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sabato, maggio 23, 2015

I marziani

Mettetevi comodi, che è lunghina. Spesso anche persone apparentemente umili o comunque non particolarmente esposte, nel loro intimo pensano di essere onnipotenti. Diciamo pure che un po' tutti lo pensano, ma quando dico "pensano", non intendo che lo vogliono, ma che c'è in loro, inconsciamente, l'idea di un potere eccezionale e che possono o potranno o sognano di trasgredire determinate leggi. Questa cosa è comprensibile e nemmeno del tutto sbagliata, è la forza del nostro spirito che non si pone, e in fondo non ha, limiti particolari. Ciò che invece limiti ne ha, e tanti, è il mondo razionale e materiale in cui viviamo. Come ho già implicitamente scritto sopra, protagonista della situazione è la coscienza. La coscienza è mediatrice tra l'onnipotenza e l'illimitatezza del pensiero e dello spirito e il mondo fenomenico in cui viviamo; ci avverte e ci richiama alle necessità, ai doveri e agli impegni che in qualche misura dobbiamo assolvere se vogliamo proseguire e confrontarci accettabilmente nella società umana. Cercare di uscire da questa situazione porta a conseguenze di vario tipo, ma in ogni caso che portano a difficoltà relazionali, perché si perdono o diminuiscono i punti di contatto con gli altri umani. L'artista, o colui che sente un richiamo artistico, è il più esposto e il più a rischio sotto questo punto di vista, perché più che mai avverte la potenza del pensiero creativo, delle immense potenzialità contenute, e al contempo sente i limiti imposti dal mondo concreto, ma non sempre ne ha coscienza, e questo può portare a isolamento, ma anche a forme di follia, di estrema eccentricità, di violenza, ecc. Questo da un lato; dall'altro ci stanno... i marziani! Mi spiego meglio. Affinché la comunicazione sia efficace, o anche solo accettabile, l'uomo non può che utilizzare forme e strumenti riconosciuti dalla coscienza, cioè che possano transitare dal mondo fisico a quello astratto in modo traducibile. I linguaggi verbali e scritti, per quanto diversificati nel mondo, sono nati e si sono sviluppati sulla base di un funzionamento della coscienza umana che necessita di determinate strutture per rendere comprensibili ed esportabili i messaggi. Questo consente la traduzione; se non ci fosse un "sotterraneo" codice univoco, certe lingue non permetterebbero la traduzione istantanea, occorrerebbero tempi molto lunghi e complesse elaborazioni che una normale mente umana non riuscirebbe a sviluppare rapidamente. Veniamo alla musica. Cosa fa il compositore? Ha un'idea per scrivere un brano. In genere ha una intuizione relativa a un TEMA (che possiamo definire un "seme") che in cuor suo ritiene suscettibile di interessanti sviluppi. Quando parlo di tema, faccio riferimento già a una sequenza di suoni composta da più note. Mi pare difficile pensare che un compositore metta giù una nota, poi ne vada a cercare un'altra e così via finché vien fuori un tema. Questa cosa credo che nelle scuole non si faccia quasi mai, ma lasciamo stare, è un altro argomento. Ma mettiamo pure che si segua questa strada. Si parte da una nota, diciamo, qualunque. La seconda nota, dopo di ciò, può essere qualunque e qualsivoglia? No, certo ne avrà ancora a disposizione una quantità straordinaria, ma molte note saranno escluse; scelta la seconda nota, per scrivere la terza avrà più o meno possibilità? Ovviamente meno, cioè man mano che procede le possibilità di scelta diminuiscono, il percorso diventa sempre più obbligato; non solo relativamente alle note, ma a tutti i parametri! Dopo un certo numero di note si sarà formato un tema, questo tema forma un seme, per l'appunto, che non può essere abbandonato, non è che per tutto il resto del componimento non si presenterà più, e così per l'armonia, per il tempo, per le scelte dinamiche, ecc. Beethoven, ad esempio, modificava durante la composizione anche sequenze di più battute anche più volte. Nella quinta sinfonia, che oggi ci appare così fluida e consequenziale, modificò alcuni gruppi di battute un numero impressionante di volte, non ricordo più quante, ma mi pare più di 20 volte. Allora la domanda che si pone è: cosa c'era nella 15^ versione che non andava? E nella 19^? Beethoven non era soddisfatto, non era convinto del risultato. Bene, però non dobbiamo focalizzarci sul personaggio Beethoven, sull'arcigno, burbero, sordo compositore tedesco del primo Ottocento, ma... sulla sua coscienza umana! Il sapere chi era lui come qualsivoglia compositore, non ci dà alcun ausilio sulla comprensione della musica. Se così fosse, tutta la musica di autore anonimo sarebbe ineseguibile! Oppure pensiamo a tutte le composizione attribuite a un autore e poi riconosciute di altri (vale per tutte le opere d'arte); se avesse così grande importanza la singolarità umana, l'esecuzione, diciamo "corretta", sarebbe quasi impossibile. Invece così non è perché ciò che guida l'autore, così come dovrebbe guidare l'esecutore, è la coscienza dell'uomo, che fortunatamente è la stessa in tutti. Quando dico "la stessa" intendo dire che essa FUNZIONA allo stesso modo in tutti gli esseri umani; che poi la si utilizzi, la