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giovedì, giugno 09, 2022

La dura verità

Bisogna affrontare i fatti e riconoscere i problemi. 

1) questa scuola individua il fondamento delle difficoltà nell'affrontare il canto artistico nell'opposizione da parte dell'istinto di perpetuazione e difesa della specie.

- questo assunto non viene preso in minima considerazione. Le persone, addetti o meno al canto, spesso non credono nemmeno che l'uomo abbia degli istinti. Coloro i quali hanno avuto discussioni con me su questo aspetto non hanno nemmeno voluto dialogare su questo punto, adducendo opinioni prive di qualunque base scientifica. In ogni modo anche nei testi redatti da foniatri o insegnanti con buone nozioni fisio-anatomiche non ho mai rinvenuto alcun aspetto relativo all'istinto. Tutt'al più esso è richiamato, erroneamente, come spiegazione di buone vocalità spontanee.

Le poche persone, al di fuori degli allievi, che hanno accettato, almeno temporaneamente, questa tesi, ovviamente han voluto sapere, magari con spirito dubbioso, polemico, sarcastico, come si può, allora, superare questa opposizione dell'istinto. La risposta c'è:

2) occorre sviluppare un "nuovo senso", il senso fonico. L'istinto governa il nostro corpo attraverso i sensi. Parliamo di un cervello "antico", quindi di dati contenuti nel DNA, pervenuti a noi attraverso numerose generazioni. Il canto non serve alla nostra sopravvivenza, dunque non può stare nei nostri geni. 

3) il potenziale. L'uomo è suscettibile di evoluzione. Non ci riguarda la questione darwiniana, però è oggettivo che nel tempo l'uomo può adattarsi all'ambiente e alle condizioni di vita, acquisendo o perdendo delle capacità, modificando il fisico e le funzioni fisiologiche. Ciò significa che un tempo poteva avere capacità poi perdute, così come ha in sé capacità che potrebbe dover sviluppare se le condizioni di vita dovessero mutare. Ciò significa che potenzialmente possono nascere e svilupparsi nuovi sensi. 

Ora, secondo le persone "normali", dotate di un certo buon senso, di fronte a questa spiegazione, come reagiscono? Incredule, nel migliore dei casi. Se no, come già premesso, divertite e desiderose di trovare l'occasione per ridicolizzare tutto ciò. Del resto, chi anche ci credesse, non può esimersi dall'ulteriore domanda: come si fa a creare questo nuovo senso fonico?

Prima di rispondere, c'è una ulteriore, spinosa, domanda da porsi: chiunque può raggiungere un tal traguardo? Diciamo subito che sì, ogni essere umano è dotato delle stesse potenzialità, quindi la risposta sarebbe (!) positiva. Però si può domandare: quanti ci sono riusciti in un tempo congruo, ad esempio negli ultimi 20 o 50 anni? Non si può dare una risposta sicura, perché potremmo non aver saputo di uomini che ci sono riusciti. Però, volendo approssimare per intuizioni, potremmo dire che possono avercela fatta poche unità. Dunque, quante persone possono realisticamente ritenere di farcela? 

Le tante persone che in più di trent'anni si sono accostate a questa scuola e l'hanno frequentata per un certo tempo, hanno di certo condiviso questo pensiero, avendo ascoltato dettagliate spiegazioni, illustrazioni, esempi; diciamo che si sono convinte. Ma quante di loro ci credono? Non lo so, non l'ho mai chiesto, e credo che nessuna di loro se lo sia chiesto. Forse qualcuno in cuor suo l'ha fortemente desiderato, ma quanto ci abbia sentitamente creduto non so, ma penso forse nessuna. Ma proseguiamo.

4) risposta a "come si può creare un nuovo senso fonico"? Partendo da ciò che è già abbiamo implementato, quindi, nel nostro caso, dal parlato. Esso non crea particolari problemi appunto perché contenuto nel DNA. Però, per la legge del minimo costo, ha una limitata estensione e intensità. In ogni modo esercitando il parlato, estendendolo e perfezionandolo, si creerà un'esigenza di relativo sviluppo respiratorio. Sarebbe tutto qui, ma le difficoltà che si incontrano in questo percorso sono davvero tante e complesse, perché riguardano anche aspetti psicologici e di concentrazione, ma soprattutto un terribile "demone" che riguarda un po' tutti: l'ego. Questo è la principale causa di oscuramento della coscienza, e la coscienza è il centro propulsore del percorso artistico. Se non si prende coscienza di ciò che facciamo, i vantaggi che potremo ottenere dagli esercizi saranno effimeri. 

