Anche sulla base delle domande fatte, ritengo di dover fare qualche ulteriore precisazione sull'argomento.
Abbiamo spiegato che i due registri si presentano come due "meccaniche" diverse. Non c'è alcunché di vocale, di canoro, in questo, ma solo l'apparentamento tra una voce piuttosto rozza, di utilizzo pratico ridotto e una voce molto più ricca di possibilità e sfumature. L'idea di rendere la prima, quella che si trova in zona più acuta (in quanto le maggiori frequenze sono più udibili a distanza e sono più provocanti il sistema nervoso di chi riceve), plasmabile, facile e articolabile come la seconda, è quasi un'idea folle, e possiamo abbastanza toglierci dalla testa l'idea di riuscirci, perché dobbiamo fare i conti con un sistema muscolare assai più teso e una condizione del fiato molto più pressata. Questo però c'entra fino a un certo punto. Infatti l'apparato articolatorio di per sé non cambia nelle varie zone della gamma; ciò che cambia è la pressione dell'aria. La pressione è solo in parte determinata dalla effettiva necessità di vibrazione della corda; come sappiamo, una parte della pressione è causata dalla reazione istintiva del diaframma che vuole "scrollarsi di dosso" il peso del suono; così facendo provoca un surplus di pressione sotto la glottide. Da un lato quindi si dovrà lavorare per ammansire il diaframma (istinto), e dall'altro si dovrà lasciar sfogare la pressione aprendo molto la bocca. Quest'ultima azione va contro l'articolazione corretta, quindi per un certo periodo di tempo pensare di poter parlare in zona acuta sarà velleitario. C'è un altro problema, forse il più delicato e difficile da valicare. Se si prova a parlare, ad articolare con sincerità di intenzione, in zona di falsetto, tutti sanno che il richiamo al registro di petto è fortissimo, tant'è che i cantanti di musica leggera, per cui la parola è indispensabile (come se invece nella lirica non ci fosse questa necessità!), questo fanno. Allora ecco il consiglio che il Maestro Antonietti suggeriva: la voce infantile. Nella donna è alquanto facile e piuttosto spontaneo, perché nella donna il registro di falsetto (fa3-do#4) si può anche definire di voce parlata, anche se negli ultimi decenni la tendenza è a "maschilizzarsi" e dunque a scendere al petto. Nel maschio la voce infantile è meno accettata, dunque più difficile da esercitare (ed è anche più "lontana" dal parlato naturale). Naturalmente è sempre fondamentale l'atteggiamento di volontà intenzionale, sincero, nella pronuncia. Non "cantare", astrattamente, ma "dire" intonando.
Fabio due domande:
RispondiElimina1) cosa si intende per "voce infantile"?
2) l'oscuramento della vocale ti aiuta in quella zona perchè favorisce il naturale rilassamento della laringe (quindi anche del diaframma), ma non può avere l'effetto contrario, e cioè che il diaframma si alza perchè non regge il peso di un suono reso grave dall'oscuramento, se non è abituato a sostenerlo? (Anche perchè in genere l'oscuramento del suono è accompagnato da una maggiore potenza).
La voce infantile è... la voce infantile! Imita un bambino, o meglio, ritorna te stesso parecchi anni indietro... e parla come parlavi allora.
RispondiEliminaSì, è giusto il secondo commento, in effetti l'oscuramento ha anche le sue controindicazioni. Si tratta di scegliere caso per caso a che tipo di esercizi avviare l'allievo "in base alle condizioni psico-fisiche in cui si trova" (frase dell'Antonietti). Per affrontare lo scuro ci vuole più fisico, per affrontare i suoni piano più mente. Il parlato richiede entrambi.
Per essere precisi, l'oscuro non è che favorisce il rilassamento, ma richiama la laringe in basso; non è proprio la stessa cosa.