si riconosca e la si segua, è ben ben altro discorso, come tutti possono immaginare. Ma, come dicevo, ci sono i marziani, o meglio coloro che si comportano come tali! A un certo punto della storia (con la s minuscola!) coloro che si sentono onnipotenti, pensano bene che si può non seguire la strada dettata dalla coscienza, ma si può.... INVENTARE! Nello studio si fa una differenza tra inventare e scoprire, giustamente, ma forse non si fanno opportuni approfondimenti in merito. Se diciamo che la lampadina fu inventata da Edison, diciamo una cosa giusta, ma tale invenzione si basava nient'altro che una scoperta, la corrente elettrica, e lo sfruttamento positivo di una caratteristica negativa, cioè la resistenza. Inventare la locomotiva non significa "inventare" il vapore (come spesso si dice per coloro che credono di aver scoperto chissà che, come per "l'acqua calda"), ma trovare un modo ingegnoso di sfruttarne le caratteristiche. Le invenzioni sono interessanti, anche geniali: applicazioni di scoperte già fatte, oppure scoprire qualcosa (che quindi esiste già anche se l'umanità - o parte di essa - non ne è ancora a conoscenza) e costruire un mezzo che ne sfrutti le caratteristiche. Il pensiero è talmente potente che talvolta si ipotizza una scoperta prima che sia compiuta, che richiede anni e decenni. Allora, tornando all'esempio musicale, io compositore che mi sento ingabbiato da qualcosa che credo siano abitudini e convenzioni sociali, e in parte può anche essere vero, ma solo in piccola parte, e non dò peso al valore della coscienza, provo a inventare per FAR QUALCOSA DI NUOVO, cioè penso di rivelarmi al mondo come "il nuovo..." (metteteci voi il nome che volete, Mozart, Puccini, Michelangelo...). In pratica comincio a costruire, ad esempio, un tema musicale, ma dove sento che mi porterebbe la coscienza, cioè escludere certe note e favorirne altre, mi pongo in antitesi, e scelgo sempre le note (o l'armonia, il tempo, ecc.) che avverto come incoerenti, non consequenziali con quanto posto come "seme". Questa strada che fa apparire come innovatori, "moderni", rivoluzionari determinati sedicenti artisti, può avere anche qualche spunto di interesse e autentica evoluzione se si basa comunque su scoperte o prospettive di sviluppo coerenti. Nel tardo Medioevo si utilizzava perlopiù un'intonazione basata sulle proporzioni pitagoriche della scala musicale, cioè ci si confrontava, anche allora, più con riferimenti esterni all'uomo che non interni! Con questo sistema alcuni intervalli cozzavano con la sensibilità dell'orecchio, e si considerarono dissonanti alcuni intervalli che oggi ci fanno meraviglia perché rientrano invece tra i più consonanti. In seguito ci si appoggiò a scale musicali più vicine alla sensibilità umana e le cose cambiarono, ma ancora non si aveva accesso a una completa libertà, perché gli strumenti musicali erano ancora assai limitati nei passaggi da una tonalità all'altra, il che avvenne solo all'inizio del Settecento. E' vero che il temperamento equabile si può definire un'invenzione? Forse sì, nel senso che nel proposito di liberare i musicisti da situazioni costrittive, più che altro sul versante meccanico strumentale, si è forzata un po' la mano equalizzando gli intervalli, il che però non modifica sostanzialmente quanto prodotto e scoperto fino ad allora. L'armonia tonale è una scoperta o una invenzione? Ovviamente è una scoperta, perché si basa semplicemente sulla legge degli armonici. Tutto questo riguarda la Musica ed è bene che ognuno rifletta in proposito, sia dal punto di vista creativo che esecutivo. Infatti l'esecutore si trova in una situazione simile, come ho già accennato: devo far riferimento a un "personaggio" e alla sua peculiarità fisico biografica o a una coscienza universale che ha guidato lui nella composizione e oggi deve guidare me nell'esecuzione? Quello che ripeteva come una litania Riccardo Muti negli anni giovanili "Noi facciamo ciò che Verdi ha sckritto", è simpatico, ma in un certo senso errato; noi facciamo, o cerchiamo di fare, ciò che la COSCIENZA di Verdi, che è uguale a quella di tutti noi, ha suggerito di procedere, e che io devo RICONOSCERE e RIPERCORRERE. Se l'autore, volontariamente, si mette a scrivere note a casaccio o, peggio, in controtendenza con la coscienza, non mi permette di eseguire con strumenti universali, o, peggio, mi indurrebbe a usare lo stesso principio, cioè faccio come mi pare! Ed è per questo motivo che le partiture di moltissimi compositori contemporanei sono infarciti fino all'assurdo di indicazioni che riguardano quasi ogni nota scritta, oppure, al contrario, sono scritti in modo incomprensibile, con segni inventati lì per lì, che l'esecutore interpreta a proprio gusto, e diventando di fatto coautore (di qualcosa che non ha alcun senso). Nonostante ciò, anche questi compositori, guidati da un ego furibondo, che non si vuol piegare alla coscienza, ma vuole emergere e far emergere la propria personalità fisico-materiale, non si rende conto che non essendo un marziano, cioè qualcuno che venendo da altri mondi sarà in possesso di una coscienza diversa dalla nostra, non può sfuggire! Anche nelle invenzioni più