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sabato, febbraio 21, 2015

Entropia e sentimento

Un po' semplicisticamente l'entropia è il disordine, e secondo alcuni è irreversibile, cioè nell'universo si produce continuamente caos, disordine, e questa tendenza non si inverte. Nel piccolo possiamo dire che si produce entropia ogni volta che un'unità si spezza. Un piatto che si rompe... è rotto! non è più unificabile, anche se riparato; la vita (che è un'unità) di una qualunque forma vivente una volta interrotta non è recuperabile, e via dicendo; non intendo certo addentrarmi ora in questo campo, assai complesso. Ma noi abbiamo una possibile situazione in cui la legge del caos è sospesa. La musica e il canto. La musica è l'unificazione di un caos (una serie di suoni), il canto l'unificazione mediante l'aria di una catena di apparati. L'uomo, mettendo insieme con arte determinati elementi, può dar vita a una forma che possiede in sé un'energia molto superiore a quella che ha richiesto la sua creazione. Noi assistiamo all'esibizione di molti cantanti che per sviluppare una certa potenza sono costretti a far uso di una forza non indifferente e questo rappresenta un valore negativo, appunto perché non si verifica quello sviluppo (non solo di tipo sonoro acustico ma anche psico acustico) che attrae gli ascoltatori. Ecco, ora ho usato un termine che apre questo post a un'altra parte del discorso. In natura noi abbiamo alcune forze importanti che generano attrazione o repulsione. In tutto l'universo ci sono forze aggregatrici e disgregatrici; se vincessero le prime noi avremmo l'unificazione complessiva, ma l'uno fine a sé stesso non può stare, dunque devono esistere forze che disgregano. Chiamiamo gravità e magnetismo le forze nel campo dei minerali; a seconda delle polarità, delle dimensioni, si generano potenti attrazioni e/o repulsioni. Anche nel mondo dei viventi abbiamo però forze di attrazione e repulsione: amore, odio, amicizia, antipatia, ecc., e le chiamiamo sentimenti. Le forze presenti nei minerali, che possiamo anche indurre, ad esempio tramite la corrente elettrica, hanno un influsso sulla struttura cristallina, che viene ordinata e orientata. Ma ecco che anche nella musica e nel canto ci troviamo esattamente nella stessa condizione: non si può avere musica se non abbiamo  l'ordinamento e l'orientamento dei suoni che ci si presentano, e non possiamo avere arte vocale se non siamo in grado di orientare e ordinare gli apparati mediante il fiato; se siamo in grado di fare quanto è necessario per promuovere i suoni a musica, essa andrà a incendiare la "cassetta" dove risiedono i sentimenti di chi ascolta; se siamo in grado di far voce/canto (e quindi anche musica), noi potremo far sprizzare i nostri sentimenti con sincerità e libertà. E' la conquista di noi stessi e del mondo che ci accoglie e si relaziona con noi; richiede il graduale ma completo abbattimento di quelle forze negative che in varie modalità ci impediscono di accedere consapevolmente alla rete che ci collega al tutto. Fin quando si vuole essere delle singolarità, dei fenomeni da venerare, da idolatrare, sia pure dei talenti ma chiusi in sé stessi, ci sarà una barriera o ci saranno barriere, e la prima barriera è il nostro corpo. Voler far musica o canto entro di noi va considerato addirittura un controsenso, un paradosso, una punizione, una contraddizione; chi canta vuole dare e vuol regalare gioia agli altri; la vuol fare senza un tornaconto materiale, ma con uno scambio gioioso. Quindi, pur avendo declinato concetti apparentemente astratti, ora dico che l'unico modo per far canto ad alti livelli sarà quello di liberarci dal canto entro il nostro corpo. Chi canta è l'aria che ci circonda, stimolata dal nostro pensiero purificato... oppure sono le vibrazioni del nostro pensiero puro.
Aggiungo un commento: l'ego, in quanto esaltazione di sé,  separa, divide dagli altri, dunque impedisce la libera esternazione dei sentimenti di unione e condivisione, per cui non si può pensare artisticamente, non si può agire in termini unificanti e questo allontana da qualunque creazione realmente artistica.

2 commenti:

  1. Educare noi stessi alla spontaneità, alla veridicità e alla riscoperta nei nostri veri sentimenti e della nostra umanità.... commuoversi, gioire. Permettere al nostro corpo e alla nostra mente di liberarsi da tanti ostacoli. L'arte vive di spontaneità, bellezza, sentimenti, si nutre di tutto ciò. E' impensabile credere che un artista "debba" dare l'involucro di ciò che è(la sua fisicità) e non invece "donare" ciò che ha dentro di sè (la sua umanità). Non si può continuare a credere in un mondo egoista, falso, pieno di pregiudizi predicando l'intolleranza, la cultura del macabro, dello strapotere in tutti i campi. Penso, che la risposta positiva potrebbe venire proprio dall'Arte, dalla Cultura, una leva che dovrebbe essere capace di scuotere gli animi attraverso appunto la riscoperta di ciò che siamo realmente nella nostra Umanità, scevri da ogni egoismo ma liberamente partecipi ad un'Unicità, ad una Libertà, universali. Utopia? Non credo.... piccoli passi nella giusta direzione. Ecco, il Canto artistico va in quella direzione

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  2. Sono d'accordo; anche se tutt'attorno si respira un'aria tutt'altro che favorevole all'ottimismo, non si deve demordere e lavorare in ciò in cui si crede.

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