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domenica, settembre 25, 2011
Il suono "avanti" e la doppia cavità
Nelle discussioni viene alla ribalta il problema che cantando solo con la bocca, cioè pensando il suono "avanti", ne deriva un suono schiacciato, perché si esclude il ruolo della gola. L'indicazione della nostra scuola è quella di un suono proiettato esternamente non con la spinta, ma con la propulsione del fiato derivante dal giusto appoggio o, meglio ancora, con la sola proiezione mentale. Che le due cavità oro-faringee debbano stare in relazione è fondamentale, e non per nulla quasi ovunque noi facciamo riferimento a una indistinta cavità, entro cui, però, distinguiamo ruoli diversi. La bocca, o cavità orale, è contraddistinta da una accentuata capacità articolatoria di notevole portata, perché ognuno di noi ha la possibilità di aprire e chiudere con ampia libertà la mandibola, ma poi abbiamo la possibilità ancora di ulteriore partizione grazie alla lingua e ai movimenti di labbra e altri muscoli facciali. La cavità faringea ha molto minori possibilità di apertura e chiusura, e queste possono dipendere in parte da movimenti volontari, ma noi sappiamo che esistono, e sono fondamentali, i movimenti indotti da un lato dai movimenti della bocca, cui il faringe è in parte legato, e in parte dalla laringe nonché dalla propulsione aerea. Allora la conclusione è sempre la stessa: ciò che ci guida deve essere in primo luogo la pronuncia, la quale deve essere la risultante di un fiato correttamente emesso, o appoggiato. Questo processo, se ci sono le caratteristiche di rilassatezza e di eliminazione di reazioni istintive, porta automaticamente a un "salto" della gola, che funzionerà per quanto DEVE funzionare, quindi non deve chiudersi ma, al contrario, aprirsi PER QUANTO E' NECESSARIO, ciò che nessun cervello volontariamente può determinare, e questo automatismo di funzionamento potrà portare anche a una ampiezza che nessuno volontariamente sarà mai in grado di realizzare, senza contare gli orribili difetti che questa azione comporterebbe, mentre un "salto" degli spazi non farà altro che determinare un canto sublime, del tutto slegato da interferenze muscolari e valvolari. In questa azione, ancora una volta, devo indicare l'assoluto e ineluttabile ruolo delle labbra. Se le labbra, o meglio tutto l'insieme di muscoli che fanno capo all'orifizio orale, compresa la punta della lingua e talvolta l'intero muscolo, non svolgono il ruolo fondamentale di guida e briglia del fiato e della dizione, noi non riusciremo a creare quell' "antipolo" o polo superiore della colonna aerea, che consente lo sblocco della pressione sottoglottica e quindi la creazione del "tubo" unico, che ovviamente ha come sfogo, unico e incontrovertibile, la bocca.
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Ok. D'accordo su tutta la linea. Vorrei però che parlassimo anche della funzione della laringe (ne hai parlato in passati post), collegandola alla apertura boccale con la giusta pronuncia. Un adeguato ed elastico ababssamento della laringe (come pronuncia della U) con una pronuncia alta e ben proiettata (quindi un fiato corretto), e la giusta tonicità della lingua e di tutto l'apparato vocale, può far trovare la giusta posizione dei risuonatori e quindi raggiungere la famosa "maschera"? Cioè mi spiego meglio: utilizzando un piccolo abbassamento della laringe (partendo da un corretto parlato e quindi una posizione neutrale della laringe) si può tentare di comprendere meglio e di ottenere una cavità e un oscuramento utile alla ricerca dei risuonatori (naturalmente senza andare ad ingolare...)? Grazie.
