Translate

mercoledì, aprile 28, 2021

Lo strumento

 In questo post non intendo parlare dello strumento musicale, ma di un altro, anche più importante. E' stato dimostrato ormai da decenni che la psiche ha un'influenza fondamentale sulle nostre azioni, attive o passive che siano. In medicina si chiama effetto placebo. Tutte le medicine "alternative" sono d'accordo sul fatto che è erroneo pensare che una terapia guarisca; ciò che guarisce è la convinzione che quella determinata terapia possa guarire, per cui se non si ha fiducia in un determinato strumento di guarigione, sia esso chirurgico, chimico o naturale, difficilmente funzionerà, o per lo meno lo renderemo meno efficace. In buona sostanza è il punto focale dell'azione su cui noi incentriamo la nostra fiducia a permettere una positiva risoluzione di un problema, e per l'appunto lo possiamo definire "lo strumento". Se lo strumento siamo noi, vorrà dire che non incentriamo la nostra fiducia in un tipo di medicina o di terapia, ma nella risposta che il nostro corpo attiverà a quel tipo di terapia. Cioè si partirà dal fatto che NOI siamo nella condizione di guarire, non la terapia, che agisce solo da strumento. Questo assunto è fondamentale anche nel canto. Io noto che c'è nelle persone quasi sempre un fondo di resistenza alla disciplina vocale. Frasi come "ma quanto tempo ci vorrà?" "come mai miglioro così poco o così lentamente", ecc. in realtà nascondono la sottile convinzione che c'è qualcosa che non va, che non si è del tutto portati per quella azione, che non si arriverà mai a una piena consapevolezza, e via dicendo. Allora, come espressi già nel post "il maestro proiezione di sé", dobbiamo considerare fondamentalmente che il maestro... SIAMO NOI. Quello che chiamiamo maestro e verso cui nutriamo fiducia, è lo strumento che ci permettere di riconoscere e svelare noi stessi. Però è fondamentale comprendere che il maestro non potrà mai inserire entro di noi qualcosa che già non ci sia o permetterci di fare qualcosa che non siamo potenzialmente in grado di fare. Allora quando io dico, e lo dico spesso, "se lo faccio io, lo puoi fare anche tu", non è una presa in giro! Però si attende troppo spesso che l'insegnante riesca a inventare qualcosa che magicamente ci faccia cantare (o qualsiasi altra cosa, il discorso è ovviamente aperto a qualunque disciplina). Vi racconto un aneddoto che mi riguarda. Quando avevo circa 9 anni, ripresi le lezioni di pianoforte (avevo iniziato piccolissimo, per un paio d'anni, ma poi avevo interrotto). Quando andavo a lezione, mi capitava spesso di sentire il ragazzo prima di me che faceva cose che mi sembravano stupefacenti, e per giunta si chiamava Bellini, che io già sapevo chi era. Io iniziavo appena i primi esercizi, ma dicevo entro di me, consapevolmente: "arriverò presto al suo livello". Ebbene, io ricordo bene che dopo non troppo tempo suonavo i brani che gli avevo sentito suonare. Questo atteggiamento l'ho sempre avuto. A me piaceva conoscere persone sapienti, e quando le conoscevo e capivo quanto era grande la loro cultura, mi ponevo l'obiettivo, ma in un certo senso "sapevo": "arrivo a conoscere come loro!" La cosa non era riferita a loro, ma a me stesso! Cioè io avevo fiducia nelle mie possibilità, non mi ponevo un limite, o per lo meno non me lo ponevo a monte (è logico che non in tutte le cose ho poi raggiunto l'obiettivo, ma questo non mi ha fatto cambiare idea). Dunque esorto tutti coloro che leggono ad avere piena fiducia nei propri mezzi e capacità, a misurarsi con la disciplina e a puntare in alto. Non si tratta di competizione, si badi bene, ma il riconoscimento di ciò che siamo in grado di fare. Si parla spesso di sacrificio, di abnegazione... l'ho fatto spesso anche io dal vivo e per iscritto, ma questo non deve essere un freno, perché se noi facciamo un percorso con la gioia, con la passione, con la vera spinta verso quell'azione, non ne sentirò il peso, ma pregusterò fin da subito il piacere del risultato. Parole come "non riesco", "non ci arrivo", "non sono in grado", ecc., sono tutte ostacolanti, del tutto improprie. Quegli stati depressivi che possono accendersi dopo un incidente di percorso o un temporaneo fallimento possono mandare a monte ore e ore di eccellenti risultati. In ogni modo bisogna riprendersi in fretta. Ricordarsi che ognuno di noi è in grado di raggiungere quel grado di perfezione che la scuola ci presenta. Però bisogna piantarsi nel cervello l'assunto che siamo noi, noi e basta, a poterlo fare. Nessun maestro mai potrà farci raggiungere un elevato grado di competenza, di evoluzione, se non parte da noi stessi la consapevolezza (che non è solo convinzione, che è uno stato di forzata volontà) che quel risultato siamo assolutamente in grado di raggiungerlo, ovvero che noi, anche solitariamente, lo potremmo raggiungere, e il maestro è solo un "acceleratore". Però analizzatevi, e studiate se questo stato vi è proprio. Non potete fingere e non potete bluffare. Se non è nel profondo di voi quello stato di fiducia, allora dovete cambiare, e dovete avere il coraggio di farlo, e in fretta. Usate questo sistema in tutto ciò che vi sta a cuore, a cominciare dalla salute. 

1 commento: