"Prima di iniziare un concerto, se non riesco a svuotare me stesso, sarà la memoria. "So che inizia il corno. So che il ..." No. Questo è contro di me. Sarà materializzare la funzione di memoria. La musica non ha nulla a che fare con la memoria. La memoria è legata al passato. La speranza è legata al futuro. La musica non è collegata a nulla. Si tratta di un processo spontaneo di creazione. L'esecutore crea. Che cosa ha fatto il compositore? Vi ha indicato la via: "Guarda, se si va oltre quelle fasi, questi conflitti, si potrebbe arrivare a questo punto...".Naturalmente il M° parlava di musica in senso lato e di direzione d'orchestra. Come tantissimi pensieri regalatici da questo grande musicista e pensatore, si presta a interpretazioni alquanto "pericolose", se non vengono correttamente contestualizzate. Solo un folle o un polemico strumentalizzatore potrebbe pensare che Celibidache quando dice "l'esecutore crea" possa riferirsi a una arbitraria libertà intepretativa. Ho deciso di postare questa frase qui perché possiamo trovare analogie nel campo del canto. Il punto focale è la memoria. La memoria cui ci riferiamo solitamente è una memoria fisica, e la potrei definire temporanea, non nel senso che i dati che contiene durano poco, ma nel senso che quei dati sono depositati "in attesa di...". I dati entrano nella memoria grazie ai sensi; noi ricordiamo le cose in quanto le abbiamo viste, sentite, toccate, ecc. Quanto queste informazioni ci appartengono? Non in quanto memorizzate, ma in quanto passate alla coscienza. In essa non entrano le informazioni fisiche, ma il contenuto, ciò che ci ha "toccato" e ha comunicato al nostro io profondo. Vale per ogni arte. Capire l'arte non significa averla "interpretata", ma essere riusciti a cogliere il frammento di verità in essa celato. Dunque le informazioni eventualmente contenute nella memoria, noesi, e che si riferiscono a opere d'arte, risiedono in questo contenitore finché qualcosa permetterà al loro noema, pensiero, contenuto, di passare alla coscienza.
Come avevo già scritto in passato, molti allievi, direi quasi tutti, quando la lezione è particolarmente positiva si preoccupano di "dimenticare" ciò che hanno appreso, e spesso identificano questo qualcosa in sensazioni, azioni, indicazioni. Tutto ciò non serve, anche se è o può essere un piccolo aiuto, ma può anche essere controproducente. Proprio per il fatto che la memoria è fisica e lavora sulla percezione attraverso i sensi, si tenderà a ricordare proprio gli aspetti muscolari e scheletrici, dimenticando che il canto è e deve essere un flusso mentale incondizionato, cioè libero dalle funzioni istintive, pertanto proprio all'opposto del funzionamento mnemonico. Creare non significa, in questi casi, "inventare" qualcosa di nuovo (ma sappiamo come il termine inventare sia sempre discutibile nel nostro campo), ma ri-creare, cioè manifestare un'unità che come tale è stata acquisita alla coscienza ed è possibile quindi ridarla alla luce come se fosse una creazione del momento, come in effetti è perché solo "hic et nunc" è possibile permettere a quella forma d'arte - musicale in questo caso - di poter esprimere la propria verità. Anche nella vocalità e nel canto, l'acquisizione matura dell'unità che si forma dalla relazione delle parti durante la fonazione permetterà al virtuoso di esprimersi al meglio senza "ricordare" ma agendo come in sogno; il flusso a-fisico che dalla coscienza perviene a estrinsecarsi, ci apparirà come una "ispirazione" nostra. E' la grande coscienza, la coscienza umana e divina, entro la quale ci troviamo quando sappiamo collegarci "in rete" con altre forze simili (non entro troppo in particolari perché ognuno deve essere libero di modulare sul proprio pensiero questi concetti, quindi non ci devono essere forzature ideologiche, ma penso che tutti possano ritrovarsi serenamente qualunque sia il loro credo o non-credo).
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