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martedì, ottobre 14, 2014

Il trattato - 12

Sono molti coloro che cercano la voce o il superamento di certe difficoltà di testo o di tessitura anziché la ragione per cui una voce deve essere educata, e ciò è causa di frequenti inconvenienti che portano fatalmente ad insuccessi più o meno accentuati. Se lo strumento è perfetto, la natura dà il meglio di sé e quindi anche la voce più bella che lo strumento possa dare, migliorando indiscutibilmente la qualità "istintiva". Il problema voce non deve esistere, il canto deve diventare automatico, cioè una seconda natura che risponde incondizionatamente alle esigenze dell'interprete.
La singolarità di questa scuola è partire dai "perché" e dare risposte, non arbitrarie o "fumose", ma basate su intuizioni legate a fondamentali aspetti della natura umana. Voler superare le difficoltà senza sapere il motivo per cui ci sono, non solo non risolverà i problemi, ma rischia di provocarne l'accrescimento, magari non subito ma in tempi più o meno lunghi.
L'arte non è privilegio di masse, ma di pochissimi soggetti che sono molti meno di quanto si possa pensare. Credere che gli insegnanti possano formare molte di queste eccezioni è un errore, perché i predisposti sono e saranno sempre una percentuale bassissima.
Attenzione perché qui si parla di perfezione, di artisti esemplari, quindi non ci si spaventi di fronte ad affermazioni così radicali; gli ottimi maestri sono e saranno in grado di preparare ottimi cantanti, che non saranno numerosissimi, ma comunque non le poche unità cui accenna il maestro.
Da più parti si sostiene che i metodi per educare la voce sono soggettivi e che ogni maestro applica le proprie esperienze, quindi il proprio metodo. Anche se questo è vero, è altrettanto vero che una percentuale enorme di metodi sono sbagliati, e che gli aspiranti cantanti falciati dalla cattiva scuola si contano a migliaia. 
Purtroppo questa è una realtà sotto gli occhi di tutti, c'è poco da commentare.
Una bella voce e una certa disposizione trae in inganno anche molti insegnanti impre-parati, perché si lasciano lusingare dalle disposizioni più o meno accentuate degli aspiranti. Non è ottenendo un certo temporaneo risultato o reggendo una certa tessitura che si formano i buoni cantanti, anzi, così facendo si creano una infinità di mediocri, che lungo il cammino dell'illusione cadono irrimediabilmente. 
Un commento: se è vero quanto è scritto, e cioè, in sintesi, che molti insegnanti diventano celebri perché hanno la fortuna di ricevere voci già particolarmente versate e dotate, salvo poi non saper realmente disciplinare voci meno privilegiate, è anche vero che questi cantanti possono ritenersi fortunati quando l'insegnante non tocca loro la voce, rischiando di mandare all'aria il buono che c'è, anche se destinato a durare non molto.
Il nostro intento è quello di orientare il lettore verso quel canto che non è compiacenza, ma diletto; e le pagine che seguiranno questa introduzione dovrebbero servire a questo scopo. Chiunque ci seguirà potrà trovare o ritrovare in questo elaborato, che non vuole essere un trattato nel senso classico del termine, molte cose utili, anche se poi, ognuno trarrà dalle nostre pagine ciò che gli sembrerà più o meno conforme alla propria dimensione.

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