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lunedì, marzo 11, 2013

Dell'intensità

Uno dei problemi da affrontare, soprattutto per chi studia canto lirico, è l'intensificazione del suono. Nella maggior parte delle scuole di canto (e quindi anche la maggior parte di coloro che vogliono affrontare lo studio), si pensa che fin dall'inizio si possa ricercare la massima intensificazione del suono, e per far questo si esclude o si limita l'uso della parola, ritenuta poco soddisfacente e persino contrastante la possibilità di aumento dell'intensità sonora (in effetti è piuttosto vero, per lungo tempo), rivolgendosi esclusivamente al suono vocalico - peraltro incongruo e distorto - nonché a tecniche e metodiche esclusivamente meccanicistiche, muscolari, per realizzarla (il parlato, fin quando non si sarà evoluta la respirazione, risulterà quasi impossibile da intensificare, e ogni tentativo in tal senso si tradurrà in uno sforzo deludente, ed è questo uno dei tanti motivi per cui è così importante seguire la strada del parlato! esso segnerà sempre l'esatto punto della situazione. Il suono vocalico può invece essere sforzato e ci illuderà di poter fare suoni che sono invece pessimi e controproducenti). Molti allievi che non presentano fin dall'inizio una considerevole portata di suono, appannaggio dei privilegiati in natura, restano esclusi dalle scuole di canto "importanti" e umiliati da molti cantanti celebrati che diventano insegnanti o ai masterclass. Si esclude, o si ritiene improbabile, che la voce possa avere uno sviluppo graduale. Il pensiero mio e di questa scuola è di segno diametralmente opposto, come si saprà e si sarà capito. L'intensificazione è una prerogativa del fiato e dell'organizzazione respiratoria relativa che si può sviluppare in un arco di tempo anche molto lungo, di diversi anni, che può partire da una voce istintiva modesta e può assurgere a voce di notevole spessore. Ciò che muta nel tempo è il rapporto tra la densità del fiato e le caratteristiche strutturali delle corde vocali. Un suono poco sonoro, di modesta espansione fonica, è un suono difettoso; se provo a intensificarlo cadrò molto facilmente in un suono spinto, cioè ancora più difettoso e più difficile da rendere corretto. Partendo dal nostro suono "normale", cioè quello abituale della voce parlata, e usando prevalentemente quest'ultima, è possibile migliorare in tempi brevi la respirazione ad esso relativa (qualcuno penserà che stiamo raccontando una favola!!). Passando ai suoni vocali, sarà istintivo e quindi normale spingere in avanti (schiacciare) oppure "affondare" per cercare maggiore intensità, e l'insegnante dovrà pazientemente tornare a far togliere spinta, a far alleggerire, fluidificare, purificare (e la cosa più difficile sarà sempre fare accettare questo, più che far fare). Ad un certo punto, più probabilmente e facilmente nel suono ordinario, si saranno create quelle condizioni di equilibrio che abbiamo esemplificato col pendolo di Newton. Ciò che dobbiamo ben comprendere è che tale equlibrio (diciamo le palline centrali immobili) non deve minimamente venir meno nel momento in cui vogliamo una maggiore intensità (pertanto a maggiore densità del fiato corrisponderà un maggiore interessamento della massa cordale e viceversa in mirabile proporzione crescente o decrescente). In sostanza la cosa più deleteria che possiamo fare è pensare di "spingere" verso l'esterno (o in qualunque altra direzione) per aumentare l'intensità. E' difficile rendere l'idea di come ottenerla, ma posso cercare di spiegarlo in due modi: 1) la volontà. Cioè non provocare mediante azioni meccaniche l'aumento di suono, e, peggio del peggio, pensare di ottenerlo mediante azioni riguardanti una qualsivoglia componente interna gli apparati (che siano le cavità oro-faringee, la laringe, il velopendolo, ecc.). Esercitare, quindi, una azione volitiva nei riguardi del suono che si sta producendo ALL'ESTERNO della bocca. Se non si è ancora sviluppata una coscienza esterna del suono, ogni tentativo di intensificazione si tradurrà in un suo peggioramento. 2) l'espansione del suono tridimensionale, come fosse un pallone, o addirittura aperto come fosse una grande parentesi rivolta in avanti. Se, come ribadisco, abbiamo una percezione del suono esterno staccato, autonomo, prodotto senza spinta e senza alcuna azione meccanica, unicamente da un soffio, un alito, un sospiro sonoro, questo (in quello stesso luogo), può espandersi come un pallone che si gonfia, quindi in ogni direzione (ma soprattutto in orizzontale, quindi tipo palla da rugby, e proiettata verso l'alto, ma sempre senza pressione, senza spinta). Se nel fare questo si avverte un arretramento verso la bocca o la perdita della percezione esterna, è logico che si sta sbagliando e occorre immediatamente cessare. Questo processo è lungo e richiede pazienza; cercare di anticipare i tempi illudendosi che il suono sia fuori, ma non avendone realmente coscienza, non farà che allungare i tempi e rendere tutto più difficile. Se si segue il sentiero con la giusta costanza, praticamente non ci sarà niente da cercare, tutto avverrà autonomamente, e periodicamente si scoprirà che la propria voce diventa sempre più sonora e facile, ricca, bella, ampia, profonda, alta, galleggiante, tanto nel parlato quanto nel vocalizzato.