assurde, che in quanto tali finiranno nel dimenticatoio, ci sarà sempre un elemento che riconduce alla coscienza, che qualcuno, più sensibile e attento, riuscirà a riconoscere e portare in rilievo. Dunque, come dicevo, l'esecutore, quindi anche il cantante, deve dotarsi di criteri per accedere alla corretta esecuzione. Ne ho parlato spesso in questo blog, e ancor più in un altro blog "fratello" dove si parla di fenomenologia e direzione d'orchestra e ora ho già consumato molto spazio e devo avviarmi alla conclusione per non rendere illeggibile questo post. In chiusura accennerò alla voce. Quante invenzioni riguardano il canto? Una infinità! In parole povere tutte le cosiddette tecniche sono da considerare invenzioni belle e buone, cioè si discostano, quale più quale meno, dalla verità, cioè da come funzioniamo. Allo stesso tempo occorre andar cauti con il concetto di naturalezza. Dobbiamo ancora una volta far ricorso alla prerogativa umana dell'evoluzione. Se io mantengo e utilizzo ciò che esiste nella propria peculiarità "naturale", sia esterno che interno all'uomo stesso, non promuovo alcuna evoluzione, cioè non mi avvicino alla Conoscenza, ma non mi avvicino nemmeno ai doni più puri e profondi che l'accompagnano, che si sintetizzano nel termine "amore"; noi ci riferimano spesso a sentimenti nobili come affetto, amicizia, comunanza, solidarietà, ecc., ma confondiamo pressoché sempre l'amore con impulsi molto egoistici e materiali. L'amore è un sentimento inconoscibile e raro, come la verità e la perfezione (umana). Dunque il passaggio da una condizione di natura relazionale e di sopravvivenza a una di più elevata conoscenza, si deve rifare a scoperte, e la scoperta riguarda come siamo fatti, dal punto di vista del nostro funzionamento morale, etico, sentimentale, e quindi come funziona il nostro "traduttore" automatico dalle azioni fisico materiali a quelle astratte o spirituali, cioè la coscienza. Chi si inventa che per avere una voce "lirica" bisogna ... (mettete voi una voce qualsiasi: alzare il velopendolo, premere la laringe, aprire la gola, spingere sulle reni, portare il suono in maschera, ...), non fa i conti con il fisico, ma non li fa nemmeno con la coscienza, e in tal senso non li fa neppure chi pensa che basta assecondare la natura. La Conoscenza ha il potere di modellare il fisico dell'uomo, che è il suo strumento materiale; lo fa, in genere, in anni e anni di evoluzione, ma può farlo, in piccole dosi, anche su soggetti particolarmente permeabili alle forze del pensiero, quindi che abbiano saputo accantonare le forze ostili dell'ego. Il corpo si modella su esigenze di natura contingente: procurarsi cibo, riparo, partner per la riproduzione e difendersi dai nemici. Nel tempo l'uomo è mutato. Si pensa che il cambiamento sia dovuto solo ad esigenze esterne e materiali, ma non è così. Gran parte dei mutamenti riguardanti la postura e la forma della parte alta della persona riguardano... LA PAROLA! Se l'uomo non fosse com'è, non potrebbe parlare e, di conseguenza, cantare. La forza conoscitiva della parola ha indotto mutamenti straordinari che l'hanno "ridotto così". Da questo ne deduciamo che la parola occupa una posizione rilevantissima nella Conoscenza e quindi ad essa non solo possiamo ma dobbiamo far riferimento nel nostro cammino evolutivo, ma per mettere assieme l'arte, che è lo strumento di comunicazione tra la nostra razionalità e la Conoscenza stessa, non possiamo basarci esclusivamente sulla Natura, perché essa è limitata al mondo fisico-materiale e al suo funzionamento circolare. Per apportare un'evoluzione occorre la scoperta del mezzo che consenta alla Conoscenza stessa, o pensiero profondo o spiritualità o chiamatela come volete, di accedere e portare quelle piccole ma molto significative modifiche al nostro corpo che consentano un funzionamento in direzione artistica. Come ho scritto già in diverse occasioni, le mani di un grande pianista, diciamo Dinu Lipatti, diciamo Michelangeli, diciamo Arrau, o altri, non hanno nulla di diverso da quelle di tutti gli altri esseri umani, non è come il fisico di un lottatore di Sumo o un sollevatore di pesi, ecc., che necessita di una trasformazione fisica, che quasi mai può essere considerata evolutiva - semmai involutiva - ciò che le contraddistingue è che lo spirito dell'artista ne ha consentito una liberazione, parziale, dalle necessità fisico-materiali, facendole diventare strumenti della Conoscenza stessa, il che può avvenire con tante altre arti, e nel caso del canto con una evoluzione respiratoria che, a sua volta, è in grado di portare a un grado di Conoscenza superiore, e liberatoria, anche lo strumento, cioè la laringe, partendo però dal terzo anello, cioè la componente articolatoria e amplificante (la parola), che è il mezzo già evoluto e privilegiato. Ricordate: solo le bugie possono essere inventate; non è possibile inventare la verità. La verità esiste già! La verità deve essere scoperta, non inventata. Le menzogne non si possono scoprire, devono essere inventate. La mente si sente a suo agio con le bugie, perché ne diventa l’inventore, “colui che agisce”. E quando la mente diventa colui che agisce, si crea l’ego.

