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sabato, marzo 30, 2013

Il corto circuito

Qualche reminiscenza tecnologica. Cos'è un circuito elettrico e un corto cirtuito. Prendiamo un esempio minimo che si presta meglio all'analogia: abbiamo una batteria elettrica e un cavetto. Se pongo in contatto diretto i due poli della batteria, noi chiudiamo il circuito e una massa di elettroni presenti sul polo negativo si dirigerà velocemente verso quello positivo. In pochi istanti la batteria si scarica e abbiamo quello che si chiama corto circuito. Il cavetto, considerando la velocità di spostamento si riscalderà anche. Se azzardiamo a mettere un cavetto elettrico nei due poli di una presa elettrica domestica, avremmo una interruzione dell'energia a carico del limitatore, e anche un grosso rischio di incendio! Il limitatore (che si chiama così non a caso) stacca perché in un corto circuito il consumo andrebbe alle stelle, senza contare il pericolo. Se in un punto del cavo noi mettiamo una lampadina o un altro utilizzatore elettrico, noi abbiamo egualmente un circuito chiuso, ma il consumo sarebbe più limitato perché l'utilizzatore cosa fa? rallenta il flusso di elettroni (Resistenza). Volendolo spiegare con qualcosa di più pratico, prendiamo un contenitore per liquidi all'interno del quale mettiamo un separatore; da una parte del separatore mettiamo dell'acqua e dall'altra no. Se sollevo il separatore, l'acqua rapidamente riempirà la parte vuota fino a portarsi alla stessa altezza (principio dei vasi comunicanti). Adesso veniamo al nostro campo. Quando inspiriamo ed espiriamo normalmente, abbiamo un processo analogo al corto circuito, cioè l'aria immessa fuoriesce quasi immediatamente. Questo è normale e positivo, perché l'unico aspetto che interessa il nostro funzionamento riguarda quel secondo in cui l'aria rimane nei polmoni e può effettuare lo scambio gassoso. Nel momento, però, in cui pensiamo di cantare (anche in altri momenti, che magari prenderemo poi in esame), le corde vocali si adducono e l'aria non può più uscire liberamente; abbiamo quindi una Resistenza, che rallenta il flusso in uscita. Per un circuito elettrico questo è il corretto ed efficiente funzionamento e non comporta alcun effetto secondario. Nel "circuito respiratorio-vocale" noi possiamo raggiungere una situazione similare, ma nei primi tempi, specie se la Resistenza si presenta particolarmente impegnativa, quindi andiamo a cercare suoni molto intensi e/o su note acute che richiedono notevole tensione delle corde, il rallentamento del flusso aereo viene interpretato negativamente dal nostro sistema di controllo, che metterà in moto dei procedimenti automatici e meccanici per farci espellere con maggior rapidità e forza l'aria ancora presente. Uno degli obiettivi che ci dobbiamo porre, quindi, consiste nel calmare questo impeto istintivo a svuotare i polmoni per far si che il circuito funzioni con un flusso regolare e costante. Questo non è facile, come sarà chiaro a chi ci segue da tempo, perché questa forza endogena non si può controllare con la volontà, ma è necessario aver scoperto quella disciplina che consenta di aggirare l'ostacolo e permetta di ridurla nel tempo e persino annullarla. Non è però, si badi bene, un risultato raggiungibile tecnicamente, cioè solo con esercizi meccanici, ma richiede un approccio di tipo mentale (non solo intellettuale), perché ciò che dobbiamo andare a svelare ed arricchire è la coscienza, che non è un semplice serbatoio di nozioni e non è una catena di montaggio, dove la ripetitività basta a raggiungere un soddisfacente ritmo di produzione, ma è un crogiolo, una rete di connessioni parte fisiche parte legate al pensiero cosciente e parte alle intuizioni e alle scoperte che si accendono facendo e seguendo la guida di chi ha già percorso quel sentiero. Questa è anche la grande e incolmabile differenza tra arte e scienza, laddove per la prima il tempo quasi non esiste, nel senso che le scoperte del sé appartengono alla forma umana da sempre, e solo in minima parte vengono influenzate positivamente da scoperte e analisi di tipo scientifico. Il più grosso problema della scienza è che per la propria evoluzione è costretta a dividere e dividersi (cioè le specializzazioni diventano sempre più minuziose), e si allontana quindi sempre di più da quell'unità che dovrebbe, invece, sempre essere punto di partenza e arrivo di qualunque saggezza.

3 commenti:

  1. Salvo3:31 PM

    E' un pò come se ti fosse entrato nel corredo cromosomico, nel tuo dna... una volta che impari a galleggiare e ti cimenti a nuotare fino a raggiungere "l'arte del nuoto", riesci a farlo senza muovere un filino d'acqua... e vi posso garantire che è così. Perchè avrai acquisito una coscienza tale da sentire tutto il fluido intorno ate, parte di te e non starai a porti domande di come fare a galleggiare, oppure che sotto ci sono 3000 mt. di profondità, sarà come immergerti nel tuo fluido "primordiale", un brodo che porti dentro dalla nascita, e non hai bisogno di nessun tipo di "resistenza" per non andare in corto... perchè sarai tu uno ione, una molecole immersa in miliardi di atomi liberi ma ordinati nello stesso tempo, scorrevoli e consistenti, un fluido nel quale puoi respirare all'unisono (credetemi, per me che facevo il sub era una sensazione unica...). Il canto, come Arte, penso sia così. Un universo dove la coscienza ha bisogno di emozionarsi e scoprire giorno dopo giorno con costanza, umiltà e disciplina, come finisce l'ego ed inizia un cammino di vera arte e libertà, senza vincoli, lacci di sorta, ma un condimento unico fatto di umanità, di sete di sapere, di obiettivi semplici ma unici.

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  2. Grazie per le squisite e centrate argomentazioni; devo poi dire che la tua esperienza è anche molto utile e vicina alla questione respiratoria; anche nel canto c'è un principio di apnea che occorre disciplinare. Un caro saluto.

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  3. Salvo9:09 AM

    Grazie a te che diffondi un "Sapere", una disciplina, che spesso anzi molto spesso viene sottovalutata o non presa in considerazione, perchè è molto più facile far finta di non vedere e non sentire... ma i motivi li conosciamo bene. E' importante, secondo me, però, continuare su questa strada, dura, irta di insidie, ma vera e pertanto ringrazio te,la tua perseveranza, il tuo Amore per quest'Arte(spero in cuor mio che ce ne siano altri capaci come te...). Un caro saluto anche a te.

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