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sabato, marzo 21, 2015
Osservare e ascoltare
In un vecchissimo articolo, pubblicato su un periodico musicale nel 1838, si pubblicizza l'uscita di un nuovo straordinario metodo di canto, del m° Gustavo Carulli (che scopro essere figlio di un ancor oggi notissimo chitarrista), il quale deve "dare un gran crollo ai metodi antichi" (questo dice la stampa francese). Quello che mi colpisce sono i "più anni d'osservazioni". Carulli pur essendo italiano, dimorò a lungo in Francia e infine vi si stabilì definitivamente, e infatti nell'articolo si dice che l'autore "tende ad applicare il metodo italiano al canto francese.", frase che mi lascia alquanto perplesso su cosa voglia significare, ma potrebbe proprio trattarsi di quel passaggio da un sistema tipicamente francese, che aveva nell'emissione dei contraltini leggeri il proprio punto caratteristico, a un metodo italiano più viscerale e forzato. Come è noto, siamo proprio negli anni in cui al canto elegiaco di Nourrit si sostituirà quello prettamente stentoreo di Duprez, e siamo negli anni che precedono le osservazioni dell'Accademia delle Scienze di Parigi e il metodo Garcia, cioè il momento in cui si passa dall'ascolto all'osservazione. In passato poco o nulla si osservava, se non la giusta "acconciatura" della bocca e la giusta postura fisica. Le novità invece riguardano le osservazioni rispetto ai movimenti laringei e diaframmatici. Credo che questo passaggio sia stato particolarmente infelice, perché è scemata una dimensione imprescindibile come l'ascolto a favore di una che non è da minimizzare ma solo relativamente a pochi elementi, cioè bocca-viso e postura generale. Capita anche a me di guardare cosa succede a livello di laringe, sterno, fronte, sopracciglia, collo, gambe, torace, per vedere l'esistenza di colpi e contraccolpi, tensioni, spasmi ecc. Di queste osservazioni in qualche raro caso faccio parte anche l'allievo, solo per pura informazione, e comunque non faccio mai seguire alcun consiglio relativo al controllo di questi movimenti. So benissimo che esistono e che è normale che esistano, e so benissimo che spariranno quando la disciplina avrà la meglio su quelle forze endogene che stanno opponendosi alla disciplina stessa. Cercare di averne vittoria con un controllo volontario e muscolare, significherebbe solo indurne ancor più la reazione, oppure bloccarle con la pura forza fisica, ma non con questo domarle, e quindi ritrovarle più agguerrite e vincenti dopo qualche tempo. E' invece con l'ascolto che si può indurre, consigliare, la strada giusta, è con l'esempio (e quindi con l'ascolto da parte dell'allievo) che si sensibilizza la mente-udito a cogliere le differenze, e sarà poi lei (mente) a generare quanto necessita per produrre un risultato analogo.
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A proposito della acconciatura della bocca e della giusta postura, trovo che effettivamente siano due cose insieme alla gestione del fiato, da disciplinare per ottenere dei risultati positivi. In effetti, per la mia esperienza, le labbra e tutto l'apparato orbicolare (intorno alla bocca) sono un "timone" eccezionale per la creazione delle parole. Cioè, quando canto, ho imparato a lasciar muovere le labbra come "guida" delle parole, può darsi però che tutto l'apparato si muova così ormai perchè la pronuncia è corretta.... però se provo a immobilizzare le labbra oppure non lasciarle libere di muoversi, anche il naso, i "muscoli" facciali ne risentono. Cioè, pronunciando bene e con la giusta quantità e qualità di fiato, le labbra si "protundono" adeguatamente così come tutte le varie parti del viso.... senza sforzo alcuno, ma molto naturalmente.... e la parola esce piccola, leggera, priva di sforzi, pressioni, cioè le labbra devono "porgere" la parola, non "strillarla", quindi ancora una volta un "dare libero", un "porgere elegante, nobile". Così come la postura....
RispondiEliminaCertamente! Le labbra sono timone della voce, particolarmente nei primi mesi e forse anni di studio, da tenere bene sotto controllo, dopodiché, quando il fiato avrà assunto il ruolo fondamentale che gli compete, anche le labbra potranno liberarsi. Armonia del volto, armonia del corpo e del canto.
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