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giovedì, agosto 11, 2022

la pietra del paragone

 Per saggiare la qualità di un elemento, si fa riferimento a un campione di accertata qualità. Il campione è il massimo della purezza, quindi diciamo che vale 100. Mettendo a confronto i due elementi, si può così determinare se anche quello da esaminare sia pari a 100 o abbia impurità che ne riducono il valore. Ovviamente nessun campione può essere maggiore di quello di riferimento.  

Nel caso del canto, il campione è la voce dell'insegnante, quella è la pietra del paragone e per lui quello è l'obiettivo da raggiungere. Il mio primo insegnante più d'una volta mi disse: "tu puoi cantare anche meglio di me---". vero ma lui come può portare a un livello superiore al proprio? è impossibile, perché la propria posizione è un limite che potrebbe superare solo se incontrasse un insegnante in grado di portarlo a un livello superiore. Allora la questione è la seguente: io conto, con esempi e suggerimenti, di portare tutti al mio livello, e tutto ciò che è inferiore è carenza, è difetto. La qual cosa significa che se io sono al livello 100, cioè perfezione, non ammetto niente al di sotto del 100, ovverosia tutto ciò che è al di sotto di tale soglia per me è difetto. Quindi chi venisse con l'idea di imparare "grossomodo" a cantare, cioè ad avere una preparazione generica sul canto, si troverebbe in difficoltà, perché qui si punta alla perfezione... e basta! Ma non è una mia volontà, non posso farne a meno, perché è il mio udito/cervello che mi segnala come erroneo ogni suono che esuli dal mio 100. 

Io penso che tantissime persone non si rendano conto di cosa questo vuol dire. A parole tutti vogliono imparare il canto in modo perfetto, ma cosa questo significhi non è chiaro. E' un progetto di vita che non ammette genericità, distrazioni, approssimazioni. Significa dedicarsi al canto a 360° e al 100%. Se non è così, i progressi non solo saranno modesti, ma addirittura potranno verificarsi degli arretramenti, per questioni legate all'apprendimento stesso. Come dovrebbe essere noto a chiunque segua questa scuola o almeno questo blog, raggiungere la perfezione non è un fatto tecnico, ma significa far nascere un nuovo senso, il senso fonico, onde superare la barriera dell'istinto, il che significa avere un'esigenza talmente forte da poter vincere un sistema fortemente radicato in noi, vitale. Spero sia chiaro cosa significa questo! Non è questione di volontà, ma di una potente forza interiore, che non si può "volere", ma c'è... o non c'è! E se non c'è non la si può creare e di conseguenza manca l'esigenza per poter superare l'istinto e sviluppare un senso fonico. Ciò, a sua volta, significa che si rimane preda dell'istinto, ovvero udito e vocalità non possono compiere il salto artistico, si rimarrà a un livello "tecnico", cioè difettoso, rispetto al livello 100. 

Cosa voglio dire e cosa significa tutto ciò? Che questa scuola ha un senso e si motiva se si punta alla perfezione. Ho sempre detto: questa scuola è come una strada che ha una fine, un traguardo. Ognuno, però, può prendere un'uscita precedente quando ritiene di aver raggiunto un livello soddisfacente. Questo livello, però, sarà sempre avversato da me, che lo avverto e lo segnalo come carente. Il pericolo, quindi, è di rimanere "vita natural durante" (si fa per dire) attaccati all'insegnante che continua a segnalare errori e difetti. Ma se l'allievo non possiede quel "fuoco" quella spinta o forza interiore che lo fa agognare come esigenza vitale il raggiungere la perfezione, la questione è irrisolvibile. Quindi dovrà essere l'allievo a rendersi conto quando il proprio livello gli è sufficiente, tenendo anche conto che a un certo punto i progressi si arresteranno, perché, come ho spiegato, spero chiaramente, in un post poco tempo fa, l'ultimo passo lo deve fare lui; nessun maestro è in grado di far percorrere quell'ultimo miglio. E' una sfida personale tra il proprio io spirituale e il proprio fisico, cioè è il trascendere la fisicità del canto. Questo vuol dire diventare coscienti, ammettere la propria situazione, senza infingimenti e false speranze. Con umiltà e coraggio.

Il m° Celibidache diceva, a proposito delle prove, che sono un susseguirsi di "NO"; "no così, non quello strumento più forte dell'altro, non così debole, .... no questo, non quello... no, no...quanti "Sì"? solo uno; tutti quei no per far sì che possa emergere quell'unico SI'. Questo è lo stesso che accade in una lezione di canto, sono infiniti NO per poter apprezzare quel SI' che è la verità. Ma chi canta ed eventualmente chi assiste devono concentrarsi per capire perché il maestro dice "no", fino a che sapranno anticipare loro stessi quel no. Significherà che la loro coscienza, il loro udito e la loro voce si stanno evolvendo.

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