RispondiEliminaLa prima risposta, di getto, emotiva, è: assolutamente NO! Poi, analizzando, devo dire che la domanda si presta a qualche interpretazione. Se mi parli di "piccolo abbassamento" della laringe, ripeto no, poi se aggiungi "neautrale", dovrei chiedere cosa intendi, però diciamo che alla laringe meno si pensa e meglio è. Comunque rispondo no alla frase "ricerca dei risuonatori", e rispondo no, ma questo senz'altro te l'aspettavi, alla "maschera", per lo meno nella sua comune accezione (che pur essendo comune è soggettiva e confusionaria). Io credo di capire dova sta il dubbio di molti relativamente al parlato, e cioè nel timore che, essendo il parlato molto avanti, si rischi di chiudere o addirittura di escludere lo spazio posteriore dall'azione vocale. Certo durante il parlato quotidiano questo può avvenire, per lo scarso impegno di fiato e diaframma, e può anche avvenire nel canto se non si limita o annulla la spinta e la reazione diaframmatica. La creazione del polo anteriore-superiore è l'elemento più semplice ed efficace per contrastare il sollevamento del diaframma (e indirettamente della laringe) e innescare l'ampliamento delle cavità, che è e deve essere sempre e solo automatico, mai indotto, mai e poi mai. Il risultato sarà un canto perfettamente definito nella dizione, che sta avanti, senza schiacciamenti e spinte, come nel parlato quotidiano, e ricco perché ben appoggiato, quindi proiettato, e screziato dai colori e dai suoni secondari prodotti da cavità ampie, morbide ed elastiche, e da tutti gli altri spazi e superfici accessori che partecipano ogniqualvolta si determinano queste condizioni virtuose. Lo diceva il m° Antonietti, lo diceva il M° Celibidache a grande distanza: chi cerca non trova. Fate, non cercate.
RispondiEliminaTi ringrazio e voglio svelarti il mistero...
RispondiEliminaProprio ieri mattina nel corso di un'audizione ho ascoltato un tenore lirico (pieno) con un timbro, un fraseggio, una sonorità, eccellenti. Insomma, proprio bravo. Discorrendo mi ha confidato che lui ha "ricercato" quasi inconsapevolemnte questa leggera inclinazione del pomo d'adamo ed ha fatto la "scoperta" guidato dal suo maestro, di questa bellissima sonorità. Posso garantirti che non spinge ne tantomeno ingola la voce. La voce è ricca pastosa e rotonda con un "giro" acustico molto avvolgente. Dei fiati bellissimi e questo senso di rotondità davvero bello.Mi ha colpito molto.
... Inoltre mi ha detto anche che ciò gli ha provocato di conseguenza una naturale (dice lui) ampliamento della volta palatina.
RispondiEliminaGira gira l'affondo piace a tutti, il belcanto sempre più lontano...
RispondiEliminaIo penso che se davvero si trattasse di affondo, è un bel sentire... come il bel canto d'altronde!
RispondiEliminaCorelli mi sa che un pò piace anche a te. ;-))
Certamente il bel canto, rimane qualcosa di sublime (ma per chi davvero riesce a farlo... è qui il vero problema!)
Dipende anche molto da come si sente. Corelli per me non affonda quasi mai, ma è un caso particolare, che richiederebbe una disquisizione, che magari un giorno farò. Io, caro Salvo, se qualcuno appena appena PENSA, solamente pensa, di esercitare una qualsivoglia pressione o azione sulla laringe, o sul faringe, o sullo sterno, o se queste azioni avvengono per reazione, subito salto per aria, immediatamente perdo la serenità di un ascolto musicalmente piacevole. Però questo è il "sentire" comune, e se piace così a tanti, e lasciamo che accada, vuol dire che l'involuzione è ancora in corso. Sul discorso bel canto direi che continuano a girare equivoci, che sarebbe bene rimuovere, se no non si va avanti. Il bel canto, nella nostra accezione, non è da contrapporre a altre tecniche e stili, tant'è che forse sarebbe bene non più utilizzare questo termine, ma il più appropriato e incisivo BUON CANTO!
RispondiEliminaMa Corelli è un belcantista no?! Non ho capito... Un belcantista eroico magari... ma belcantista, giusto?
RispondiEliminaFabio poi se hai tempo volevo chiederti una cosa che hai scritto sopra nei commenti riguardo al parlato...
"Io credo di capire dova sta il dubbio di molti relativamente al parlato, e cioè nel timore che, essendo il parlato molto avanti, si rischi di chiudere o addirittura di escludere lo spazio posteriore dall'azione vocale".
