L'Arte è la sublimazione di un istinto e questa sublimazione può solo conoscerla chi ha superato l'istinto. Questo discorso vale per tutti.
Il termine "sublimare" può risultare un po' oscuro, però non so quale altro possa essere più efficace. Husserl e Celibidache utilizzano il termine "trascendere", ma anche questo si può prestare a interpretazioni di comodo o non condivise. Noi non possiamo modificare l'istinto, ma possiamo fare in modo che esso, eccezionalmente, contempli un'attività non prevista dal suo ruolo contingente, ma presente nel suo bagaglio di potenzialità, la qual cosa potrebbe avvenire solo nel caso insorgessero modificazioni profonde nella vita dell'uomo, ma grazie a una disciplina che contempli la conoscenza dell'istinto e all'urgente necessità artistica del soggetto, questa conquista è possibile.
Ritornando alla respirazione, osserveremo che la respirazione fisiologica, intesa come respirazione esistenziale, non ha con quella artistica altra relazione se non quella relativa all'esigenza di sopravvivenza e relazione della specie. Quindi, tutti i soggetti, ripetiamo: tutti, indistintamente, applicano, con difetti più o meno accentuati la respirazione istintiva in particolare. Elevare la respirazione istintiva o esistenziale ad Arte significa superare quei confini esistenziali che sono comuni a tutta la specie e ciò si deve considerare come un privilegio potenziale talmente eccezionale da farne dubitare la possibilità di accesso. Intendere questa possibilità scientificamente, propria di ricercatori che non hanno sublimato l'atto respiratorio e quindi formato l'apparato fonico perfetto, significa precludere, irrimediabilmente, la conquista della respirazione artistica, perché chi non ha conquistato il "senso" della respirazione atta al Bel Canto, intesa come pura Arte, si trova nella impossibilità di conoscere ciò che si intende per Arte della fonazione, così come per qualsiasi altra Arte, se non si sublima l'atto che la determina.
Sublimare l'atto o il gesto è, a mio parere, concetto più semplice e appropriabile da molti. Questa frase o concetto ricorre spesso nel blog, ma la comunicazione del m° resta sempre molto efficace e pregnante.
Non è escluso che la Antica Scuola Italiana, che ha invano cercato un termine adatto
per indicare la respirazione atta al Bel Canto (che noi chiamiamo artistica), abbia orientato giustamente, sostenendo che la parete anteriore superiore del ventre (parete addominale) debba essere attirata leggermente in dentro, raggiungendo così un completo dominio sul principio di ogni atto respiratorio, in antitesi con i sostenitori della respirazione diaframmatica, che volevano (e vogliono) la parete addominale leggermente avanzata. La Verità è che una è l'integrazione dell'altra, e questa nostra "scoperta" (meglio: osservazione) è di fondamentale importanza, non solo per quanto riguarda il periodo educativo o di impostazione della voce, ma anche durante il Bel Canto vero e proprio, che, come una seconda Natura (quindi apparentemente in modo inconscio) fa
uso di questa o quella respirazione, cioè è di questo o quell'atteggiamento respiratorio, a seconda delle esigenze.
Le due fasi di apprendimento del canto e della respirazione artistica. Qui ancora non si accenna alla terza fase, la conquista vera e propria di quella che può essere definita respirazione "galleggiante". Notare che il m° definisce Bel Canto semplicemente il periodo in cui si canta professionalmente quando si è in possesso di una vocalità artistica.
Non ci soffermeremo sui dettagli, perché sicuramente genereremmo false interpretazioni di comodo. E’ vero che si possono dare dei suggerimenti, al fine di evitare seri guai, ma è anche vero che si possono creare seri guai se non si comprende in pieno il nostro intendimento e ciò che si vorrebbe far ottenere.
Il m° ha sempre manifestato dubbi su ciò che andava scritto e cosa no. Temeva fortemente, e giustamente, che ogni cosa potesse essere interpretata in modo distorto e quindi che invece di produrre miglioramenti potesse generare problemi. Agli stessi allievi diceva, perlomeno per diversi mesi all'inizio, di non fare assolutamente niente a casa. Egli poi aveva una concezione quasi ascetica, d'altri tempi e d'altri luoghi sull'insegnamento; tutte formule oggi impossibili da proporre.Sicuramente ciò che dobbiamo sostenere con forza è di non provare a imparare a cantare da quanto si trova scritto, qui o altrove. Gli scritti possono tutt'al più orientare, ma prima di leggere bisogna fare il vuoto, occorre leggere con oggettività, senza giudicare e senza lasciarsi troppo coinvolgere, e deve servire come base di discussione con il proprio insegnante.
Noi non consigliamo mai di iniziare l'educazione della voce parlando all'allievo di respirazione, perché la conquista del senso respiratorio è la chiave di tutto il problema. Sarà il tempo che fornirà l'occasione per coinvolgere la respirazione nella lezione.
Questo è uno dei temi più contestati, sicuramente, ma a mio avviso è anche uno dei punti di maggior forza di questa scuola.
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