4 commenti:

  1. Salvo5:30 PM

    Bisogna aver fede... soprattutto in questi tempi ;-) E invece c'è la solita corsa al nulla... Poi, come al solito, dipende da ciò che vuoi raggiungere. Un canto libero, vero, artistico, oppure che cosa? Non si può ottenere nulla senza sacrificio, tempo e fede. Puoi credere se vuoi all'asino che vola, in fondo viviamo in un mondo di illusioni. E' una libera scelta. Ho risentito in questi ultimi giorni le solite illusioni, le solite fanfaronate: "ho raggiunto una voce "potentissima" con il maestro che mi fa appoggiare e fare forza sul pianoforte (sigh), sto lavorando col cucchiaino a "vomitare" (sigh) e infine posso fare dei suoni intensissimi (un soprano), ho voluto ascoltarla e lei è convinta di farli quei suoni (l'insegnante di conservatorio la considera una futura Callas....), in effetti ha una voce sgraziata piena di vibrato, ingolata... ma qualcuno vicino a me mi ha detto: "bella voce è vero, studia con xxxxxx, sentito come è intensa, in pochi mesi ha raggiunto questi traguardi". C'era mia moglie al fianco che ad un mio accenno di risposta mi ha dato una gomitata... "Salvatò è un parente"... e che me frega stavo dicendo ma poi è prevalso il buon senso e sono tornato a casa.

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  2. Certo; io però da un lato voglio vedere positivo, e dall'altro voglio essere comprensivo. Quanti giovani ci sono che studiano, anni, con sacrificio, con volontà, con meriti, eppure non arrivano a risultati degni delle loro aspirazioni e del loro impegno perché non trovano insegnanti adeguati o trovano insegnanti del tutto indegni. A volte non se ne accorgono, a volte se ne accorgono e ne cambiano, ne cambiano... ma non arrivano oltre un modesto livello. Allora il punto veramente cruciale è che non si riesce a debellare la classe insegnante indegna, fatta da totalmente incapaci (gente che non ha mai cantato e non sa cantare e pensa - è convinta - di sapere avendo letto libri, ascoltato dischi e guardato filmati), da discreti cantanti con privilegi naturali, ma con scarsissima coscienza vocale e quindi incapaci di offrire efficaci soluzioni ai problemi degli allievi che si affidano, fidandosi dell'esperienza e della popolarità. Non parliamo poi dei luoghi ufficiali ove si insegna il canto - il conservatorio - dove si perpetrano molto spesso i peggiori "delitti" di insegnamento vocale. Questo è, a mio avviso, il problema fondamentale.

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  3. Salvo9:20 AM

    Sarò stato io fortunato che ho trovato dopo tante peripezie il Maestro giusto, quello che mi ha fatto lavorare e che mi controlla attentamente, con disciplina ancora, con comprensione e severità, ed anche lui dice le stesse cose che dici te. Ma io comunque prima di incontralo non mi sono mai dato per vinto ne tantomeno ho creduto ai miracoli. Certo, voglio anche io essere "ottimista" e comprensivo, ma penso che non si può e non si deve credere a chi ti dice che sei Callas, prova almeno a sentire altri, a fare sacrifici. Non lo so, forse perchè ho iniziato tardi, ma ti posso garantire che se fossi stato giovane, ne avrei fatti di chilometri anche per venire su da te... ampliare le mie conoscenze, arricchire la mia cultura musicale, di canto, di vita, ho questa sete dentro che mi divora e posso dirlo di non averla trovata nei giovani che ho incontrato e che incontro quotidianamente e lo dico con molta tristezza. Mi sembra un pò come la situazione politica attuale, è vero abbiamo lasciato tante cose negative ai nostri giovani ma come dico spesso ai miei figli bisogna anche ribellarsi, infervorarsi, provare a cambiare, fare scelte anche forti, senza crogiolarsi in questo sisetma e quindi non accettando passivamente lo stato delle cose. Certo il problema vero, è quello dell'insegnamento "schifoso", "indegno", che viene perpetrato in ogni luogo da pseudo insegnanti ma è pur vero che oggi la coscienza dei giovani, forse, è più come dire aggiornata, attualizzata, si sa di più, si parla e si discute di più, insomma si sanno "certe cose". E allora DEVONO e POSSONO dare vita ad un cambiamento radicale se lo vogliono, senza credere agli asini ma con volontà, passione, sacrificio. Io la penso così, e faccio molta autocritica, molte colpe le abbiamo noi, ma possiamo ancora rimediare tutti insieme, partendo da loro... che ci diano e si diano una smossa, una scossa, un terremoto.

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  4. Sono perfettamente d'accordo; certo la comunicazione, sia verbale che fisica, è molto più capillare e aperta di un tempo, quindi concordo con te che i giovani, che sanno o comunque possono, in genere, approfittare di questa opportunità offerta in questo tempo, dovrebbero farne ampio uso. Ho diversi allievi che fanno periodicamente anche più di 3 ore di viaggio (sola andata) per venire a lezione, o che cercano sistemazioni per potersi fermare qualche giorno, se non addirittura lunghi periodi (allievi siciliani!!!), a riprova che comunque le pulsioni artistiche ci sono e sanno superare gli ostacoli offerti da carenze di insegnanti locali. Poi bisogna, però, anche metterci il mediocre ambiente che si viene a creare dove questi insegnanti dettano legge, o i loro allievi, amici, conniventi e quant'altro (il più delle volte per meschine questioni di denaro, oltre che di "sordità"!), e quindi il sacrificio continua, perché spesso e volentieri le buone qualità non vengono riconosciute e apprezzate. Non è affatto una questione semplice, e non ne faccio mistero con chi mi approccia (l'ho scritto anche in questo blog, da qualche parte...).

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