Una gran parte di coloro che studiano canto dopo i primi successi, cominciano a provare timore di dimenticare ciò che apprendono a lezione. In un certo senso hanno anche prova di questo nel fatto che nelle lezioni successive capita sovente che ricadano in carenze, errori, persino retrocessioni. Sembra esista una sorta di amnesia che colpisca gli aspiranti cantanti o musicisti dai progressi compiuti a lezione. Come ho già spiegato in passato e ricordo sovente a lezione, la memoria di per sé ha un'importanza marginale. Anzi, proprio in collegamento a un recente post, sulla "posizione", si può proprio dire che le scuole "tecniche" hanno bisogno della memoria per ricordare le posizioni. Non essendoci alcuna necessità di ricordare qualsivoglia posizione, ecco che già la memoria viene notevolmente ridimensionata. Ciò che si apprende a lezione non ha bisogno di restare nella memoria, ma nel corpo, o meglio nel fiato. Peraltro dispiace vivere con quella sensazione di perdere pezzi. In ogni modo la risposta a questo pseudo problema esiste e riguarda un po' tutto l'ambito artistico. A parte infatti gli aspetti più propri del canto pratico, esiste naturalmente l'approccio teorico: dove respirare in un brano, quali fraseggi, quali dinamiche, atteggiamenti... ecc. poi ci sono gli aspetti della musica: solfeggio, storia, armonia, ecc. Ebbene, anche su questi si tende a dimenticare e fare confusione. Il perché è spiegabile nella metafora del mosaico.
Poniamo che lo scibile di un'arte come il canto, nel nostro caso, sia rappresentabile da una grande immagine, che poi abbiamo suddiviso in tante tessere, come può essere un mosaico, o puzzle. L'allievo o il neofita, ogni volta apprende un po' di quest'arte, quindi singole tessere. Come sappiamo, quando guardiamo una singola tessera non riusciamo a capire cosa rappresenta, essendo solo una parte. Mancano quindi relazioni e riferimenti col tutto. Il maestro ci metterà tutto il suo impegno per cercare di dare il massimo rilievo a ogni spiegazione, ma resta il fatto che non si può dare o spiegare tutto, non è concepibile, occorre tempo. Solo quando larghe parti del mosaico cominceranno a prendere forma, a essere comprensibili, e quindi si presenteranno relazioni e combinazioni chiare, il disegno definitivo comincerà ad apparirci e quindi a quel punto non sarà più una questione di memoria, cioè un sapere appiccicato fisicamente nei nostri neuroni, ma comincerà ad essere NOSTRO, cioè assimilato, cioè che ci appartiene e che riusciremo quindi a esprimere con parole nostre, non ripetere a pappagallo. Quindi, come sempre, si tratta di una questione di tempo, di pazienza, di fiducia.
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