acritico che circonda molti personaggi (dalla Callas a Del Monaco, a Karajan o Toscanini, Di Stefano o Corelli o Bastianini, e via dicendo anche verso molti personaggi contemporanei, come possono essere Bocelli o la Netrebko o Muti), e che crea per contro aggressività, nasconde in realtà profonda ignoranza e incapacità di analisi e valutazione. Si può comprendere e giustificare il "mi piace" e "il non mi piace", ma non giudizi assolutistici ("il più grande", "il più bravo", "il migliore", ecc.) in totale assenza di valutazioni oggettive, in totale assenza di criteri. Allora occorre porsi domande: perché ho questa passione? A cosa mira questa pulsione? E occorre darsi risposte coscienziose, sincere. Il nostro spirito preme affinché si liberi un po' della verità contenuta in esso, e per farlo ci induce a praticare attività portatrici di messaggi subliminali. Questi messaggi non riguardano un soggetto, l'ego, ma noi, tutti, quindi deve essere un'attività volta a migliorare il nostro mondo, in poche parole: a unirci, a collaborare, a non ostacolarci l'un l'altro, a prenderci cura degli altri, a lenire le sofferenze, e così via. Naturalmente è più che legittimo che dalla pratica di un'arte si debba ricavare anche il sostegno alla propria vita, quindi è giusto guadagnare, però non dimenticando che non è realmente "un lavoro", ma qualcosa di molto più elevato, quindi accanto alla professione dovrà sempre esserci un'attività di insegnamento, di collaborazione, ecc. svolta anche gratuitamente a favore della collettività. Quindi non potrà essere un'attività volta esclusivamente al guadagno personale, all'arricchimento, al prestigio, alla fama individuale. In sintesi: esiste una pulsione spirituale a occuparci di attività artistiche, cioè slegate dalla nostra vita materiale e mortale, la qual cosa è positiva, ma questa passione può venire intercettata dalla nostra brama (terrena) di fama, di celebrità, di guadagni superlativi, cioè il sogno di una vita di apparenza, perché quel genere di sogno è illusorio; si pensa che con i miliardi la nostra vita diventi quella di un dio, senza necessità pratiche, bisogni materiali. E per realizzare questo si possa calpestare il prossimo, ridurne la dignità, considerarlo un inferiore, ecc. Come ho scritto tante volte, noi dobbiamo scacciare la spinta egoica, che oltretutto ci impedisce di prendere coscienza di noi stessi, di comprendere la verità del percorso per raggiungere l'obiettivo della purezza del gesto artistico. Non è mai troppo tardi per rinunciare a quello per mettersi sulla giusta strada. Avere una passione, pertanto, non è mai di per sé un dato negativo, al contrario, ma può diventarlo se mal indirizzata, quindi bisogna rimettersi in gioco e rinunciare ai sogni di gloria (che non significa che non possano comunque avvenire, ma non devono riguardare l'obiettivo principale). Coltivare virtuosamente una passione significa esercitarsi nell'ottica della perfezione, cercando anche di coinvolgere tutto il proprio stile di vita, senza fanatismi, senza mettere sé stessi al centro del mondo.

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