Ciò che promettiamo a chi segue questa scuola è il possesso di una vocalità stabile, omogenea e non più necessitante di esercizio, appunto perché inglobata nei nostri sensi. Ma quasi nessuno si rende conto di ciò che significa. Anche se previsto dalla Natura che si possano sviluppare nuovi sensi, in quanto potenzialmente in noi, ciò ha un costo energetico importante e può interferire, come in questo caso, con importanti funzioni fisiologiche (la respirazione), ed è per questo che l'istinto è particolarmente severo nel reagire al tentativo di estendere e adattare la sua funzione a quella vocale artistica. 

A questo punto reitero un punto fondamentale: chi può accedere a quel traguardo, e cosa succede quando non ci sono le condizioni per farlo (cioè quasi sempre)? 

Per raggiungere la meta del nuovo senso fonico occorre una disposizione che è di pochissimi nella storia, nel tempo e nello spazio. E' necessaria una spinta spirituale straordinaria (che è il vero talento), che metta il soggetto in una tale disposizione d'animo dal dedicarsi maniacalmente a questa impresa, occupandosi con fervore a tutte le implicazioni che comporta non solo e non tanto dal punto di vista dell'esercizio, ma alla soppressione dell'ego e all'approfondimento degli aspetti gnoseologici (o filosofici) che questa scelta comporta. 

Chi segue questa strada, senza raggiungere la meta agognata, sceglie la strada di una corretta educazione vocale, quindi supererà in qualità e igiene vocale qualunque altra scuola, non correrà rischi di breve durata della carriera, di problemi di salute agli apparati, però deve rendersi conto che si trova sempre su un terreno mobile, non avendo superato la reazione dell'istinto, per cui necessiterà sempre di esercizio, di studio, e che è sempre foriero di possibili regressi e di sviluppo di difetti. 

Questo per chiarezza e verità. Chi intraprende questo studio sa che migliorerà e potrebbe raggiungere un punto in cui il miglioramento si ferma perché non c'è più un "oltre", ma questo è destinato a pochissimi. Il maestro che conosce quel punto, metterà in campo tutte le strategie per consentire agli allievi di raggiungerlo, ma non dipende da lui, perché se non ci sono le condizioni spirituali di spinta, mancherà la condizione fondamentale per assimilare e individuare con incessante impegno tutto ciò che necessita per quel traguardo. Quindi il problema nasce quando le risorse proprie dell'allievo si esauriscono, mentre l'insegnante prosegue incessantemente nel tentativo di far raggiungere il limite. Si crea quindi a un certo momento una frattura difficile da suturare. Non è che non ci sia più la possibilità da parte dell'allievo di raggiungere la perfezione, ma potrebbe avvenire in un tempo infinito, oppure mai. Si può innescare in un momento qualsiasi della propria vita quello stimolo interiore a voler conseguire quel traguardo insperato. Ma, ci si può chiedere: ne vale la pena? A quanti, oggigiorno, può interessare davvero? Considerando, poi, che un canto davvero libero e puro si presenta con delle differenze piuttosto rilevanti, rispetto a quello corrente, e questo non piace alla maggior parte degli addetti ai lavori, ma anche a tanti fruitori che si sono ormai assuefatti a quel modo di cantare molto artificioso e diciamo anche difettoso e carente. 

In conclusione devo dire che è bene riflettere molto attentamente prima di scegliere questa scuola, e non farlo solo con l'illusione di poter raggiungere la perfezione, perché può essere un inganno dell'ego, di ambizioni personali che nulla hanno a che vedere con l'umiltà e la devozione all'arte che invece quella strada richiede. Ma la questione riguarda anche gli allievi già in corso, che immaginano che continuando a frequentare costantemente potranno migliorare fino alla perfezione grazie alle cure dell'insegnante. Non è così! Se mancano le risorse interne, come ho già detto dianzi, a un certo punto non solo non c'è più progresso, ma si può pure presentare un regresso, seppur di lieve entità, ma tale da far nascere dubbi, disillusioni, perdita di autostima. Momento difficile, perché l'insegnante non potrà simulare o accettare difetti o accontentarsi. E' l'allievo che dovrà porsi l'interrogativo e la decisione di quando interrompere. Risoluzione molto sofferente, comprensibilmente, anche per la difficile scelta di alternative e di prosieguo. Però questa è la realtà, sempre difficile. La strada della verità è sempre difficile, sofferta, solitaria. 

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