Translate

sabato, gennaio 19, 2013

Il trasloco

Nel corso della disciplina educativa all'arte vocale, si compie un autentico "trasloco". La percezione usuale delle vocali, diciamo istintiva, è infatti diversificata e interna, come cerco di illustrare in questa tavola.
Credo che chiunque, grosso modo, si ritrovi in questa mappa. La più bassa è la U, seguita dalle due O, quindi la A, che si focalizza grosso modo a livello tonsillare, quindi la è (ma questa può essere avvertita in posizioni molto diverse a seconda di come viene pronunciata), la é e infine la I, che è sempre percepita come la più alta e la più avanti, anche se è spesso anche la più ingolata e chiusa; in questo caso non è infrequente che qualcuno la avverta a livello laringeo. Naturalmente si tratta di uno schema approssimativo e che deve tenere conto di un certo grado di soggettività. Faccio presente che per semplicità ho utilizzato uno schema fisso, ma ricordiamoci che per ogni vocale la postura interna degli spazi oro-faringei, e soprattutto della lingua, è diverso; nel discorso che sto per trattare questa diversità non è particolarmente importante e quindi è sufficiente aver presente questa linea su cui si sentono le varie vocali, dalla più profonda alla più superficiale. Su questa base alcune scuole ci "giocano"; l'affondo, ad esempio, sfrutta la percezione così bassa della U per incrementare la pressione verso il basso, altre scuole sfruttano questa posizione della A per aprire la gola (anche Garcia, ahimè, ne parla), mentre altre vanno in direzione opposta, cioè fanno questo ragionamento: se le vocali hanno posizioni molto diverse, sarà difficile cantare passando rapidamente da una all'altra, specie se molto "lontane" tra loro; ad esempio se in una parola ho vicino la U e la I, o la é e la ò, si renderebbero necessari dei salti che risultano difficili da sostenere, senza contare, e su questo soprattutto battono, che i colori cambierebbero troppo. Già, le posizioni della lingua e del faringe e lo spazio che si viene a determinare per ogni vocale, rende ciascuna vocale oltreché con una "posizione" individuale, con un colore particolare, quindi il canto rischia di risultare molto differenziato sul piano coloristico e meccanicamente complesso. Dunque quali soluzioni si adottano? L'idea di fondo, per quasi tutti è: uniformiamo le vocali e identifichiamo un'unica posizione. Il ragionamento sembrerebbe persino logico e corretto. L'obiezione è: per quale motivo dovremmo uniformare le vocali, visto che abbiamo la fortuna di poter esprimere con meravigliose sfumature le parole dei nostri testi? In effetti possiamo dire che l'idea di uniformare le vocali è la peggiore idea che sia mai venuta nel campo dell'insegnamento del canto! Come fanno a uniformare le vocali? Alcuni dichiarano con decisione il metodo: uso delle "intervocali", cioè non usando le vocali pure italiane, ma alcune vocali tedesche e di altre lingue che stanno "tra" le vocali, come la "ö", la "ü", la "ï", e via dicendo. Questi suoni tendono a coagularsi in una zona media, cioè grosso modo a livello di palato molle, e in questo modo si risolve anche il problema di tenere tutto in uno stesso posto. Però in questo modo si perde la pronuncia, che risulterà artefatta, insignificante, e il suono risulterà intubato, indietro, incapace di espressioni vere e autentiche, senza contare che il canto diventa pesantemente meccanicistico e muscolare. Però, si dirà, qual è l'alternativa? Cioè, presumo che in fondo la questione venga posta anche in buona, ottima, fede. Una chiosa è necessaria! Ma se noi parliamo continuamente e ci facciamo capire, articolando compiutamente tutte le vocali, perché quando si canta si cambia il punto di vista? Questa è una domanda che può sembrare un po' oziosa, perché c'è sempre quella "cortina fumogena" che ci toglie la percezione della coscienza ogni volta che passiamo da una azione spontanea e corrente a una con una volontà di significato diverso. Quando si parla, le vocali sono tutte fuori dalla nostra bocca; è nell'azione di osservarle durante il canto e di dar loro un rilievo particolare, che cambiano posizione, almeno per la nostra mente. Quindi il primo trasloco lo facciamo, perlopiu senza volere, mediante l'insorgenza di una volontà, quella di cantare. A questo punto la disciplina artistica non è che realizza un secondo trasloco, in verità, cioè da dentro a fuori, ma porta a prendere coscienza di una realtà che già esiste ma di cui non ci rendiamo conto, e che richiederà anni di duro lavoro, mentale e fisico, per essere perseguita. Ne do anche un'altra visione: il nostro cervello razionale o istintivo (per meglio dire: la mente limitata dagli istinti), cerca un supporto fisico per i suoni, non ammettendo che possano suonare in uno spazio vuoto, sull'estremità di un tubo d'aria, senza ancoraggi e riflessi sulla muscolatura, ossatura, ecc. quindi in un certo senso "consonantizza" le vocali, legandole a particolari luoghi dell'apparato che si prestano alla loro pronuncia. Rudolf Steiner diceva che le consonanti sono relative al corpo fisico, mentre le vocali sono relative allo spirito. Che ci si creda o meno, ritengo che sia un'ottima riflessione, utilissima per iniziare quello pseudo-trasloco, cioè riportare le vocali, e l'intero canto, dove è più corretto e giusto che che stiano, cioè nello spazio esterno. Ora inserirò una tavola con lo schema di dove stanno le vocali nella vocalità "sana", artistica:
Per la verità, pur avendo leggermente differenziato il luogo di percezione delle singole vocali, esse si diffondono in modo non localizzato, quindi il sentire, ad esempio, la O al di sopra della A, sarà forse una rappresentazione solo dei primi tempi, quando ci parrà del tutto impossibile che una vocale "profonda" come la O - per non parlare della U - possa risultare "alta" - non nel senso che usano le scuole della "maschera" -, talmente alta da sembrare più elevata della i, é ed a, che in qualche modo possiamo riuscire già a configurare esterne all'inizio dello studio. 
Come al solito, devo sottolineare come questo risultato non può essere raggiunto in tempi brevissimi e semplicemente con l'idea di poterlo fare "perché naturale", ovvero, è un'ottima "palestra", ma teniamo presente che il fiato andrà a lungo esercitato con opportuni e severi esercizi, perché se anche si riescono a percepire i suoni fuori di noi, sarà comunque estremamente difficile - diciamo impossibile, o anche con qualche percentuale di rischio - poterlo uniformare a tutta la gamma, particolarmente sulla zona acuta, dove l'istinto, se non ci ha ancora bloccato in zona centrale, farà sentire il suo pesante e potente influsso sia fisico che mentale. Però, come sempre, ritengo che le proposte di pensiero siano già da sole un importante viatico per intraprendere questa disciplina artistica.

