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domenica, marzo 29, 2015

Il doppio apparato

Il titolo "il doppio apparato" è fuorviante, lo so, è una specie di licenza che mi prendo non sapendo come diversamente focalizzare l'argomento che vado ad esporre.
Il pensiero che sta dietro questo argomento è: ma la voce è fisica, viene prodotta da una vibrazione muscolare, quindi i discorsi relativi a spirito e varie idealità su cui scrivo a fiumi in questo blog, sono pura fantascienza e alla fin fine potrebbero definirsi "fuffa". In parte può essere vero, ma è doveroso da parte mia cercare di focalizzare meglio la questione per arrivare a una illustrazione coerente e fondata, benché questo genere di spiegazioni si basino su una libertà di pensiero che deve esserci anche da parte di chi legge; se si cerca la via della spiegazione convergente, oggettiva (cioè della voce oggetto), scientificamente enucleata, si farà poca strada.
Mentre non è assolutamente vero che esistono più apparati, questo è pacifico, esistono due "sfere" vocali, quella prettamente fisica e quella prettamente mentale; così divise sono entrambe inconsistenti. La prima sarà rozza, rumorosa, povera, la seconda impossibile per mancanza di suono. Quindi ci troviamo con due entità, che precisamente chiameremo suono e voce, dove voce sta per vocale (AEIOU). Il suono è il prodotto di una vibrazione fisica, la vocale è il prodotto di un sentimento; il primo si sente, la seconda no [aspettate a dire che si sente], ma dovendosi manifestare lo fa mediante il nostro "carburante" fisico più sottile, il fiato. E' ciò che si è sempre chiamato: sospiro. Sospiri d'amore, sospiri di malinconia, di solitudine, di dolore... Quando sentiamo una persona che sospira ci preoccupiamo o comunque ci interessiamo; il sospiro altrui, benché così leggero e silenzioso, richiama la nostra attenzione, ci colpisce perché va nel profondo, nell'intimo. Un genitore se coglie un sospiro di un proprio figlio si preoccupa subito: sarà innamorato o avrà dei problemi? Spera forse la prima cosa ma indaga e insiste per sapere perché nel caso vuole interevenire e cercare di portare aiuto. E' umano, è giusto. Questo per dire quale potenza interiore questo piccolo gesto possa suscitare. Il canto si muove all'interno di questi due mondi: il mondo del suono, pura vibrazione fisica, di per sé arido, e il mondo del sospiro, unica manifestazione ed espressione dei sentimenti, potente ma con limiti sonori. Il sospiro è propedeutico alla vocale. Ogni sentimento ci richiama una o più vocali: la meraviglia, lo stupore, il timore, l'orrore, ecc. Ad ognuna di queste espressioni si accompagnano espressioni del viso e relative vocali. Questi due mondi sono diversamente collocati, sono distanti: il suono si genera e amplifica nelle cavità interne e rimane fine a sé stesso, non ha alcun significato, il sospiro si genera sulla "punta" del fiato [direi persino "oltre" il fiato], esternamente al corpo (sospiro creatore). Questo quasi inudibile e insensibile spunto vocale è la vera base della grande vocalità artistica, la quale non può esprimersi eludendo i sentimenti, che sono la caratteristica più importante dell'uomo evoluto. Dunque da un lato abbiamo una vocalità prettamente sonora, fisica, esteriore, che risulterà piacevole e interessante a chi guarda fondamentalmente agli aspetti superficiali, edonistici delle manifestazioni artistiche (che a questo livello non possono essere tali), dall'altro abbiamo una vocalità che non sembra capace di esprimersi in termini di percezione di massa. Ma non è così, fortunatamente. La risposta starà nell'unione tra queste due sfere, dove la prima, relativa al suono, dovrà cedere particelle minime della propria azione a favore dello sviluppo sonoro del secondo, fin quando il primo rimarrà pressoché annientato nel suo ruolo di mero pulviscolo di supporto alle vocali (quindi alle parole), intese come massima espressione del pensiero creativo e dei sentimenti, per cui rimarrà, coscientemente, solo questa parte o, in termini erronei ma forse più comprensibili, questo apparato, l'apparato vocale dell'anima e delle emozioni sottili, che non possono trasmettersi attraverso la pesantezza e la densità del solo suono laringeo. Abbiate pensiero divergente, non lasciatevi ingannare dal pensiero razionale e "piccolo". Osate e abbiate coraggio nell'intraprendere esperimenti, lasciate e lasciatevi andare, non limitatevi alle meschinerie meccaniche e divisorie. Il canto siete tutto voi; quando si dice che si canta con tutto il corpo, non pensate al corpo fisico, è una sciocchezza, il corpo inteso come aura, come insieme di energie e reti sottili che fanno sì che esista la vita ed esistano le arti, le comunicazioni invisibili, i legami tra gli esseri.

