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sabato, marzo 02, 2013

La catena di pendoli

Nel post precedente ho paragonato l'azione del fiato sulla laringe al pendolo di Newton. Questa rappresentazione può non limitarsi alla sola zona glottica, ma estendersi a tutto il tratto che va dalle corde vocali fino ad oltre le labbra. Per semplicità posso paragonare le palline centrali del pendolo a: laringe, cavità oro-faringee, e indirettamente quelle nasali e le innumerevoli altre presenti in tutta la parte anteriore della testa. Pertanto la pallina di destra, che si solleva ricevendo l'energia da quelle intermedie, potremmo dire che rappresenta la voce risultante esterna alle labbra.
(c.v.=corde vocali; far=faringe; boc.=bocca; est.=spazio esterno)
Il suono prodotto dalle c.v., come è noto, è estremamente debole e non possiede ancora molte delle caratteristiche che  ne faranno un vero, completo ed esemplare suono vocale, a partire dall'articolazione verbale. Esso si propaga sia nello spazio che attraverso ossa e tessuti; ogni qualvolta il suono entra in una cavità andrà soggetto ad una amplificazione e percorrerà quello spazio come le onde concentriche in un lago; ogni qualvolta incontra un tessuto molle ne provocherà l'oscillazione generando a sua volta onde; ogniqualvolta incontra un ostacolo duro - osso o cartilagine - questo trasmetterà le vibrazioni ad altre parti del corpo, comprese ulteriori cavità, generando nuovi suoni che andranno ad arricchire quello principale (è ciò che genera le impressioni di suoni di testa, di petto o il concetto di maschera, che sono solo sensazioni soggettive e non hanno niente a che fare con la corretta emissione). Ci possono essere, invece, e ci sono nella maggior parte dei casi, disturbi quando le dimensioni e le forme degli spazi attraversati o la tensione delle pareti colpite non sono adeguate o, ancora, quando determinate zone, utili o necessarie, non sono coinvolte perché le onde sonore vengono deviate o in diversi modi ostacolate.
Possiamo dunque dire che se la sintesi della produzione di un suono corretto è paragonabile al pendolo di Newton, si può anche dire che più dettagliatamente è come se a partire dalla laringe ci fossero una catena di altri pendoli (rappresentanti ora una cavità, ora un osso, una cartilagine, ecc.) ognuno dei quali, quando tutto è corretto e fluido, porta avanti, comunica, trasferisce, veicola l'universo di microinformazioni contenute in ogni cellula sonora, fino a sgorgare nell'ambiente acustico esterno, dove ancora un ampio processo energetico contribuirà significativamente a potenziare e diffondere i nostri suoni. La cosa più difficile, la magia del processo artistico, non consiste tanto nel mettere in moto i pendoli (al che pensa il fiato/suono quando l'emissione gode di una sufficiente energia), ma nel fare in modo che essi procedano vivacemente e non rallentino o addirittura si fermino o, al contrario, siano investiti da forze inopportune che li travolgano fino a deformarne il funzionamento. Ogni difetto, ogni errore, consiste nell'interrompere o intercettare e modificare - cioè non lasciar funzionare scorrevolmente - questa catena che non necessita di forza, di pressione, ma di rilassamento e fluidità

4 commenti:

  1. Salvo4:41 PM

    Potremmo quindi parlare in un certo senso di un effetto a cascata o effetto domino, che però non termina se non quando cessa l'emissione fluida del fiato che lo ha generato. Giusto?
    Quindi anche se ogni cavità, sezione, in effetti rappresenta di per sè, e quindi è un ostacolo morfologico al fiato, ne diventa invece sostanza arricchente di questultimo quando non è rigida ma opportunamente carezzata dall'energia del fiato riescendo a consonare in esso definendone il colore, il timbro, ecc. Ma in realtà come sarebbe fiato senza queste consonanze/risonanze? Il parlato non è solo fiato, contiene in se già una percentuale di risonanze proprie che non devono essere volontariamente attivate ma che si attivano da sole per quanto detto sopra, perchè c'è già un giusto (oppure errato)apporto qualitativo di energia... perchè anhe e soprattutto nel parlato ci vuole energia ma per il discorso dell'istinto essa non viene stravolta, forzata, non ha bisogno di difendersi di camuffarsi, viaggia libera e serena ed è da lì che bisogna, secondo me, iniziare. Grazie Fabio.

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  2. Perfetto, ottima elaborazione! Grazie.

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  3. Salvo6:21 PM

    Grazie a te.
    Volevo ampliare il discorso dell'energia.
    La qualità del fiato (la pallina iniziale)è il risultato, quindi, di una somma di energie che più rasentano la perfezione e più daranno il giusto input alla serie di "lanci" a cascata.
    Ma il fiato iniziale, cioè il giusto colpetto iniziale che da il via all'effetto domino sembra una cosa molto semplice da fare(anche nella realtà se ci figuriamo quei giochi a domino dove le carte sono posizionate in modo tale da fare una serie di giochi spettacolari, l'inizio in effetti è molto semplice: si tratta di imprire il giusto moto, la giusta energia, con un colpetto alla sfera che dovrà colpire la serie di sfere o di carte che dovranno cascare una dopo l'altra così che ognuna di essa imprimi energia a quelal sucessiva fino alal fine). Ma allora, e qui vengo ad una mia personale tesi, se l'energia iniziale è deficitaria, tutto il resto sarà inficiato... cioè nella pratica quotidiana (almeno per me) se il mio corpo risponde in maniera troppo energica o troppo stanca, appesantita (perhè ho mangiato troppo, perchè sono in sovrappeso, ecc.ecc.), oppure sto in un particolare momento personle di vita, oppure perchè ho una determinata patolgia (reflusso?), è naturale che non ci sia una giusta risposta artistica? Cioè l'arte non prescinde ma dipende, è legata ad una perfetta forma sia fisica che psicologica? Forse è anche per questo chè è difficile raggiungerla e mantenerla costantemente? Dovremmo non essere terrestri?... La mia è una provocazione, ma vorrei capire... Scusami se sono abbastanza farraginoso ma non so come spiegarmi. Grazie per quanto potrai spiegarmi.

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  4. Caro Salvo; la questione è esattamente questa! Quando ho inserito il primo post sul pendolo era proprio questo ciò che volevo comunicare, cioè tutto dipende dall'energia del fiato (la prima pallina), quella "qualità", o densità che consente la giusta oscillazione delle corde (in base a altezza, intensità, colore) ma con quell'equilibrio mirabile che consenta di non creare pressione sottoglottica, ma, naturalmente, nemmeno deficit. Tutta la disciplina, per quanto indirettamente, sempre e solo su questo lavora!. Lo stato fisico personale, specie nella fase di apprendimento, gioca un ruolo sull'efficienza della "pompa", e quindi può determinare influenza variamente grave anche sul rendimento vocale, anche se si può dire che una eccellente assimilazione possa garantire prestazioni accettabili anche in stato di leggero malessere.

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