2 commenti:

  1. Salvo2:51 PM

    Caro Fabio, quanta cultura e quanta saggezza nelle tue parole ma soprattutto quanta Umanità, quanto Amore verso quest'Arte e verso gli Esseri Umani.
    Non sono bravo quanto te ad esprimere dei concetti così "alti" e nello stesso tempo così vicini. Il Canto, per me, è solo una delle forme, delle bellezze vitali che abbiamo in dono.... un Dono che va accolto, seguito, protetto, con tanto amore e tanta umiltà, come le atre forme "nobili" che ci rendono umani nella nostra vera natura capace di gesti altamente virtuosi nella loro semplicità e a volte spesso così tanto crudeli, cattivi, nella loro complessità. La Parola, il Verbo, per chi crede, ci è stato donato perchè provenienti da un "unico" Essere Superiore, noi immagine di Lui, nella sua unicità. Ma se anche non fosse così, in questo meraviglioso Universo, con una Natura così mirabilmente perfetta e rigeneratrice, la nostra parola, il nostro respiro, fanno parte di un'unica entità "spirituale" che si evolve nel tempo e nello spazio, pura e semplice energia cosmica che trapassa ogni ostacolo, libera, sana, apporattrice di amore e pace.

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  2. Grazie; a volte rileggo e mi chiedo come ho fatto a scrivere! E sono tutti scritti di getto. Ma questo perché il tempo permette di liberarsi da certe schiavitù mentali e accedere sempre con miglior risultato all'essenza delle idee che ho piacere di scrivere non certo per essere lodato ma nel desiderio che anche pochi o pochissimi soggetti possano trovarci un seme che possa germogliare nella propria interiorità e sviluppare speranza, autostima, coraggio, volontà.

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