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mercoledì, marzo 30, 2016
Il grillo parlante
>Chi non ricorda il grillo parlante di Pinocchio, e la sua tragica fine? Ma la coscienza vera non parla, però si muove, si agita. Partiamo da un dato di fatto: nel momento in cui un essere umano è sollecitato da un fenomeno, può restare indifferente oppure percepire il fenomeno e avere una reazione, seppur molto contenuta, non necessariamente evidente. Ora ci si può giustamente chiedere: ma qual è la differenza tra l'essere "emozionati" o il "muovere la coscienza", o altro? Come sempre il distinguo sta nei due "mondi" tra cui ci dibattiamo, il fisico-materiale-razionale e quello conoscente, astratto, artistico, spirituale. Le emozioni attengono al nostro mondo istintivo; tutti gli animali provano emozioni, paura, affetto, gioia e dolori. Sono espressioni legate ai nostri sensi raccolte e memorizzate ai fini della nostra sopravvivenza o comunque migliore vita. Per quanto si possa ritenere che appartengano a un mondo interiore, in realtà le emozioni ci piacciono, anche quando non particolarmente positive, per le conseguenze chimiche che comportano. Sentire rumori forti, quindi anche quanto legate a fatti musicali, piace perché il nostro cervello li lega a stati di paura, quindi rilascia sostanze che ci danno forza e energia, deboli droghe che ci fanno star bene e ci esaltano. Questo spiega anche perché moltissimi uomini fanno cose assurde, tipo gli sport estremi o quelle "bischerate" per finire sul libro dei guinness. Lì, poi, entrano in gioco anche l'ego e la scarsa stima di sé. Quindi la prima analisi è comprendere se un certo fenomeno ci interessa o semplicemente ci emoziona. Se ci emoziona, nel senso che non lo comprendiamo ma ci "piace", cioè ci dà qualche sensazione piacevole, siamo in un ambito che poco ha a che fare con il mondo interiore. Se ci interessa, lo vogliamo approfondire, vogliamo saperne di più, abbiamo interesse ad allargare un episodio a tutto un campo, come può essere quello musicale. Solo in questo caso, relativamente a questo fenomeno, vuol dire che la coscienza ha cominciato a muoversi. La razionalità e gli istinti, appartenenti al mondo in cui viviamo materialmente, tendono a soffocare, a chiudere e velare la coscienza, che si presenta come un "buco" verso un mondo sconosciuto e quindi che mette paura. Ecco quindi che il voler svelare, liberare e far affiorare la coscienza, necessita di una rarefazione o miglior gestione del campo della razionalità, della materialità, delle emozioni e degli istinti. Se si consente alla coscienza di lavorare (che come ho detto in un post precedente significa fondamentalmente permetterle di "tradurre" messaggi spirituali), noi sapremo come agire fisicamente, e l'azione scorretta o difettosa o carente ci apparirà finalmente come essa è, non cercando di mascherarla o di giustificarla. L'intuizione è quel messaggio che il pensiero conoscitivo ci suggerisce per sviluppare e migliorare le azioni. Se noi non freniamo o non impediamo questi sviluppi mediante tentativi di azione razionale, tesi per lo più ad accelerare o semplicemente comprendere scientificamente ciò che razionalmente e scientificamente non si può comprendere, il pensiero e la conoscenza interiore di cui siamo possessori agiranno fluidamente e ci permetteranno di conquistare un'evoluzione che è poi l'obiettivo semplicissimo e logico della conoscenza. Noi siamo convinti che conosciamo in quanto possessori di un cervello razionale, ma è evidente che non è così; la scienza ci informa spesso che in natura ci sono animali più intelligenti dell'uomo; come mai questi animali non si sono evoluti? Non è che in loro non ci sia stato un apporto conoscitivo e spirituale, ma è stato unilaterale e limitato. Nell'uomo è accaduto il fatto fondamentale: una volta costituitasi la forma umana, la conoscenza si è voltata e ... si è riconosciuta! Si è aperto così un canale comunicativo dove quello più alto si trova nella condizione di fornire mezzi che permettono al secondo, quello fisico-corporeo, di svilupparsi nel senso di un'evoluzione che lo porti gradualmente al livello del primo. La differenza è talmente spropositata che mai si raggiungerà, però la tendenza è quella. La coscienza è quello strumento che ci dovrebbe avvisare di quando e quanto stiamo avviandoci sulla strada della conoscenza e quanto no, o quanto stiamo regredendo.
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