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venerdì, giugno 24, 2022

L'aura della pronuncia

 Per similitudine con l'esoterismo, secondo cui tutto ciò che è vivente ha un'aura, cioè una sorta di luminosità periferica, ed ha un colore, o più colori, a seconda del livello di conoscenza che ha sviluppato (e di questo parla a lungo e con competenza ed esperienza il grande Steiner), esiste qualcosa di analogo nel campo del canto. Se per vedere l'aura occorre evolvere le capacità visive, qui occorrono quelle uditive. Due emissioni di una stessa vocale, una anche molto buona e una giusta, vera, avranno una sorta di aura sonora diversa. Lo sento immancabilmente e cerco di farla sentire ai miei allievi facendo esempi ravvicinati, giusti e meno giusti per far sentire che quando viene raggiunta la perfetta pronuncia, si apre un ventaglio di risonanze, armonici, purezza, ampiezza, bellezza. La vera vocale suona davvero "vera", e non è gridata, non è spinta, non è schiacciata, non è affondata, non è "girata", non è nasale, non è ingolata, non è quella "col velopendulo alzato" (volontariamente) o con la laringe abbassata (sempre volontariamente), non è quella con la gola aperta (volontariamente), non è quella con la lingua in un certo modo, e potrei andare avanti molto a lungo. Non è quella cercata. Non si cerca niente e non si FA niente. Fare vuol dire impedire al respiro di compiere la propria missione; fare vuol dire interferire con la mente operante, che non è il pensiero volontario, ma quello che viene dal profondo, su cui noi non abbiamo controllo. Allora cosa deve fare l'allievo? Niente, però bisogna farlo bene!!! Cioè non è passività, ma controllo uditivo; è capacità di riconoscere il giusto dallo sbagliato. All'iniziò si andrà per approssimazione, ma bisogna impegnarsi, provare, sbagliare ma insistere nel selezionare e nel separare i suoni vocali negativi, quelli innaturali, ingolati, nasali, eccessivi, ricercati, ecc. da quelli puri, semplici, piacevoli anche se possono apparire poco "lirici", poco "importanti", poco forti... Questa è la vera durezza di una scuola d'arte. La strada dell'umiltà, della semplicità. Preferite che vi dica di gonfiarvi come palloni? di spingere come bulldozer? di cercare l'appoggio premendo verso il diaframma? o di cercare le risonanze della maschera cercando di piazzare la voce tra gli zigomi e la fronte? Mi spiace ma non posso, perché me lo impedisce la mia etica e la certezza che ciò che vado insegnando è frutto di una conoscenza basata su fondamenti inoppugnabili. Allora ascoltate i miei esempi, raffinate il vostro udito e cogliete "l'aura", cioè la libertà di quelle vocali o quelle parole, quel canto, insomma, che non è attaccato a niente di interno al corpo. Pensare che le vocali e il canto perfetto siano autonomi, staccati al di fuori di noi, potrete pensare e dire che sono illusioni, sono miei convincimenti astratti e irreali. Però prima di dirlo dovreste provare a sentire ciò che vi dico e vi esemplifico e argomentare in merito per farmi capire che ho torto, che non è vero quanto dico e che i miei esempi sono mediocri, e farmi sentire i vostri facendomi riconoscere che sono migliori. Provare per credere (cit.).

2 commenti:

  1. E' proprio così. Ci sono in giro non rari cantanti che appaiono piacevoli, anche senza particolari ingolamenti (o quanto meno non eccessivamente disturbanti), che cantano anche con gusto, buona intonazione e musicalità e doti attoriali. Eppure mancano di "aura"! Quella appartiene a pochissimi. L'aura di purezza, sincerità, verità, che una voce "impostata" e costruita non potrà mai liberamente emanare. Quel cantare con l'anima che i critici descrivevano nei Farinelli, nei Rubini, nelle Malibran... Oggi quando va bene si realizzano delle buone imitazioni, ma è un risultato di mera cosmesi. Bigiotteria, non oro e diamanti autentici.

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  2. Ultimamente poi assistiamo nella lirica, nello sforzo di "ammodernarla" a uno sforzo eccessivo di "overacting", cioè di caricare l'espressione artistica con un eccesso di recitazione: oggi sembra che i cantanti siano molto preparati a livello attoriale, ma al di là di chi esagera l'espressività per mascherare i suoi limiti vocali, anche in questo campo artistico si assiste più ad uno sforzo tecnico che ad un percorso interiore. Io stesso, prima di scoprire questo blog, pensavo che per cantare ci volesse una tecnica e cercavo insegnanti che mi fornissero questa, invece di interminabili vocalizzi che non mi aiutavano a cantare. Adesso capisco che la strada per la ricerca artistica è ancora più impervia, non richiede solo tempo e dedizione, ma un'evoluzione interiore, con tutto quello che costa.

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