Si... diciamo che non è un dubbio, ma è proprio quello che avviene se prendiamo una persona, la mettiamo davanti il pianoforte e gli diciamo di continuare a parlare salendo nella sua estensione. Nel caso di questa persona, (intonata magari), non sapendo come "mantenere" la giusta pronuncia di vocali e consonanti, portandosi anche su i difetti di pronuncia che ha nel suo parlato naturale, avvertendo la "reazione istintiva", uscirà dalla "retta via" indietreggiando tal parlato o spingendolo, eccetera... Ma poniamo il caso che questa persona sia un cantante "instradato" nell'emettere la giusta pronuncia dei suoni, magari uno della tua scuola, diciamo il sottoscitto. A me avviene sovente la condizione da te scritta sopra. Cioè quando dici che, essendo il parlato molto avanti si rischia di chiudere, è proprio quello che avviene... (a meno che con grande impegno e concentrazione "aggiro l'ostacolo" proprio facendo come tu dici... e cioè creando il "bipolo"). Quello che avverto è una sensazione di valvola che invece di aprirsi, si chiude!!! Penso sia la laringe che, salendo in estensione e arrivandole una spinta "irruenta" si chiude.
Come aggiro l'ostacolo (ma che fatica!!!):
a) insisto con la pronuncia (parlato avanti), ma assecondando la spinta "naturale", pensando che a forza di farlo il diaframma "cede";
b) insisto con la pronuncia (parlato avanti), ma contemporaneamente penso di rilassare dalla mandibola in giù, pensando ad un ipotetico "vettore" che scende in modo inversamente proporzionale ai vocalizzi che seguono invece una fisica direzione ascendente; (che poi corrisponderebbe a quando tu mi dici che una frazione di secondo prima di passare al suono ascendente devo pensare di "mollare tutto"... e penso che me lo dici per raggiungere lo stesso scopo, e cioè mantenere in posizione comoda la laringe, o meglio non farla salire più del dovuto. In definitiva non tenere il suono con i muscoli della glottide!).
Se opto per la soluzione "a)", il diaframma probabilmente mi consentirà libertà vocale, ma sarò praticamente stanchissimo vocalmente, per non dire afono!
Se opto invece per la soluzione "b)" ottengo lo stesso risultato, ma stanco molto di meno...
Chiarisco ancora meglio la mia domanda...
tu dici poi che ciò avviene se non si annulla la SPINTA e la reazione diaframmatica, (che è un pò la stessa cosa no, essendo la spinta una delle armi dell'istinto...), e che ciò si ottiene creando il bipolo (ovvero indirizzando il flusso sonoro dietro il palato duro e pronunciando lì...), ma questo non è sufficiente ad annullare la spinta! Anzi... la può anche aumentare, se non si impara appunto a "sganciare la "punta" equivalente alla pronucia-proiezione dalla massa del suono stesso che si rilassa "scendendo"). E infatti voglio chiederti a tal proposito se pensare al rilassamento (necessariamente verso il basso)è fondamentale quanto il pensare "avanti". E se lo è, quanto mi possa aiutare questo "vettore" che scende... dato che è assolutamente vietato pensare di mandare impulsi alla laringe (perchè si finisce per schiacciarla, dunque ingolare e roba simile...).
Puoi fare una considerazione su quanto detto o magari aggiungere una soluzione "c"???
Grazieeeeeeee
Ciao; faccio presente a te, come a tutti i lettori, che l'eccesso di lunghezza viene interpretata dal programma come "spam". Niente di grave, perché non viene cancellato ma solo inserito in una cartella a parte e non pubblicato, però c'è la probabilità che io non lo veda se non mi avvertite. Comunque sia, adesso è stato recuperato e cerco di rispondere... a pezzi. Corelli un belcantista... mmhh, bella domanda! Da un punto di vista ortodosso direi di no, perché tolto qualche ruolo di Donizetti (Poliuto), Corelli ha frequentato più che altro il tardo romanticismo e il verismo. Anche sul tipo di emissione avrei delle difficoltà a definirlo tale, pur trattandosi di un imposto ragguardevole. Il resto a dopo.
RispondiEliminaContinuo il commento:
RispondiElimina>... non sapendo come "mantenere" la giusta pronuncia di vocali e consonanti, portandosi anche su i difetti di pronuncia che ha nel suo parlato naturale, avvertendo la "reazione istintiva", uscirà dalla "retta via" indietreggiando dal parlato o spingendolo, eccetera...
-- Infatti la regola è quella di migliorare, perfezionare il parlato, che non è molto avversato dall'istinto; basta aver chiaro ciò che si sta dicendo, e la via resterà "retta".
