Dopo secoli di supremazia della voce umana, gli strumenti hanno invaso il regno della musica. Anche se il ruolo del canto continua a detenere un importante ruolo in ogni genere musicale, specie in occidente la musica strumentale viene sovente considerata la regina. Non v'è dubbio che il livello tecnologico cui sono giunti i costruttori di strumenti (non oggi, sia chiaro, ma da un bel pezzo) consente di ottenere da essi diversi elementi di grande impatto. La rapidità, ad esempio, con cui si possono fare note su un pianoforte o un flauto o un clarinetto, superano sicuramente le possibilità della voce, anche di persone particolarmente dotate. Non parliamo dell'estensione, che in ogni strumento supera sicuramente quella umana. Però, stavo meditando, pensiamoci bene! Poco fa ascoltavo un concerto per pianoforte, e a un certo punto ho udito nettamente una caratteristica: sono suoni ottenuti da un congegno che batte su corde di metallo! Per quanto sofisticato, elaborato, sempre metallo è! E per quanto ricercato sia il materiale del martelletto, è sempre un pezzetto di legno ricoperto da un feltro. Si dirà: ma non è proprio dell'arte dei costruttori ad aver superato i limiti di questi materiali? Certamente! Ma vorrei far notare che il canto scaturisce da un elemento vitale e pressoché immateriale, qual è il respiro e dalla vibrazione di due piccolissime appendici muscolari. Vogliamo paragonare il respiro con pistoni, martelletti, ance? O il duro metallo presente in quasi tutti gli strumenti con la duttilità, l'elasticità, la morbidezza ma anche le possibilità tensive del materiale di cui è fatto l'apparato respiratorio-vocale? Senza contare quell'evoluzione impareggiabile che permette all'uomo non solo di emettere suoni, come ogni strumento, con le caratteristiche appena descritte, ma di dare ad essi una curvatura di celestiale primato, ovvero la parola, cosa che nessuno strumento è lontanamente in grado di fare?. Se gli strumenti sono non a ragione considerati superiori, è il solito motivo che governa un po' tutte le attività umane, cioè una maggiore facilità nel raggiungere determinate possibilità virtuosistiche e superare certi limiti. Per fare gli accordi di un pianoforte o un organo un'arpa o una chitarra, non basta una voce, ce ne vogliono diverse (un coro), e in ogni modo è vero che la varietà timbrica degli strumenti non è così facile da ottenere dalle voci, anche se si ascoltano gruppi dove qualcuno riesce abilmente a imitare il suono di molti di essi. E già, perché mentre una voce, proprio grazie alla notevole duttilità, può imitare altre voci o versi di animali, può anche imitare pregevolmente i suoni di alcuni strumenti, gli strumenti, viceversa, hanno ben poche possibilità di variare la propria voce e timbratura, sicché ogni strumento esaurisce le proprie possibilità timbriche entro uno stretto limite, e più che altro con l'ausilio di qualche artificio o strumento esterno, come una sordina, ad es., Allora un buon sistema anche di affinamento uditivo, può consistere proprio nel percepire quanto di metallo c'è nel suono di un pianoforte, o un arco o un ottone. Però attenzione, c'è anche un'altra considerazione da fare: nella voce umana noi possiamo cogliere due elementi, cioè l'aspetto aerofono o l'aspetto muscolare. Allora la riflessione è: preferiamo l'aspetto spirituale, quindi artistico, o l'aspetto fisico, animale? Beh, sono scelte e sono gusti. Sicuramente mi permetto di dire che se vogliamo considerare l'opera, cioè la musica cosiddetta lirica, che ha visto impegnati i più grandi compositori di ogni tempo, come un'arte sublime, al pari della musica strumentale, è indispensabile che essa si serva di voci che abbiano raggiunto un elevato livello di artisticità, quindi dove la loro aerofonia sia prevalente rispetto alla manifestazione uditiva di vibrazione muscolare. Purtroppo col tempo le cose sono andate al contrario, e oggi pare sia preferito il sentire lo sbattimento non solo delle corde vocali, ma anche dei tessuti faringei e collaterali, cioè, in fin dei conti, del "rumore" anziché del suono puro, che è privilegio di un fiato evoluto, proprio di persone che abbiano in sé quelle doti, quella ricchezza spirituale, che consenta di sviluppare un fiato in grado di superare i limiti del suono fisico e sostenere una parola cantata con tutti le caratteristiche auliche, poetiche, musicali, letterarie, sentimentali della parola più alta, più espressiva, che ci è consentita.
Mi hai fatto pensare alla differenza che esiste tra un cantante e uno strumentista: in genere chi suona uno strumento non ama cantare e quando lo fa prova una certa vergogna o lo fa in modo parodistico, viceversa ci sono cantanti che non sanno suonare, né leggere una nota (pensiamo per esempio a Pavarotti che aveva limiti musicali evidenti o Mina che non conosceva la musica, ma suppliva con un orecchio spaventoso) e spesso non se ne preoccupa . Il mio percorso è stato inverso perché ho iniziato da uno strumento e poi ho scoperto la voce (anche se ho cantato sempre, fin da bambino, perché mi piaceva), ma ho sempre pensato che un cantante debba essere anche musicista e saper strimpellare qualche strumento...alla fine credo che la creazione di strumenti sia nata dall'esigenza di supplire ai limiti della voce umana che sempre di più si è allontanata dalla verità della parola. Gli strumenti, in assenza di parola, sono meno compromettenti e possono toccare il cuore, senza bisogno di parole...quando ero piccolo si cantava in compagnia, oggi non canta quasi più nessuno, meno che mai insieme, la nostra alienante società ha sostituito il canto con la musica registrata e addirittura in alcune chiese si comincia ad usare quella...c'è da riflettere
RispondiEliminaBeh la nascita degli strumenti più rudimentali si perde nella notte dei tempi. Credo che la musica non vocale si sia sviluppata in funzione di accompagnamento a danze, parate e celebrazioni profane. La voce era impiegata in ambiti più colti e spirituali. F.N.
RispondiEliminaLa Genesi fa discendere dall'omicida Caino i suonatori di pifferi. F.N.
RispondiElimina