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martedì, marzo 10, 2015
Epoké
Scrisse Husserl, padre della fenomenologia: "mettere tra parentesi (epoké) tutte le conoscenze teoriche che abbiamo, per cercare di cogliere la dimensione palpitante e viva dei fenomeni". Dalla fenomenologia di questo grande filosofo, ne è derivata, in buona parte, quella musicale di Sergiu Celibidache. La frase riportata può sembrare persino banale, ma è a valle di un pensiero molto elaborato e profondo. Nel nostro campo diciamo "superare la tecnica". Lo dissi nel 1983 quando incontrai la prima volta il M° Antonietti, senza avere la più pallida idea di ciò che stavo dicendo. Lui fece un salto sulla sedia, poi mi spiegò che questo era il suo obiettivo in quanto insegnante e la sua situazione. Rimasi perplesso e non molto convinto; sono lieto di aver avuto questa reazione, per qualche tempo non fui neanche molto convinto di prendere lezioni da lui, perché alcuni fogli letti mi avevano lasciato molti dubbi, poi si verificò una condizione che mi fece tornare la curiosità e un po' più di fiducia. Quella magica condizione di LIBERTA' la trovai dopo molti anni; non fui CONVINTO, ma intuivo. Gli aspetti semantici di questa disciplina artistica mi vennero però solo in parte da Antonietti, che scriveva di Gnoseologia in modo assai elaborato, ma non sempre a me chiarissimo, ma dalla scuola Celibidache. E' abbastanza comune sentir dire: metti da parte la tecnica e lasciati andare, pensa al canto. A volte si ottengono anche risultati interessanti, ma certo saranno limitati se non siamo riusciti a fare il salto. Il m° faceva analogie con il "passare attraverso il muro" o "camminare sull'acqua"; paradossi che però danno la dimensione di quale altezza, di quale percorso interno si debba prendere coscienza. Non basta "mettere da parte", ma bisogna aver chiara qual è la "dimensione viva e palpitante" dei fenomeni. Se, ad esempio, non stiamo sulla parola, non la facciamo arrivare a destinazione, ma ci accontentiamo che se ne colga la superficiale comprensione, siamo lontani dalla dimensione viva e palpitante! Figuriamoci poi in tutti quei casi, e sono davvero tantissimi, in cui non si coglie nemmeno una generica pronuncia! E questo è solo uno dei fenomeni, anche se forse il primo e più evidente e indispensabile. In questa scuola si è colto il nesso tra questo e tutti gli altri. Se manca la dimensione verbale pura, le conseguenze si riverbereranno anche su tutte le altre! Ci saranno limiti nell'appoggio, nella giusta respirazione, nella sonorità ed espansione della voce nell'ambiente, nella comunicazione affettiva, nei parametri musicali. Non si confonda poi il concetto di "conoscenze teoriche" con lo studio. Le conoscenze teoriche sono un di più, un aiuto all'orientamento e al consolidamento della lezione empirica, ma da considerarsi sempre uno sfondo; solo chi aspira anche all'insegnamento avrà necessità di consolidare e completare anche un contenuto teorico. Lo studio sia vocale che musicale è la disciplina, il percorso (per qualcuno potrebbe rivelarsi persino un "calvario"!) che porta alla libertà. Quella è la meta e occorre un non indifferente spirito di abnegazione per puntare dritto a quel sublime raggiungimento, e lo si deve fare non in nome di un personale traguardo narcisistico, ma per un'elevazione evolutiva che faccia scoprire non quanto "io" ho più degli altri, quanto sono stato bravo a raggiungere questo grado di abilità, ma per tentare un'elevazione generale di quanti verranno a contatto con me e a loro volta da quanti avranno appreso a liberare sé stessi. Non c'è nulla da guadagnare in termini materiali, forse più da perdere, ci sarà da perdere anche molto sul piano relazionale e umano; quanto più ci si avvicina alla verità quanto più l'opposizione sarà cruda e violenta. Non c'è da aspettarsi né riconoscenza né grandi soddisfazioni; solo di quando in quando si potrà dire all'attimo fuggente: arrestati, sei bello! (A. Boito: Mefistofele).
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Il linguaggio del Canto è affascinante.... ci rende liberi.
RispondiEliminaL' origine del Linguaggio è la parola stessa e con essa la pronuncia, che ci permette di connetterci, di sintonizzarci. Il Canto eleva questa parola in maniera trascendentale e diventa un tutt'uno.
Ho modo di rendermene conto, quando, nel silenzio assoluto ed all'interno della mia stanza, ricerco l'essenza di quella libertà e la trovo proprio nella creazione di quei suoni trascendentali che la prima volta che uscirono mi misero anche un pò di paura.... non riuscivo a capire come uscivano con tanta facilità e felicità.....