>...A me avviene sovente la condizione da te scritta sopra. Cioè quando dici che, essendo il parlato molto avanti si rischia di chiudere, è proprio quello che avviene... (a meno che con grande impegno e concentrazione "aggiro l'ostacolo" proprio facendo come tu dici... e cioè creando il "bipolo"). Quello che avverto è una sensazione di valvola che invece di aprirsi, si chiude!!! Penso sia la laringe che, salendo in estensione e arrivandole una spinta "irruenta" si chiude.
--- Beh, diciamo che il problema è più complesso nella sua natura, che un tempo non esisteva e oggi invece è un brutto virus: non si riesce (tu nella fattispecie) a distinguere il parlare intonato dal cantare, costruendo, artefacendo e dunque uscendo dalle condizioni del parlato, che nella sua specificità permettono all'organo vocale di mantenere i giusti rapporti col fiato, e quindi evitando i difetti che lamenti. In pratica si tratta "solo" di parlare intonando, e non cantare (nel senso deteriore del termine).
>Come aggiro l'ostacolo (ma che fatica!!!):
a) insisto con la pronuncia (parlato avanti), ma assecondando la spinta "naturale", pensando che a forza di farlo il diaframma "cede";
--- Ecco, però il problema è proprio la spinta. Occorre eliminare totalmente la spinta che è proprio quella componente che rende il parlato un'altra cosa, non artistica. Il parlato è esente da spinte, è pronuncia, anche forte, decisa, ma libera.
>b) insisto con la pronuncia (parlato avanti), ma contemporaneamente penso di rilassare dalla mandibola in giù, pensando ad un ipotetico "vettore" che scende in modo inversamente proporzionale ai vocalizzi che seguono invece una fisica direzione ascendente; (che poi corrisponderebbe a quando tu mi dici che una frazione di secondo prima di passare al suono ascendente devo pensare di "mollare tutto"... e penso che me lo dici per raggiungere lo stesso scopo, e cioè mantenere in posizione comoda la laringe, o meglio non farla salire più del dovuto. In definitiva non tenere il suono con i muscoli della glottide!).
-- Sì; la storia del vettore può essere un po' preoccupante che non si trasformi in una forza, perché il suono comunque deve alleggerirsi, "salire", diciamo con una metafera che spero non ingeneri altri equivoci. Comunque il resto è giusto e ritengo sia la strada da seguire.
>Se opto per la soluzione "a)", il diaframma probabilmente mi consentirà libertà vocale, ma sarò praticamente stanchissimo vocalmente, per non dire afono!
-- Decisamente da abbandonare, dimenticala.
>Se opto invece per la soluzione "b)" ottengo lo stesso risultato, ma stanco molto di meno...
-- Però la concentrazione deve sempre e solo essere rivolta alla corretta pronuncia e senso delle frasi che reciti.
>Chiarisco ancora meglio la mia domanda...
RispondiEliminatu dici poi che ciò avviene se non si annulla la SPINTA e la reazione diaframmatica, (che è un pò la stessa cosa no, essendo la spinta una delle armi dell'istinto...),
-- Attenzione: la spinta è una sovrapposizione alla spinta istintiva, infatti possiamo parlare di una spinta esponenziale, in quanto alla spinta che crea l'istinto (ma non sempre), si aggiunge (più spesso) quella nostra, per dare potenza, per dare importanza, volume, enfasi al suono che alle nostre menti orgogliose sembra sempre troppo piccolo e poco significativo. Quindi nel parlato (altrimenti cosa lo faremmo a fare?) occorre solo parlare, e non spingere; la spinta istintiva è quasi nulla, essendo già nel nostro DNA.
>e che ciò si ottiene creando il bipolo (ovvero indirizzando il flusso sonoro dietro il palato duro e pronunciando lì...),
-- La pronuncia del parlato deve avvenire fuori della bocca, cioè dove parliamo normalmente!
>ma questo non è sufficiente ad annullare la spinta! Anzi... la può anche aumentare, se non si impara appunto a "sganciare la "punta" equivalente alla pronucia-proiezione dalla massa del suono stesso che si rilassa "scendendo").
-- Se si pronuncia bene, non c'è alcun bisogno di pensare al rilassamento. In effetti il mio m° non ne ha mai parlato, ma era implacabile con la pronuncia!
>E infatti voglio chiederti a tal proposito se pensare al rilassamento (necessariamente verso il basso)è fondamentale quanto il pensare "avanti". E se lo è, quanto mi possa aiutare questo "vettore" che scende... dato che è assolutamente vietato pensare di mandare impulsi alla laringe (perchè si finisce per schiacciarla, dunque ingolare e roba simile...).