1 commento:

  1. Salvo2:37 PM

    Certo che il termine "trasloco" mi ha fatto venire in mente (da poco mi sono trasferito in altra città), l'ansia ahimè e lo stress fisico e psicologico che abbiamo subito tutti noi della famiglia per circa una ventina di giorni. La prima cosa (svuotando i mobili) ci siamo accorti di quanta roba inutile abbiamo accumulato nel corso deglia anni.... le classiche cose che pensi ti possano servire, conservi quasi maniacalmente e poi non le utilizzerai mai, suppellettili (regali, gingilli, bomboniere)che hai riposto nei mobili perchè non in tono con l'arredamento o perchè assolutamente inutili o "pacchiane".... Quindi, finalmente, inizi a buttare tutto il ciarpame e ti rendi conto di quanto ne sia, così come ti rendi conto di quante poche cose servano per la funzionalità e bellezza della casa (poche cose ben scelte e la casa ne acquista in spazio e qualità). Poi viene la fase dell'imballaggio (attento che non si rompi nulla...delle varie raccomandazioni alla ditta di trasporto), poi il vero e proprio trasloco all'appartamento nuovo che davvero vuoi sia come una reggia. Tutte le cose al posto giusto e ti riprometti di non fare più fesserie negli acquisti, non ti farai (o almeno speri)più convincere agli acquisti affrettati. Ed ecco che vengono i nuovi lavori (io fortunatamente me li faccio da solo), tende, lampadari, scansie, ecc.ecc. tutto programmato per avere una casa come l'hai sempre sognata, sobria, funzionale, bella.
    'Na faticaccia... ma posso garantirti che quando torno a sera (mia moglie felicissima) mi sento diverso, e la mia casa davvero sembra una reggia.
    A proposito dell'uniformità delle vocali, è "la solita storia"... incanalare le vocali con le loro proprietà, nella e sulla colonna del fiato non significa uniformarle ma al contrario renderle libere, vere. L'impegno artistico del fiato e la pronuncia perfetta sono gli ingredienti per la corretta gestione delle vocali (trampolino) e delle consonanti che si fondono con esse. Quando andavo al circo, il numero dei trapezisti mi affascinava proprio perchè nell'apparente grazia del volo e delle acrobazie c'era la magia del numero, la forza e quindi l'impegno (che indubbiamente ci vuole) è la componente minore, secondo me. Quello che conta e il feeling, la concentrazione altissima, l'esercizio e la disciplina continua che portano poi a sentire l'aria e quelle altezze ormai parte di te stesso (almeno credo debba essere così), la presa finale dopo i vari salti in aria sono il risultato di ore e ore di esercizio, disciplina, costanza, bravura certamente e non per ultimi passione e umiltà.
    Scusami se sono stato tanto prolisso...

    RispondiElimina