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martedì, gennaio 01, 2013
Buon Anno (o Era...)
Non c'è tecnica, non c'è modo, metodo o sistema per arrivare al grande canto. Il grandissimo e vero maestro è colui che riesce a far superare all'allievo la barriera del proprio involucro fisico e far sprigionare quel canto che vi è racchiuso. Non c'è molto altro da dire. E' già lì che aspetta solo di essere liberato, ma la scorza da trapelare è dura, ma non è solo fatta di carne, ossa, cartilagini e tendini, anzi quella forse è la cosa meno difficile, ma è quella patina che tiene avvolti (e forse la paura è che se la togliamo andiamo in pezzi!) fatta di timori, di false certezze o certe ipocrisie, di giudizi e pregiudizi, di possesso, di falsi amori e falsi altruismi... E' una rete fitta e anche dolorosa, la paura del futuro, dell'insuccesso, della non accettazione (ma da chi?...), della frustrazione sociale e dell'isolamento. Sono paure basate sul niente, su immagini mentali e, mi scuso se batto ancora su quel tasto, su istinti che non ci appartengono, o meglio che appartengono a un ego superficiale che ci impedisce di appartenere alla nostra vera "razza", quella umana (detto qui in senso nobile e positivo), potendo finalmente prendere coscienza che ciò che ci può dare gioia, serenità, piacere, felicità, e permettere di stendere rapporti piacevoli, affettuosi, amorosi, colloquiali, altruistici, deve superare la corporeità, la fisicità, e il canto e la musica possiedono questa virtù, sono chiavi che possono aprire il nostro "sarcofago". Nessuno vuol farlo spontaneamente, o molto pochi, perché temono di aprire il vaso di Pandora, ed è ciò che succede già in un canto semplice: si ha timore che con la voce vengano fuori i nostri segreti, la nostra intimità, i nostri "scheletri". La virtù di un artista in pectore, deve essere quella di non lasciarsi condizionare dai propri sensi di colpa, dai giudizi altrui (anche quelli belli!) e dai pregiudizi propri (e altrui). Si sentirà allora come nascere una nuova rete, che non ci lega più come salami, ma, al contrario, ci unisce agli altri, ci permette di capire gli altri, di aiutare e di essere aiutati, di essere capiti, di non nascondersi, di non fingere, non mentire, non scusarsi. Questa è la musica e questo sarà il canto per chi ci vuole provare. Non è necessario l'highlander, l'immortalità, e non ci vogliono poteri speciali. O forse sì, se decliniamo: pazienza, umiltà, perseveranza, voglia di analizzare, di aprirsi, di superare tutti quegli ostacoli psicologici e nevrotici che ci attanagliano. Il pensiero della libertà dovrebbe sempre essere quello che ci guida e conforta, e invece l'umanità sembra sempre più tentata di seguire le lusinghe di un modello di vita sicuro nella prigionia politica, religiosa, consumistica, economica, sociale, affettiva, dove non c'è alcuna certezza ma tante promesse. Se la ragnatela di questa meschina macchina si sfilaccia, cosa resterà per consolare, quando non si è voluta filare alcuna altra rete? E' ora che chi può, chi sente la pressione del proprio spirito creativo, intuitivo, fantastico premere, cessi gli indugi e si lasci guidare dalla propria passione, dal divino che è dentro di lui, dentro a tutti. Buon canto, buon anno di rinascita e di coraggio.
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Cosa aggiungere? Bellissime e sincere parole che riempiono il cuore di gioia vera... un ottimo inizio! Buon anno a tutti. Coraggio, ultima parola del post ma fondamentale per chi vuole finalmente liberarsi, sciogliersi da lacci e lacciuoli, ridere, piangere, guardare negli occhi gli altri e se stesso senza più paura o pregiudizi, ma con sincerità e umanità. Ecco... adesso sembra più un sermone. Per me che sono profondamente cristiano il canto rappresenta un'ulteriore elevazione al mistico al trascendentale. Una volta chiesi ad un Padre comboniano dalla voce stupenda cosa ne pensasse del canto e lui mi disse: "sono sicuro che Gesù cantasse, non potrebbe essere diversamente!", ma qui forse entriamo in altro campo che mi piacerebbe Fabio affrontasse...
RispondiEliminaGrazie, come sempre. Un altro campo? uhm, spiega meglio... forse non è un "altro" campo... :)
RispondiEliminaLa fede, lo spirito, la coscienza, la Natura, l'Uomo e il suo rapporto con Dio, questo Ente Supremo che vuoi o non vuoi aleggia dentro di noi.
RispondiEliminaLa spiritualità, il nostro rapporto quotidiano con ciò che siamo realmente, sulle nostre aspettative, il nostro prossimo cioè gli altri e quindi l'Amore, questa parola così inflazionata,a volte, il cui significato profondo spesso si perde nei meandri della superficialità e dell'egoismo.
Cantare è forse anche amare? E' forse anche raccontare di se stessi e di ciò che sappiamo di noi e cosa vorremmo da chi ci ascolta? Cantare con forza, con spinta, roboanti, significa forse volere, al contrario, prevalere sugli altri e quindi contro le nostre, forse, convinzioni spirituali a discapito della nostra fede ma per sentirci, con inganno ed egoismo, più presenti in questo mondo ipocrita mentre il mio Cristo mi ha insegnato ad amare gli altri con tutto me stesso, spogliandomi e non rivestendomi, concedendo e non prevaricando, perdonando e non giudicando? Il canto può aiutarmi ad essere migliore, lasciando scorrere la mia umanità nella mia fede, il mio benessere per gli altri, il mio amore per il prossimo, con naturalezza e consapevolezza, con fede ed umanità, con amore e senza orgoglio... con dignità e bontà. Sant'Agostino diceva: «Il cantare è proprio di chi ama», e già dall'antichità si formò il detto: «Chi canta bene, prega due volte». Credo che davvero sia così...
Non entro in questioni che riguardano specifiche religioni, essendo una questione personale e privata; è invece questione che riguarda la spiritualità, e su questo credo di aver scritto molto e, per l'appunto, si tratta dello stesso campo. Non possiamo disgiungere un'Arte dalla spiritualità e questo genera una serie di interrogativi e di conseguenza necessari approfondimenti gnoseologici, su cui mi sono espresso in alcuni post (etichetta filosofia). Quanto dici è perfettamente condivisibile anche in un senso mistico più generale e quindi ti ringrazio per l'intervento molto coinvolgente.
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