-- Per l'appunto; la questione del rilassamento è solo una componente che può riguardare il collo (esterno), e vale per quando si cambia nota o vocale o entrambe, ma nel parlato serve a poco o niente. Quindi c'è da concentrarsi nemmeno sull'avanti, ma se le parole che stiamo dicendo sono VERE, cioè le stiamo pronunciando con la stessa intenzione e precisione di quando vogliamo dar loro il più pieno significato.
Spero di aver chiarito, comunque... puoi chiedere ancora. Ciao.
Si la soluzione in più, quella "c", che io non ho neanche menzionato nella mia lunga domanda è proprio la VERITA', il significato della parola.
RispondiEliminaGrazie per questo.
Però vorrei chiarire ancora meglio la questione della spinta. Cioè non sono stato molto chiaro nel definire il tipo di spinta preso da me a riferimento in quessto caso. Le spinte possono essere di diverso tipo: dalla'alto verso il basso; dal centro verso i lati; quindi spinta di "gonfiamento" del suono, spinta per dare potenza, ecc...
Ma io mi riferivo a una condizione particolare, in cui non so se devo chiamarla "spinta" la causa della non riuscita del risultato vocale durante il "mio" parlato. Mi spiego meglio... se faccio un vocalizzo parlato (malamore) su una stessa nota e via salendo, ad un certo punto, verso il Sib centrale avverto un effetto "valvola" che somiglierebbe ad una spinta dal basso verso l'alto, e pur continuando nella mia "meccanica" volontà di pronunciare e pur nell'assenza totale di "tentazioni" da parte dell'ego di modificare tal parlato, gonfiandolo o aumentandolo di potenza, questa "spinta" mi chiude la gola tanto che il suono si impoverisce sempre di più se insisto e se "non faccio qualcosa"... Questa "spinta" è l'istinto o una spinta di "sovrapposizione"?
Tu dici che nel parlato normale la spinta è totalmente assente, ed io lo avverto ciò e lo avverto anche se prendo uno scioglilingua e lo intono fino ad un fa o fa#, e ti assicuro che se fosse per me salirei con questa morbidezza, ma invece poi qualcosa cambia, subentra questo maledetto effetto valvola, questa tensione che mi frega!
Aiutooooo... :-)
>"se faccio un vocalizzo parlato (malamore) su una stessa nota e via salendo, ad un certo punto, verso il Sib centrale avverto un effetto "valvola" che somiglierebbe ad una spinta dal basso verso l'alto, e pur continuando nella mia "meccanica" volontà di pronunciare e pur nell'assenza totale di "tentazioni" da parte dell'ego di modificare tal parlato, gonfiandolo o aumentandolo di potenza, questa "spinta" mi chiude la gola tanto che il suono si impoverisce sempre di più se insisto e se "non faccio qualcosa"... Questa "spinta" è l'istinto o una spinta di "sovrapposizione"?
RispondiElimina--- Direi che semplicemente la tua mente non riesce a rimanere concentrata sull'unica cosa cui dovrebbe badare, cioè dare intenzione di autenticità alle parole che dici. Sia chiaro, non intendo dire che devi dare "significato" alle parole, dico che devi ascoltare e renderti conto se stai veramente dicendo minuziosamente, cioè come se stessi parlando con un sordomuto, ciò che vuoi dire. Se questo non c'è, non è questione di istinto fisico, magari un po' di ego sì...
>"Tu dici che nel parlato normale la spinta è totalmente assente, ed io lo avverto ciò e lo avverto anche se prendo uno scioglilingua e lo intono fino ad un fa o fa#, e ti assicuro che se fosse per me salirei con questa morbidezza, ma invece poi qualcosa cambia, subentra questo maledetto effetto valvola, questa tensione che mi frega! Aiutooooo... :-) "
--- No, te l'ho spiegato prima, è che tu quando esci dal range del parlato quotidiano, cioè ti avventuri in zona acuta, non puoi fare a meno di "cantare", cioè di uscire dalla parola ed entrare nel campo dei suoni fini a sé stessi. Se non riesci a sentire il gusto per la parola ben detta, è perché tra te e la tua coscienza c'è ancora un filtro, un oscuramento...