6 commenti:

  1. Insomma viviamo nel mondo, nella natura, e non possiamo eliminare la fisicità al 100% (così come non possiamo eliminare al 100% la pressione sottoglotica?). E' però un limite, un asintoto cui dobbiamo tendere.

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  2. Alla prima osservazione non posso che rispondere no, la fisicità non si può eliminare al 100%, ma questo è "buono e giusto", non c'è motivo di demonizzarla, purché stia entro certi limiti. Alla seconda rispondo sostanzialmente sì, la pressione sottoglottica si può eliminare, sia perché si arriva ad utilizzare esclusivamente la quantità di aria (con la dovuta qualità) necessaria a far vibrare la corda per quanto è richiesto, senza un grammo in più, sia perché si arriva a creare un equilibrio tra l'aria alimentante e il suono che si forma che permette quel galleggiamento laringeo meraviglioso (che fa il paio col galleggiamento respiratorio, senza più pressioni).

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    1. So di famosi maestri di canto e scrittori di trattati (ad esempio l'americano Stark), che associano una scarsa pressione pressione sottoglotica ai cantanti di musica leggera, cioè ad una vocalità incolta. In altre parole ciò che secondo loro crea il canto lirico "appoggiato" è proprio una pressione sottoglottica alta!

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    2. La scientifica ignoranza! Se io "spingo" faccio aumentare la pressione sottoglottica; se io entro in zona acuta e cerco di dare volume, faccio aumentare la p.s.; la reazione organica fa aumentare la p.s., il grido fa aumentare la p.s. Insomma appena si esce dal parlato semplice o dal "canticchio", subentra la p.s., la quale provoca innalzamento della laringe (che poi molti contrastano spingendo giù!) e amplificazione dello spoggio, che poi è la stessa causa della p.s., quindi un serpente che si mangia la coda, un loop. Del resto ci sono altri "teorici" del canto che dicono che il canto lirico è contraddistinto dall'innalzamento della cupola palatina, e invitano quindi a tenerla alta. Un cumulo di sciocchezze e idee antivocali. Il canto "leggero" consente una ottima pronuncia e un uso espressivo ed equilibrato della voce, però mancano caratteri di ricchezza e sonorità. Se per compensare questa carenza si spinge, si farà aumentare la p.s. e si genereranno difetti in quantità. Invece sviluppando l'arte respiratoria, noi manteniamo le caratteristiche del canto "leggero" ma aumentando sonorità e ricchezza, che consentono di cantare in qualsiasi ambiente.

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  3. Salvo2:12 PM

    Per la mia esperienza, gli affondisti in particolare e tutti coloro che hanno "bisogno" di sentire un suono "spinto", largo, ridondante, inevitabilmente parlano di p.s.
    E questa la dice lunga!
    L'errore che facevo anche io all'inizio e per un pò di tempo mi sono portato appresso questa immagine della larimge che va giù, la cupola che si alza, il fiato che esce fuori "spinto" dalla pressione sottostante.
    Quante idiozie! Come può un canto di forza, di meccanismi indotti artificiosamente, assurgere a canto libero, che viaggia nell'aria?
    Ancora una volta mi sento di affermare che il mio canto è diventato "dignitoso" , nel momento stesso in cui ho sviluppato lo studio del "parlato", della pronuncia e del lavoro sul fiato, un fiato "consapevole", amico e non nemico della mia sopravvivenza. Le corde vibrano libere e la ricchezza dei suoni, che in parte può dipendere anche da una certa morfologia anatomica, dipende soprattutto da quanto sia "ricco" qualitativamente il fiato. Perchè il fiato in se stesso è il fiume che deve entrare nel suo alveo, un rigagnolo se il greto e solido e la sorgente è alimentata bene, può diventare un fiume. L'importante è non straripare ne seccare..... ma alimentarlo costantemente.

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